Il pentito: “Il Cavaliere Francesco Boccardi chiese aiuto alla CAMORRA di MARCIANISE per parlare con Ligato e con Papa”
17 Giugno 2019 - 17:50
CASERTA – L’interrogatorio del collaboratore di giustizia Giuseppe Pettrone continua e il pentito tira fuori un altro nome eccellente dell’imprenditoria casertana: Francesco Boccardi (quest’ultimo estraneo all’inchiesta, n.d.r.), cavaliere della repubblica, insignito da Carlo Azeglio Ciampi, il 2 giugno del 1999, costruttore dell’Hotel Vanvitelli a San Marco Evangelista e da qualche tempo proprietario anche dell’ex Hotel Jolly di Caserta e del Novotel, che insiste lungo Viale Carlo III nel perimetro del comune di Capodrise.
Secondo Pettrone, Boccardi “pagava sia ai Belforte che ai Piccolo, ai quali versava 2.500 euro nelle tre rate annue per la fabbrica che ha San Marco Evangelista. Ha sempre pagato fin quando c’era il padre di Achille, Angelo Piccolo. Noi non siamo mai andati a riscuotere al Vanvitelli, ma sempre nella fabbrica di San Marco.”
Senonché quando stava costruendo dei “capannoni per lo zuccherificio Passaretti“, i lavori subirono un arresto a causa della richiesta estorsiva del clan dei casalesi, rappresentato sul territorio di Pignataro dal gruppo Papa Ligato. Per far fronte a quella situazione, Boccardi “chiese
Pettrone allora andò a casa di Ligato, il quale gli riferì che con Giuseppe Papa avevano stabilito che l’imprenditore “per quel lavoro, doveva versare la somma di 50.000 euro. (…) Mi risulta che Boccardi ha pagato quella somma e lo stesso dopo qualche tempo ebbe a riferirmi che era tutto a posto.”
In occasione poi della Pasqua del 2004, Pettrone era ancora da Boccardi sempre insieme a Benedetto D’Anna. Ma improvvisamente arrivarono anche Gaetano Piccolo ‘o ceneraiuolo, Luigi Trombetta, Pasquale Aveta e Antonio Gerardi che erano andati a riscuotere, a loro volta, l’estorsione pasquale. Ci furono momenti di tensione dovuti ad una colluttazione tra Pettrone, Aveta e Gerardi. Ma Gaetano Piccolo intervenne per sedare gli animi appartandosi poi proprio con Pettrone e D’Anna, allo scopo di chiarire quella situazione. Fu proprio Boccardi poi a lamentarsi del fatto che D’Anna gli dava fastidio per le sue continue richieste di denaro e chiese di intervenire.
D’Anna per questo motivo si agitò, al che i due uscirono dal retro perchè l’altro gruppo era armato. Non poterono andare via neppure con l’auto con la quale erano arrivati, che fu recuperata il giorno dopo, mentre il suocero di D’Anna li passò a prendere, di nascosto, con una fiat uno rossa.
Il dettaglio con tutti i particolari, li leggete nello stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo qui sotto.
QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA