Il Clan dei Casalesi prende la “sola”: consegna 12 milioni di euro a un riciclatore ma li perde tutti

23 Maggio 2019 - 17:35

CASAL DI PRINCIPEFabio Gaiatto è stato definito il “Madoff del Nord Est” perché, come il finanziere americano, è accusato di aver utilizzato il metodo Ponzi, cioè farsi dare i soldi promettendo in cambio rendimenti altissimi e, dopo aver restituito gli interessi, utilizzando denaro dei nuovi clienti, portare i soldi che dovevano essere investiti fuori dal controllo della legge, in questo caso in Croazia, Slovenia e Gran Bretagna.

In pochi mesi il broker ha attirato l’attenzione di molti, sportivi di alto rango come il tennista Andreas Seppi, ma anche la criminalità organizzata. Il clan dei Casalesi, secondo le indagini dell’Antimafia di trieste, avrebbe affidato a Gaiatto circa 12 milioni di euro da investire e l’uomo, ritrovatosi con decine di creditori sulle sue tracce e con la polizia croata che bloccava i suoi conti, non era stato capace di restituire al sodalizio criminale.

Quindi anche la camorra si  sarebbe trovata tra i creditori dell’intermediario veneto, decidendo che i soldi tornino in possesso, ed è così che affidano ai 5 uomini il compito di seguire, proteggere e aiutare Gaiatto nella ricerca di capitali, e che finiranno in manette all’inizio del dicembre scorso. Il commando

del clan, Gennaro “Jenny” Celentano, 34enne, Mario “Mariano” Curtiello, 36 anni, Valter Borriello, 42 anni, Luciano Cardone, 37 anni Domenico Esposito, sono tutti accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e dal reato transnazionale, assieme a Gaiatto.

In questi giorni il broker veneto accusato di truffa è ricorso in Cassazione proprio contro la decisione del Tribunale di Trieste, in sede di Riesame, in sede di riesame, che confermava il provvedimento del Giudice per le indagini preliminari dello stesso Tribunale che applicava la custodia cautelare in carcere di Gaiatto. Per i legali del broker, il Gip aveva esaminato indistintamente la posizione di sei destinatari della misura senza “specificare gli elementi di fatto concreti ed attuali su cui si basava la prognosi negativa per Fabio Gaiatto“. Inoltre, erano state rintracciate incongruenze tra le dichiarazioni delle persone offese rese nell’immediatezza alla Guardia di Finanza di Portogruaro e “quelle fatte dopo molti mesi alla D.I.A. di Trieste“.

Per i giudici della Cassazione, ricorso di Gaiatto contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Trieste è stato ritenuto inammissibile, nonostante il ridimensionamento del quadro accusatorio iniziale. Ora la storia si sposta al Tribunale di Trieste, dove il 29 maggio inizierà il processo.

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