La Domenica di don Galeone: “Ecco allora nelle nostre comunità e nella nostra vita lo scandalo del compromesso”

3 Settembre 2023 - 09:15

3 settembre 2023 ✶ XXII Domenica TO (A)

Il discepolo condivide tutto con Gesù: la croce e la gloria!

Continua, in questa XXII domenica dell’anno liturgico, l’insegnamento di Gesù ai discepoli. La parola di Gesù, così feriale e quotidiana, ogni tanto era segnata da laceranti richiami, che provocavano vertigini. Era come un cielo tranquillo d’estate improvvisamente stracciato da lampi e saette, o come un mare liscio come l’olio improvvisamente stravolto da ondate rabbiose. Era come un lampo, come un’onda spaventosa, come una rasoiata di luce! In quei momenti, gli apostoli capivano di trovarsi di fronte alla maestà di Dio. Per quanto dolce e misericordioso, Gesù restava sempre il Signore della vita! Gli apostoli, per bocca di Pietro hanno confessato che Gesù è il messia; ora Gesù fa loro comprendere in che senso: è sì il messia, non politico o diplomatico o armato, ma il “servo sofferente” (v. 21). Gesù predice la sua passione e rimprovera Pietro; poi parla delle condizioni per seguirlo (vv. 24-25); i verbi adoperati sono: “rinnegare, portare la croce, seguire, perdere la vita”, e sono sfumature di una stessa realtà; chi vuole seguire Gesù deve rinunciare decisamente a tutto, per condividere con Gesù il suo drammatico destino, che culmina sulla croce dove tutto sembra finire e da dove tutto riparte.
davvero simpatico Pietro, per questa sua alternanza di eroismo e di paura. Naufraga nell’acqua perché “uomo di poca fede”, ma poi Gesù lo mette a fondamento della sua Chiesa. Oggi si sente un terribile rimprovero: “Lungi da me, Satana!”. Come mai? Forse Pietro si era illuso della sua bravura, si sentiva ormai una persona di prestigio, capace persino di dare consigli a Dio; forse, ascoltata la profezia della persecuzione che toccava Gesù e i suoi discepoli, ha voluto sottrarsi a quella prospettiva; forse Pietro non aveva ben compreso che chi vuole seguire Gesù, deve prendere ogni giorno la croce e seguirlo…
davvero difficile essere sempre in sintonia con Gesù, anche per Pietro. Figuriamoci per noi! Ma cosa Pietro aveva detto di tanto scandaloso da meritare il rimprovero di Gesù? Egli aveva semplicemente espresso affetto per lui, l’augurio che alla persona amata non accada nulla di male. E Pietro voleva davvero bene a Gesù, e poi, sapeva di essersi compromesso in tutto e per tutto; un fallimento di Gesù avrebbe provocato anche il suo fallimento. Affetto, quindi, ma anche interesse! Ma Gesù vedeva più lontano e più profondo: in Pietro c’era un “diavolo” ben più forte di quello affrontato nel deserto; c’erano tutti quei pensatori scettici e benpensanti che volevano eliminare la croce dalla vita terrena. Precludendosi così l’ingresso nella vita eterna!

Letto il Vangelo, la prima cosa che balza evidente è lo sconvolgimento di tutte le logiche umane. Chi vuole seguire Gesù, deve rinnegare se stesso; egli prende in pugno la nostra vita, la rigira come ulive nel frantoio, la spreme come uva nel torchio, perché diventiamo degni di lui. È spada affilata che incide nella carne e nel sangue la parola di Dio. Le dure parole di Gesù mettono ognuno di noi davanti ad un bivio. “Il faut parier”, direbbe Pascal! Alcuni scommettono sul successo terreno, e quindi organizzano la vita e ogni sua attività nella direzione del benessere mondano; altri scommettono sui valori del Vangelo, si affidano a Dio, prendono la propria croce. Naturalmente questi due atteggiamenti esistono allo stato puro solo nella mente, sono “ideal-tipici”, per dirla con Max Weber, perché nella realtà tutti noi passiamo dalla fede al rifiuto di Dio, proprio come Pietro, che prima accetta Gesù e poi lo tradisce. Sempre pronti a parlare di “ortodossia”, ma poco attenti alla “ortoprassia”.
Quante volte abbiamo ascoltato e ripetuto quelle decisive e incisive parole di Gesù, così, senza battere ciglio! Sono parole che pesano tonnellate, e noi le edulcoriamo a slogans innocui; sono virus e noi le riduciamo a vaccino. Ecco allora nelle nostre comunità e nella nostra vita lo scandalo del compromesso, perché facciamo prevalere la politica sul Vangelo, la previdenza sulla provvidenza, la ragion di Chiesa sulla logica divina. È difficile da eliminare quell’astuto Ulisse “fabbricator di inganni”, cioè quella furbizia tutta greca da cui è affetta la cultura occidentale. Ci ritroviamo così un po’ tutti mercenari mediocri; la nostra bandiera è diventata un foulard; una comoda preghiera ci tranquillizza; Dio ce lo siamo costruito a nostra somiglianza. Per fortuna, le sue parole sono anche un indice pietoso che a noi, tutti più o meno sbandati e confusi, indica la strada giusta da seguire; non è una comoda autostrada confortata da motel o autogrill: si tratta di un sentiero, tutto in salita, fra rovi e spine, che conduce alla croce e si conclude con la risurrezione. Che possiamo percorrerlo tutti questo sentiero, fino in fondo! Il Signore ci liberi dalla tentazione di rimpicciolire queste grandiose parole di Gesù. Soprattutto ci aiuti a viverle, sine glossa! BUONA VITA!