Caserta. L’ansia dell’Ordine degli Architetti per il Macrico. Prepara progetti senza sapere che ne sarà…solo esercitazioni professionali o che altro?
25 Febbraio 2025 - 18:28
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Caserta (pm) – Ieri, l’Ordine degli Architetti di Caserta ha presentato, nell’ambito dell’XI edizione del Premio Convivialità Urbana, il concorso dal titolo: PIAZZA IV NOVEMBRE Un nuovo ingresso per il Campo Laudato si’ – ex MA.C.RI.CO di Caserta.
Si tratta propriamente di un contest nazionale promosso dall’associazione non-profit Napolicreativa, la quale si occupa di attività culturali con particolare riguardo all’architettura ed al design, “…attraverso l’organizzazione di mostre, convegni, premi ed eventi, capaci di interagire con il territorio coinvolgendo i cittadini in maniera attiva e partecipata in maniera ludica e informale”.
Il tema prescelto è dunque tutto casertano – come spiegano gli stessi promotori – per la riprogettazione di Piazza IV Novembre da far diventare l’ingresso principale dell’ EX Ma.C.Ri.CO, oggi Campo Laudato si’, in quanto, trovandosi alla fine del Corso Trieste, il principale asse viario che taglia in due la città partendo dalla Reggia di Caserta, può diventare invito e connessione tra il nuovo parco e il resto della città.
Ora, tutto questo è molto bello ed interessante, se non fosse che quella dell’ex- Macrico è questione cittadina fortemente disputata e disputabile. A Caserta lo sanno tutti e figurarsi se non principalmente l’Ordine degli Architetti.
Solo che dalle carte e dalle dichiarazioni raccolte, appare che i professionisti dell’associazione di corso Trieste ignorino le posizioni ultraventennali dello storico e dal molto séguito Comitato Macrico Verde.
Emerge, cioè, che dopo anni di sostanziale disinteresse e distacco rispetto alla vicenda della destinazione dell’area diocesana, il sodalizio professionale abbia abbracciato senza meno la posizione del vescovo Lagnese, che ricordiamo si discosta platealmente da quella assunta da sempre ed all’opposto da padre Raffaele Nogaro, che certo non dobbiamo spiegare chi rappresenta per Caserta.
Non pensiamo di essere nel campo delle illazioni.
Il coinvolgimento diretto nel premio del comune di Caserta e della Fondazione Casa Fratelli Tutti – l’ente vescovile che ha la gestione del bene – che intendono urbanizzare apertamente l’area ed il riferimento esplicito allo studio di prefattibilità – masterplan…redatto dallo studio Alvisi – Kirimoto ai fini delle scelte progettuali dei partecipanti sono più che espliciti in questo senso. Diciamo ai lettori, per essere concreti, che della giuria giudicatrice fanno parte l’assessore comunale di Caserta all’urbanistica Massimilino Rendina e l’architetto Raffaele Zito del consiglio di amministrazione della predetta Fondazione Casa Fratelli Tutti. Dal comitato scientifico della quale Fondazione – giusto qualche giorno fa, come abbiamo riferito – si è dimessa l’architetto Stefania Caiazzo eccependo il ruolo marginale a cui risulta ridotto l’organismotecnico. E dopo che se ne era dimesso l’altro componente ugualmente autorevole, l’ingegnere Gianfranco Tozza, con le stesse motivazioni.
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Dunque, come leggere una tale iniziativa che, così concepita, gli architetti casertani non potevano immaginare che non avrebbe suscitato perplessità.
Le interpretazioni, a questo punto, sono due. O si tratta di un fuor d’opera dell’ordine degli architetti, il cui scopo era principalmente di tenere desta la creatività dei giovani della categoria, ma avendo individuato un tema progettuale che all’evidenza possiede un’intima incongruenza giacché si chiede di realizzare l’ingresso di un’area che non si sa ancora che cosa diventerà.
Oppure siamo all’intelligenza con il comune e la proprietà. Non si scappa.
E’ più che noto che il masterplan che reclama la chiesa casertana, che prevede la creazione di quattro parchi tematici attraverso una forte edificazione ed antropizzazione dei terreni boscati, benché propagandato con tutti i mezzi non trova la condivisione di larga parte della cittadinanza. La quale propende, per dirla in sintesi, per l’ipotesi della foresta urbana, avendo già dato la città in termini di colate di cemento. E ne è appena stata decretata l’ennesima in via De Falco. L’adesione di oltre diecimila casertani alla petizione promossa a suo tempo dal Comitato per il Macrico verde ha già dato questa inequivoca indicazione.
E converranno, gli amici architetti, che l’ingresso che introduce ad un’area di verde che si vuole naturale ed integrale non può che differire da quello per il nuovo, impattante agglomerato urbano che lì si pensa di creare.
E va riflettuto anche sul fatto che, ad un certo punto, il dossier sul progetto della Fondazione Casa Fratelli Tutti è stato trasferito senza credibili motivi dal comune di Caserta alla Regione Campania. E qui siamo con l’opinione non del primo passante, ma dell’accreditato architetto Giulio Pane, già ordinario di Storia dell’architettura all’ateneo federiciano di Napoli. In una recente intervista sulla realizzazione della nuova sede della Regione Campania, già battezzata Il faro, che vorrebbe il governatore De Luca, il professore Pane così si esprime a riguardo della procedura amministrativa di cui avvalersi, rispetto all’ipotesi che sia quella della conferenza dei servizi: “ Non c’è strumento più brutale e negativo rispetto alla partecipazione democratica che quello delle conferenze dei servizi e degli accordi di programma… Perché sono al di sopra delle teste dei cittadini… Non c’è dubbio che le decisioni urbanistiche devono prevalere e venire prima di tutto il resto. Poi si fanno i progetti. E non c’è dubbio che le scelte urbanistiche spettano al consiglio comunale”. Esattamente ciò che sta avvenendo qui da noi.
E questo evidenziamo poiché il Premio Convivialità Urbana dice di sé che si pone l’obiettivo di sperimentare un innovativo approccio progettuale anche con il coinvolgimento della comunità. Ed allora, un poco di coerenza non guasterebbe.