“E’ un uomo di fiducia di Michele Zagaria”. La Cassazione ha deciso che…

15 Marzo 2019 - 16:20

CASAPESENNA (red.cro.) – La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’imprenditore di Casapesenna Nicola Fontana, amministratore della Fontana Costruzioni spa e ritenuto  proprietario di fatto della F.C. Costruzioni e della Elt srl, per volontà di Michele Zagaria. I giudici quindi hanno deciso che il 44enne, indicato dalla Direzione distrettuale antimafia come come una persona di fiducia boss, incontrato anche in latitanza, dovrà restare in carcere. Fontana era stato arrestato lo scorso ottobre, in un’operazione della Guardia di Finanza, coordinata dalla Dda, proprio per i suoi rapporti con il boss che avrebbero influenzato l’aggiudicazione di appalti pubblici, come quelli per i lavori per i cimiteri di Casapesenna e di Trentola Ducenta.

L’avvocato difensore di Fontana ha portato le tesi del suo assistito anche in Cassazione, dopo il no ricevuto dal Riesame. Tra i motivi del ricorso, il legale sottolineava che proprio il Tribunale avesse “omesso di rispondere alle doglianze difensive circa la genericità delle accuse, non riscontrate, rivoltegli dai collaboratori di giustizia, provenienti da soggetti animati da sentimenti negativi contro il ricorrente, che non erano stati in grado di fornire indicazioni precise sugli appalti ‘vinti’ dall’impresa dell’indagato o che erano stati dipendenti di tale azienda all’epoca in cui il Fontana era stato un

mero studente universitario”. Aggiungendo che le dichiarazioni di Luigi Cassandra, collaboratore di giustizia ed ex assessore di Trentola, erano state interpetrate in maniera non corretta.

Ma per gli i giudici dell’ultima istanza le parole dei collaboratori di giustizia pesano e sono attendibili“, nella sentenza, infatti, si specifica che la “credibilità è stata già positivamente saggiata in numerosi altri analoghi procedimenti penali“. Nel dispositivo, i membri della sesta sezione penale hanno descritto il Fontana come  una persona di fiducia di Michele Zagaria facente parte di quel “gruppo di imprenditori del posto legati al clan da un rapporto intenso e stabile, che permetteva loro, da un lato, di ricevere incarichi di lavoro e appalti grazie all’intervento degli altri sodali e ai rapporti che questi avevano con politici e amministratori del posto, dall’altro di avere protezione nei confronti degli affiliati ad altri gruppi delinquenziali, anche fuori dalla provincia di Caserta, impegnandosi a versare, in favore dello Zagaria, una percentuale degli incassi