Dopo anni di giungla selvaggia, De Luca approva il regolamento dei forni crematori. Ma con la storiella dell’Unesco e dei vincoli ambientali c’è puzza di imbroglio

11 Settembre 2023 - 18:52

Il 26 luglio scorso è stata approvata dalla giunta la delibera che vi proponiamo integralmente in calce a questo articolo. Al suo fianco ci sono tre allegati, di cui uno, cioè l’allegato 3, che pure pubblichiamo, contiene un passaggio a dir poco inquietante per uno stato di diritto. Lo troverete a pagina 5.

CASERTA – Da anni questo giornale si batte, sin dai tempi in cui il figliolo del governatore Vincenzo De Luca, non quello che sta a Roma e fa il deputato, che si chiama Piero, ma quello che sta a Salerno, a fare chissà che, che si chiama Roberto, connetteva la sua attività professionale ad una società di consulenza che fornì i suoi servigi all’impianto di cremazione progettato e poi abortito nell’area di Dragoni e di Alvignano, affinché la Regione Campania si dotasse di un regolamento vincolante, allineandosi a quello che tutte le altre regioni italiane avevano già fatto da diversi anni.

Abbiamo dovuto aspettare tanto tempo, ma lo scorso 26 luglio, meglio tardi che mai, la giunta regionale ha deliberato, dopo averlo approvato, il “Piano regionale di coordinamento per il rilascio delle autorizzazioni regionali alla realizzazione dei crematori da parte dei Comuni”.

Naturalmente, siccome ce n’eravamo occupati non poco, ci siamo presi una briga, che ci prendiamo in pratica sempre, di cominciare a leggere gli allegati che di questa delibera rappresentano il contenuto determinante. In uno di questi, abbiamo incrociato uno scherzetto al veleno, una di quelle porcherie che solo la politica sa fare, soprattutto la politica di un governatore a cui è rimasta solamente l’arte del brillante cabarettista, con attitudini di showman, su cui ha costruito la sua risalita nei sondaggi approfittando del lock down Covid e su cui continua a campare ancora oggi, visto che, non a caso, non ha più rinunciato al suo appuntamento del venerdì nei social, inaugurato proprio nel marzo del 2020.

Riportiamo testualmente ciò che recita il regolamento a pagina 5 dell’Allegato 3 sui requisiti per la localizzazione degli impianti crematori. Si tratta di criteri da rispettare e, questo in particolare, impedisce la costruzione di nuovi impianti nelle “Zone sottoposte a vincolo paesaggistico o in sedi oggetto di Patrimonio Unesco”. Al di là della formulazione e dell’orribile terminologia (che significa zone sedi di patrimonio Unesco?), se questo vincolo non riguarda, giustamente, tutti gli impianti già costruiti, ad esempio Montecorvino Pugliano e Cava de Tirreni per quanto riguarda la provincia di Salerno, Castel Volturno per quanto riguarda la provincia di Caserta, i due di Napoli (il tempio già esistente presso il cimitero di Poggioreale e l’altro, in via di installazione), non può riguardare neppure quelli la cui procedura per la costruzione è già partita, perché l’operatore economico che si è aggiudicato il titolo per dargli forma e sostanza, ha speso una barca di soldi e, per di più, ha impegnato risorse aziendali, non certo irrilevanti. Siccome questa storia dell’Unesco e dell’area protetta dalla sovrintendenza non ha alcun senso, perché è di difficile, se non impossibile perimetrazione, visto che anche Napoli dovrebbe, a quel punto, essere bloccata totalmente per gli altri tre impianti, è evidente che il signor De Luca l’ha infilata per accontentare qualcuno, relativamente agli altri quattro impianti di cremazione da costruire, cioè il secondo casertano, il terzo salernitano e gli altri 2 napoletani. Continueremo a seguire questa storia, perché se verranno toccati i legittimi diritti di qualcuno che si è già aggiudicato una gara in base a criteri che non prevedevano questi vincoli, allora il gioco sarà scoperto e questo costiturà l’ennesima porcata realizzata dal governo regionale e da chi lo guida.