In una serie di video i tossicodipendenti della stazione di MARCIANISE
2 Novembre 2025 - 18:30
Vengono mostrate immagini forti: siringhe abbandonate, locali diroccati, rifiuti e tracce evidenti di permanenza da parte di persone che vivono o trascorrono buona parte della giornata in quell’area
MARCIANISE – Sta facendo molto discutere in città l’ultima inchiesta video realizzata dai creators del progetto “Video Casertani”, un gruppo di giovani videomaker locali che da tempo racconta, attraverso i social, la realtà quotidiana del territorio casertano. Questa volta, i riflettori si sono accesi su una delle aree più delicate della città: la zona retrostante la stazione ferroviaria di Caserta, luogo che da anni convive con problemi di degrado urbano e consumo di sostanze stupefacenti.
Nel video, pubblicato sulle principali piattaforme social, vengono mostrate immagini forti: siringhe abbandonate, locali diroccati, rifiuti e tracce evidenti di permanenza da parte di persone che vivono o trascorrono buona parte della giornata in quell’area. Il tono del reportage è quello della denuncia sociale: gli autori affermano di voler sensibilizzare l’opinione pubblica e spingere le istituzioni ad agire per restituire dignità e sicurezza alla zona. Non sono però mancate le polemiche. Diversi utenti hanno criticato la scelta di mostrare i volti dei tossicodipendenti, in alcuni casi anche contro la volontà esplicita di chi chiedeva di non essere ripreso. Sui social, in molti si interrogano sulla legittimità e sull’etica di tali immagini, accusando i creators di aver oltrepassato la linea che separa l’inchiesta giornalistica dal sensazionalismo.
La zona dietro la stazione ferroviaria di Marcianise non è nuova alle cronache locali. Da anni, residenti e pendolari segnalano la presenza di senza fissa dimora, tossicodipendenti e microcriminalità. Il video di “Video Casertani” ha superato in poche ore decine di migliaia di visualizzazioni, dividendo l’opinione pubblica tra chi lo considera un atto di coraggio civile e chi invece lo giudica una violazione della privacy. In un momento in cui l’informazione viaggia soprattutto attraverso i social, anche i creators locali diventano – di fatto – protagonisti del racconto pubblico della città.
