S. MARIA C.V. Muore in cella dopo l’arresto, il giallo dei farmaci somministrati. La Procura indaga per omicidio colposo

30 Settembre 2025 - 17:03

In mattinata il conferimento dell’incarico al medico legale che dovrà eseguire l’autopsia per accertare le cause del decesso

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SANTA MARIA CAPUA VETERE – La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere indaga per omicidio colposo in relazione alla morte di Sylla Mamadou Khadialy, il 35enne morto giovedì scorso dopo l’arresto eseguito dalla Polfer. Trasferito presso il pronto soccorso dell’ospedale di Caserta, dopo il fermo, dove gli sarebbe stata somministrata una terapia farmacologica, presumibilmente un sedativo. Una circostanza segnalata alla Procura che ora dovrà fare chiarezza su tali circostanze. In mattinata il conferimento dell’incarico al medico legale che dovrà eseguire l’autopsia per accertare le cause del decesso.

l garante Saggiomo: “Non andava dimesso dall’ospedale”

Il Garante dei detenuti per la Provincia di Caserta, don Salvatore Saggiomo, ha effettuato una visita presso la struttura penitenziaria per verificare quanto accaduto e raccogliere informazioni. “È emerso che al momento dell’ingresso in carcere Sylla Mamadou presentava uno stato di dissociazione dalla realtà, manifestando una forte agitazione e atteggiamenti aggressivi verso chiunque si avvicinasse – fa sapere Saggiomo – Per motivi di sicurezza è stato posto in isolamento nella cella di matricola, ma ogni tentativo di avvicinamento da parte del personale sanitario o penitenziario veniva respinto con violenza. Si è tentato anche un approccio mediato da un altro detenuto, ma anche questa iniziativa è risultata infruttuosa a causa dell’eccessiva agitazione del giovane. Secondo il medico psichiatra dell’istituto, le condizioni di Mamadou erano tali da rendere inefficace una sedazione immediata in carcere, e sarebbe stato necessario un trasferimento in una struttura ospedaliera specializzata in emergenze psichiatriche acute. È stato quindi richiesto l’intervento del 118, ma la procedura di Trattamento Sanitario Obbligatorio non è stata attuata. Il personale sanitario ha somministrato farmaci, ma il medico penitenziario non è stato informato né sulla tipologia né sul dosaggio, e rimane poco chiaro come il detenuto sia stato dimesso dall’ospedale, nonostante fosse ancora in stato di alterazione e aggressività; durante il periodo di ricovero, durato circa otto ore, non risultano documentate con chiarezza le modalità di monitoraggio e i trattamenti effettuati”,

dichiara Saggiomo.

Ciambriello chiede chiarimenti alla direttrice del carcere

A seguito dell’intervento e della visita effettuata presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere dal Garante delle persone private della libertà personale della provincia di Caserta, il Garante regionale Samuele Ciambriello è prontamente intervenuto, indirizzando una comunicazione alla direttrice dell’istituto penitenziario e al responsabile della direzione sanitaria. Nella nota, il Garante ha richiesto puntuali chiarimenti in merito alla situazione, formulando la seguente istanza: “Chiedo di conoscere con urgenza gli eventi che si sono susseguiti a partire dal momento del suo ingresso in Istituto, quando è stato visitato dal medico presente in carcere, lo stato psico-fisico in cui è arrivato, e se sono state utilizzate misure di contenimento. Quali sono state le cause accertate al momento della dichiarazione del decesso. Inoltre chiedo di conoscere se sia stato applicato il protocollo per le lesioni di dubbia origine, che attraverso l’utilizzo di fotografie testimonia le eventuali lesioni del detenuto”. Un protocollo che credo sia stato accettato e firmato, in caso contrario vorrei avere notizie in merito”

Il decesso di Sylla Mamadou rappresenta un evento gravissimo che impone una riflessione profonda. I garanti richiedono chiarezza e trasparenza sulle procedure adottate, una verifica rigorosa delle responsabilità, la riapertura immediata dell’infermeria penitenziaria e l’applicazione rigorosa dei protocolli per il rilevamento e la documentazione delle lesioni di dubbia origine. “Chiediamo con forza verità, giustizia e rispetto affinché episodi come questo non si ripetano mai più. È urgente che si intervenga con responsabilità per garantire che nessun altro entri in carcere per non uscirne vivo”, concludono Ciambriello e Saggiomo