Dettagli dell’ordinanza eseguita stamattina
30 Marzo 2018 - 00:00
CASERTA – Sono in totale 20 le persone indagate dalla Procura di Roma nell’inchiesta che ha portato oggi all’arresto di quattro tunisini e un sedicente palestinese. I soggetti, che gravitano tutti nel territorio del Lazio e in particolare Latina, sono stati monitorati dopo l’attentato di Berlino e l’uccisione, a Sesto San Giovanni, Anis Amri.
Nel corso di una conferenza stampa, a cui hanno partecipato i vertici della Digos di Roma e Latina oltre al procuratore aggiunto Francesco Caporale, è stato spiegato che gli indagati “avevano diversi livelli di radicalizzazione” ma, secondo quanto accertato dagli inquirenti, “frequentavano gli stessi ambienti”.
“Abbiamo individuato tutte le pedine – hanno spiegato gli investigatori – che si trovavano nel Lazio che avevano un collegamento con Amri, anche se non diretti. Non siamo in presenza di lupi solitari ma tra di loro c’erano diversi radicalizzati”. Contestualmente agli arresti sono state svolte una serie di perquisizioni presso le abitazioni degli indagati, alcuni dei quali residenti tra il Napoletano e il Casertano.
Sono 31 i video trovati sul tablet di Abdel Salem Napulsi, il sedicente palestinese arrestato dalla Procura di Roma per il reato di autoaddestramento con finalità di terrorismo. Tra i filmati anche uno relativo all’uso di un lanciarazzi Rpg7. Gli inquirenti hanno accertato, anche, che l’arrestato aveva svolto una serie di ricerche anche sul “deepweb” per cercare come acquistare armi, camion o pickup. Sul tablet trovati anche video sul Califfato in Siria e comunicati dello Stato Islamico.