MAZZETTE AL SINDACO E ALL’ARCHITETTO. L’esilarante colloquio tra l’imprenditore padre e l’imprenditore figlio che se ne va a cena con l’avversario di Nicola Tamburrino

3 Gennaio 2020 - 21:34

VILLA LITERNO (g.g.) – Una parte dell’ordinanza che strappa il sorriso. Diciamo che l’imprenditore Salvatore Nicchiniello, quello del centro polifunzionale, è un allegrone, uno un po’ naif. Leggendo le intercettazioni che pubblichiamo questa sera, ci rendiamo conto del vero e proprio stravolgimento di valori e regole. Questa non è solamente attività tecnicamente criminale, ma una concezione che ritiene la legge, il diritto un optional spesso e volentieri irrilevante.

Il Nicchiniello, perennemente a bordo della sua Mercedes, insiste più volte con il suo interlocutore nel dire che l’architetto Giuseppe D’Ausilio, dirigente dell’ufficio tecnico, si sta comportando benissimo in quanto i 32mila euro gli saranno riconosciuti, lui se li guadagnerà redigendo il progetto del centro polifunzionale.

“Sì, non si potrebbe fare, però si saprà che quel progetto l’ha fatto lui e questo gli farà pubblicità”. Questa frase si commenta da se. L’opinione pubblica stimerà professionalmente di più D’Ausilio in quanto redattore di un bel progetto di piscine e locali. La stessa opinione pubblica non baderà assolutamente al fatto che è reato grave se un dirigente pubblico, tra le altre cose incaricato di controllare la rispondenza di una procedura e del progetto stesso alle leggi, lo redige sottobanco per poi controllarlo e promuoverselo. A Villa Literno questo è normale.

L’altra intercettazione esprime la parte più divertente di questo articolo perché è il dialogo tra padre e figlio cioè tra Francesco e Salvatore Nicchiniello. Quest’ultimo, pensando di aver risolto tutto accordandosi per le tangenti al sindaco Nicola Tamburrino e D’Ausilio, se ne va beatamente a cena ad un mese e mezzo dalle elezioni con Salvatore Riccardi cioè il competitor di Tamburrino. Francesco Nicchiniello è assolutamente annichilito. Sembra dubitare delle facoltà mentali del figlio. “Ma come – così possiamo riassumere il suo pensiero, visto che testuale ve lo potete leggere nei documenti in calce – io voglio fare la guerra a Tamburrino, ipotizzando addirittura di candidare a sindaco mio figlio; tu mi fai rientrare perché hai l’obiettivo di ottenere quel permesso a costruire, io tiro pure fuori i soldi delle mazzette e tu ad un mese dalle elezioni te ne vai a cena, in un posto frequentato, con altre persone presenti, con quello che in quei giorni era il peggior nemico di Tamburrino?”. Non gli dice “sei scemo”, ma poco ci manca.

E Salvatore Nicchiniello candidamente dice al padre: “Ma noi siamo liberi”, alludendo evidentemente ad una partita chiusa con le tangenti.

“Ma liberi che cosa…?”. Francesco Nicchiniello, ben più saggio e centrato del figlio, sa bene che la partita elettorale sarà decisiva anche per i loro interessi, perché a Villa Literno tutti sanno che dopo averlo avversato, si sono messi d’accordo con Tamburrino.

Il resto lo leggete nei documenti che pubblichiamo qui sotto in calce.