IL FOCUS. Dopo la morte della mamma 38enne. Ambulanza per ambulanza, postazione per postazione, medicalizzate e non medicalizzate. E’ mai possibile che 3 medici per 22 ambulanze possano occuparsi di un milione di persone?
7 Agosto 2023 - 19:58
Abbiamo deciso di andare in profondità e cominciamo con uno schema generale relativo alle dislocazioni territoriali dei vari mezzi con i relativi numeri
CASERTA (g.g.) Il senso di questo lavoro di ricerca sul format attuale e, ci permettiamo di aggiungere, largamente insufficiente per garantire una rassicurante erogazione dei servizi di soccorso e di emergenza ai pazienti-utenti casertani l’abbiamo chiarito nell’editoriale, agganciato a questo nostro articolo (CLIKKA E LEGGI).
Fino a qualche tempo fa, quando il numero dei medici in servizio era semplicemente basso, ma non pressoché inesistente, com’è oggi, avevamo, nelle 22 potazioni territoriali, a cui corrispondono altrettante ambulanze e nella 23esima, quella operante con l’ambulanza rianimativa, una forma di ripartizione un po’ più certa, un po’ più solida tra le ambulanze cosiddette medicalizzate e quelle non medicalizzate. Una modalità che serviva alla sala operativa ad elaborare più facilmente una decisione di triage, cioè a stabilire in maniera più efficace e più tranquillizzante, quale fosse il colore (codici bianco, verde, giallo o rosso) da associare all’invio di un’ambulanza nel luogo in cui l’emergenza si era, purtroppo, concretizzata.
Erano 9 le postazioni medicalizzate, così dislocate: Succivo, Curti, Capua, Maddaloni, Casal di Principe, Trentola Ducenta, Piedimonte Matese, Caiazzo, Marcianise.
Quelle non medicalizzate erano ad Aversa, San Felice a Cancello, due a Caserta capoluogo, Sparanise, Mondragone, Castel Volturno, Sessa Aurunca, Caianello, Caiazzo, Teano, Roccamonfina e Roccaromana. In tutto 22 postazioni a cui va aggiunta sempre la terza di Caserta, relativa all’ambulanza rianimativa.
Non era uno schema rigidissimo perché comunque si basava sul numero dei medici fisicamente disponibili, turno per turno. Successivamente, questa necessità di dover collegare gli interventi al loro grado di importanza, attribuito in sede di triage, unita alla prima flessione dei numeri di medici in servizio, portò ad una concentrazione territoriale, per quadranti. Si cercò di mettere insieme postazioni con ambulanze medicalizzate ed altre con ambulanze non medicalizzate. Ciò avrebbe dovuto favorire gli invii con i vari codici bianco, verde, giallo e rosso, dentro ad un perimetro non molto ampio. Ma è chiaro che la tenuta di questo sistema si basava sulla tenuta di un numero comunque congruo di medici disponibili.
Si lavorò, comunque, costituendo i seguenti quadranti: le allora medicalizzare di Capua e Curti, con Curti che chiaramente era assimilabile alla città di Santa Maria Capua Vetere, con la non medicalizzata di Sparanise, in un’area che andava da Francolise in giù, passando per Calvi Risorsa, Pignataro, Pastorano, Bellona e Vitulazio, fino ad arrivare alla conurbazione più strettamente sammaritana, con Macerata Campania, Casapulla e San Prisco.
Il secondo quadrante fu formato dai Comuni di Castel Volturno, Mondragone e Sessa Aurunca che, in teoria, nella prima ripartizione erano tutti non medicalizzati, ma è chiaro che il medico fu collegato, probabilmente a rotazione, ad una di queste tre postazioni che andavano poi ad abbracciare tutte le località marine tipo Cellole, Baia Domizia, comprendendo poi il primo entroterra della Piana dei Mazzoni, con Grazzanise, Falciano del Massico, Santa Maria la Fossa.
Terzo quadrante con la medicalizzata di Piedimonte Matese insieme alle non medicalizzate di Caianello, Caiazzo. Teano, Roccamonfina e Roccaromana. Zone interne, spesso impervie, in inverno difficilmente raggiungibili.
Poi c’è un super quadrante che metteva dentro le tre medicalizzate di Casal di Principe, Trentola e Succivo con la non medicalizzata di Aversa e con le due non medicalizzate di Caserta. Ultimo quadrante, le medicalizzate di Marcianise e Maddaloni insieme alla non medicalizzata di San Felice.
Questo sistema è letteralmente franato per la vera e propria moria dei medici che, un po’ se ne sono andati per motivi diciamo così congiunturali, un altro po’ perché hanno incrociato delle difficoltà relazionali con chi gestisce da dirigente il servizio di emergenza. Fatto sta che oggi, incredibile ma vero, sono 4, avete letto bene, 4 e qualche volta addirittura 3, così come è successo l’altra notte, quella della morte della povera Lucia De Gais, i medici che dovrebbero garantire il massimo dell’assistenza possibile a 104 comuni e ad un milione di abitanti.
Queste sono le cose di cui dovrebbe occuparsi la magistratura, la quale svolgendo l’azione penale, avrebbe anche il dovere di acquisire elementi concreti, nozioni che le consentano di costruire le certezze e le competenze di un quadro di contesto e che evidentemente al momento non possiede. Ma questo è un altro discorso che andremo poi a verificare a suo tempo.