Marco Pascale, titolare di un negozio di ortofrutta, conferma quanto già dichiarato subito dopo l’uccisione della donna
10 Aprile 2018 - 00:00
SAN TAMMARO/SANTA MARIA CAPUA VETERE – “Il pomeriggio in cui fu uccisa Katia Tondi vidi il marito Emilio Lavoretano uscire in auto con il padre”. Affermazioni “pesanti”, secondo l’accusa, quelle pronunciate oggi alla Corte d’Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dal testimone Marco Pascale, titolare insieme al fratello Crescenzo – anch’egli sentito oggi – di un negozio di ortofrutta ubicato a San Tammaro, nel Casertano, nei pressi dell’abitazione di Katia Tondi, la casalinga di 31 anni uccisa in casa il 20 luglio 2013.
Unico imputato è il marito Emilio Lavoretano, che si è sempre proclamato innocente. Pascale ha confermato quanto già dichiarato subito dopo il fatto, smentendo il papà di Lavoretano, ex carabiniere in passato in servizio anche a Casal di Principe, che aveva detto di non aver visto il figlio quel pomeriggio; le parole del teste inoltre confermerebbero indirettamente anche l’ipotesi accusatoria, basata sulla consulenza dell’ex generale del Ris dei Carabinieri Luciano Garofano, secondo cui la Tondi sarebbe stata strangolata (mai trovato l’oggetto utilizzato per ucciderla) tra le 18 e le 19. Pascale non specifica l’ora, ma ricorda di aver notato padre e figlio insieme circa due ore prima che l’ambulanza del 118 arrivasse a casa della Tondi; il mezzo di soccorso arrivò tra le 20.20 e le 20.30.
Per il Pm Lavoretano chiamò il padre dopo il delitto. Per la difesa, rappresentata da Natalina Mastellone, si tratta di un particolare «non rilevante, tanto più che il papà di Lavoretano ha chiesto il confronto con Pascale che però l’accusa non ha disposto». Lavoretano, agli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Caserta intervenuti nell’abitazione della coppia, disse di aver trovato Katia quando «era già morta». L’uomo affermò di essere uscito poco prima delle 19, quando la moglie era ancora viva, di essere rincasato intorno alle 20, e di aver rinvenuto il corpo della moglie accasciato vicino alla porta di casa; a conferma del suo alibi consegnò anche uno scontrino della spesa, e fu inizialmente creduto. Ma le discrepanze sull’orario della morte della donna emersero già con la prima perizia eseguita dal medico-legale incaricato dalla Procura, secondo cui la Tondi sarebbe stata uccisa tra la 14 e le 16, orario in cui Lavoretano non era presente in casa in quanto a lavoro (era dipendente presso un’officina di cambio gomme), mentre la 31enne in quell’arco temporale era in compagnia della madre. Determinante per la contestazione della Procura è stata però la relazione presentata da Garofano. Si torna in aula il 30 aprile.