L’Omelia di don Franco: “Da una terra divisa ad una terra condivisa!”
29 Settembre 2019 - 08:56
29 SETTEMRE 2019 – XXVI Domenica del T.O. (C) IL RICCO: STOLTO E SFORTUNATO! a cura del gruppo biblico ebraico-cristiano השרשים הקדושים
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La domenica “di Lazzaro povero e felice”. Il brano di Vangelo presenta una situazione drammatica. Dalla parabola, che solo l’evangelista Luca ci ha trasmesso, appare la predilezione di Dio per Lazzaro e per tutti i poveri di ogni tempo e di ogni luogo. Forse Cristo si è ispirato a qualche fatto realmente accaduto. Ricchi dal cuore di pietra ce ne sono sempre stati; oggi però questa durezza si manifesta non solo nel singolo ma anche nelle nazioni del benessere. Gli insegnamenti sono tanti. Cerchiamo di approfondire il testo.
Nella Bibbia Dio sembra alleato dei ricchi. La prima volta che nella Bibbia leggiamo la parola ebraica Kèsef (כֶּסֶף),che significa argento, denaro, si riferisce ad Abramo (Gn 13,2); anche Isacco (Gn 26,12) e Giacobbe (Gn 32,6) sono ricchi; anche il salmista promette: Abbondanza e ricchezza saranno nella tua casa (Sal 112,3). Insomma, la povertà era un disonore (Prv 24,33). E’ con i profeti che avviene un cambio di prospettiva; i sapienti d’Israele ne denunciano i rischi (Qo 5,11; Sir 8,2); con Gesù avviene il capovolgimento completo: Beati i poveri (Lc 6,20). Questa sarebbe una lettura sbagliata della parabola: Cari poveri, in questo mondo per voi le cose vanno male ma abbiate pazienza: nell’altro le condizioni saranno capovolte. Interpretata così, davvero la religione diventa oppio dei popoli. Questo commento moralistico non tiene conto del significato profetico e politico del Vangelo.
La fede, ricordiamolo, è anche principio d’indignazione, di lotta, non solo di rassegnazione e di attesa. Cosa possiamo dire come cristiani, di fronte a questa contrapposizione tra Lazzaro ed Epulone? Il giudizio di Dio è un giudizio di condanna, non si risolve in una sterile deplorazione. Dobbiamo chiederci come dovrà essere l’assetto della società del futuro. Il primo principio è che le ricchezze della terra sono un bene comune dell’umanità. E la proprietà privata? Qualcuno l’ha definita un furto! Non basta. Occorre modificare la qualità della vita, meglio, il progetto di una vita, incentrato non sul consumo dei beni della terra, ma sullo scambio tra gli uomini, sulla comune partecipazione ai beni della terra. Da una terra divisa ad una terra condivisa !
Occorre quindi una politica di partecipazione, che comporta una modifica di quella tavola dei valori che ha ispirato il nostro Occidente fino ad oggi. Pensate agli ordini religiosi, che pure si caratterizzavano per il voto di povertà. Oggi non può trattarsi di una povertà individuale o monastica, basata sull’ascetica; il voto di povertà, oggi, dev’essere anche un impegno di solidarietà con i minores,come direbbe Francesco di Assisi, cioè con tutti i poveri del mondo. Ci sono monaci poveriai quali non manca nulla, e conventi che sono autentiche macchine per fare soldi! Ma non basta la solidarietà. Occorre liberare i poveri dalla volontà di prendere al banchetto il posto lasciato libero eventualmente dai vecchi commensali. Sarebbe tragico se il povero sogna di diventare come il ricco. Il nostro compito sarà quello non di sostituire il povero con il ricco, ma di mostrare la possibilità di forme di vita, a favore di una nuova tavola di valori fondata sulla comunione e sulla solidarietà.
Al tempo di Gesù si attendeva un rovesciamento di situazione e questa parabola forse è nata in questo contesto escatologico. Anche Gesù ricorre a queste immagini, ma si tratta di esempi creati dalla fantasia per rappresentare l’aldilà. E’ del tutto errato attribuire a Dio comportamenti severi, anzi, spietati. Riflettiamo sui personaggi:
Un ricco anonimo, che occupa due terzi del racconto, viene condannato ma non si capisce perché; non ha fatto niente di male, non si dice che rubava o non pagava le tasse o era un dissoluto. Era forse poco attento ai poveri ma se Lazzaro andava alla sua porta vuol dire che qualche cosa la rimediava. Attenti a non demonizzare a priori i ricchi o a canonizzare i poveri. Siamo sicuri che Lazzaro fosse buono? Che non fosse un fannullone? E che dire del comportamento di Abramo? In Israele si credeva che Abramo, amico di Dio, poteva anche liberare dall’inferno. E invece gli nega anche una goccia d’acqua. Epulone si manifesta più umano: pur nei tormenti si preoccupa dei cinque fratelli. Qualcosa non va!
Lazzaro,rimane sempre nell’ombra, non dice una parola, non fa nulla, però ha un nome. In questa società, chi ha un nome? chi leggiamo nelle prime pagine? I ricchi. Per Gesù avviene il contrario: il ricco è un talementre il povero ha un nome molto bello, Lazzaro, che significa Dio aiuta.
Il grande abisso sta a ricordarci che il destino dell’uomo si gioca tutto in questa unica e irrepetibile vita. Gesù vuol farci capire che l’esistenza in questo mondo di due classi, i ricchi e i poveri, è contro il progetto di Dio, che sogna una sola, immensa famiglia.
Nell’ultima parte della parabola (vv.27-31), l’attenzione si sposta sui cinque del fratelli del ricco: il numero cinque indica tutto il popolo d’Israele, tentato di attaccare il cuore alla ricchezza e alla legge.
Come possiamo liberarci da questi pericoli? Grazie alla Parola di Dio; l’espressione Mosè e i Profeti era la formula che indicava tutta la Sacra Scrittura. Anche nel deserto, Gesù vinse le tentazioni grazie alla Parola di Dio.
Nella mentalità corrente, l’immagine del ricco è istintivamente associata a quella della gioia, e invece sovente non è che la maschera della felicità: sotto c’è un’anima costretta a subire il soffocamento provocato dall’avere. Leggiamo con attenzione questa lettera di una donna: Io ho un’esistenza agiata, ma mi accorgo che stavo meglio quando io e mio marito non possedevamo niente, e quello che lui guadagnava ci bastava appena per arrivare alla fine del mese. Adesso mio marito ha una buona posizione, abbiamo la villa in città, la casa al mare, terreni e alloggi il cui affitto ci consente di migliorare ancora le già buone entrate di mio marito, professionista stimato. Io ho la macchina personale, pellicce, gioielli, tante conoscenze, inviti in società … ma tanto vuoto attorno! Ora che abbiamo raggiunto il benessere, i parenti ci invidiano e si sono allontanati. Se io faccio loro dei bei regali, si sentono umiliati perché non possono ricambiare. Se agisco altrimenti, sono egoista. Prima, a Natale o per l’onomastico, tutti avevano un pensierino per me, ed era una festa scartare tutti quei pacchettini. Ora non mi mandano più niente perché tanto “ho già tutto”. I figli sono ormai grandi e indipendenti, e anche mio marito, l’unico uomo della mia vita, purtroppo è cambiato. Da giovane era serio, ora fa i complimenti alle donne più giovani, e mi sono accorta di qualche tradimento. A me rimprovera di essere vecchia, ma che non mi devo lamentare perché non mi manca niente. Non sono nemmeno più sicura di conquistarmi il paradiso: mi propongo di aiutare i poveri e poi passo davanti a un gioielliere e non resisto alla tentazione di comperarmi un bell’anello; decido di andare a trovare i vecchietti all’ospizio e poi mi lascio convincere dalle amiche a passare il pomeriggio giocando a carte … Così passano gli ultimi anni della mia vita, e mi sento sempre più sola e triste, sempre più ricca e sempre più povera di amore !
Il ricco non si rende conto che la felicità non è un pezzo di torrone da sgranocchiare in solitudine, ma da condividere. I ricchi hanno trovato la porta del cielo sprangata con su scritto Off limits. Guai ai ricchi: forse questa maledizione ci toglierà il sonno, forse moriremo di paura, ma sarà la nostra salvezza. Si dice che con il denaro si può ottenere tutto … eccetto questo: cancellare le taglienti parole di Cristo. Dobbiamo amare i ricchi, non per i favori che ci possono fare (molto difficile!), ma perché sono i nostri fratelli più poveri. Il peggior servizio che possiamo rendere ai ricchi è quello di tacere; il ricco è già tradito dalla sua ricchezza, non è giusto che debba subire anche il tradimento del silenzio dei cristiani. Ma attenzione a non parlare dei ricchi in termini classisti. Anche io sono ricco. Chi è il mio Dio? Qual è il valore, il bene più importante della mia vita? Per chi o per che cosa lavoro giorno e notte? BUONA VITA!