ELEZIONI REGIONALI. Smarrazzo molla Bosco e va con Manfredi. Ma il sindaco-rettore non era un puro di cuore della politica? Che ci fa ora alleato di Gigino ‘a purpetta e di suo figlio?
16 Agosto 2025 - 20:07

La lista di Azione sembra aver perso un altro pezzo, stando ad indiscrezioni provenienti da fonti affidabili
CASERTA (g.g) – Rispetto a quelli che erano gli obiettivi del segretario regionale del partito di Azione, guidato in Italia dall’ex ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, si ha l’impressione che oggi, a pochi mesi di distanza dalle elezioni regionali, quelle ambizioni, che promanavano dall’elenco degli allora probabili candidati in provincia di Caserta di questa lista, debbano essere ridimensionate.
Al tempo, oltre che del vicesindaco, nonché assessore comunale, nonché consigliere provinciale di Cellole, Giovanni Iovino, si parlava anche della candidatura di Errico Scala di San Tammaro, figlio dell’ex sindaco e dell’ex presidnete provinciale Raffaele Scala e anche di quella di Pietro Smarrazzo, già in campo nel 2020 e un tempo impegnato stabilmente negli organismi di governo dell’università quando questa si chiamava ancora Sun e non Vanvitelli.
Allo stato delle cose, Enrico Scala ha già ufficializzato la candidatura nella lista di Fratelli d’Italia, mentre è di questi giorni l’avvicinamento, ormai quasi definitivo in vista delle elezioni del prossimo autunno, di Pietro Smarrazzo alla lista civica che metteranno in campo associandola al centro sinistra, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e Armando Cesaro, in associazione a Matteo Renzi, il quale sta agganciato anche a livello nazionale al centro sinistra perché, una volta rotto definitivamente con Carlo Calenda, avrà sicuramente bisogno di avere qualche seggio garantito dal Pd (figuriamoci un po’, dopo tutto quello che è successo trattasi di nemesi storica).
Associando magari il suo partitino ad altri cespugli per far numero, ma garantendosi, ripetiamo qualche casella sicura, messa al riparo dallo sbarramento che probabilmente sarà confermato dalla nuova legge elettorale che prenderà forma all’inizio del prossimo anno
Una brevissima nostra riflessione: ogni tanto, in Italia ma soprattutto da noi al Sud, salta fuori la storia della immancabile persona di prestigio, appartenente alla proverbiale società civile, definizione da dizionario più che frutto e sostanza di autentico significato, che avrebbe realizzato una vita professionale, di docente e di studioso. Nel caso di Gaetano Manfredi una vita professionale coronata dalla elezione a rettore dell’Università Federico II.
Si tratta di una bolla e balla ipocrita, tipicamente italiana. In realtà da noi la politica è un obiettivo di comodità, di potere fortemente gratificante. E siccome in Italia l’ascesa alle più autorevoli cariche dell’Accademia universitaria è il più delle volte indipendente, disancorata da un requisito di consistenza culturale; siccome in Italia si diventa rettori con un approccio e un uso politico della propria attività interna all’ateneo, va da sé che non dobbiamo stupirci se Gaetano Manfredi, per altro ben addestrato alla politica politicante da suo fratello Massimiliano Manfredi, consigliere regionale della Campania, non deve affatto stupire ciò che in un altro contesto territoriale, in un’altra nazione, farebbe gridare allo scandalo: il rettore Manfredi divenuto il sindaco di Napoli costruisce un’alleanza elettorale con Armandone Cesaro, da noi definito, così per scherzo, da sempre Little Meatball, che sta per polpettina, a fronte di suo padre, il mitico Gigino ‘a Purpetta, al secolo Luigi Cesaro, arrestato e condannato dopo aver tenuto in mano Forza Italia per decenni, dopo essersi inventato Francesca Pascale, dopo aver visto coinvolta la sua famiglia e i suoi fratelli in tantissime indagini della Dda.
Gaetano Manfredi dimostra solamente, a nostro avviso, una reale eccellenza, quella della calcolatrice dei voti. Insomma, come un normale assalitore del carro delle polpette, quale è stato il papà di Armandone Cesaro e quale è stato lo stesso Armandone Cesaro, di cui in tanti ricordano i dieci giorni di ferie estive che Francesca Pascale concedeva a lui e ad un gruppetto di suoi amici, fini dicitori napoletani, che riempivano di allegria Villa Certosa, con una sequenza di divertenti tuffi a “cofaniello”