CASAL DI PRINCIPE. Il fratello dell’assessore in pole position, dopo gli scritti, per l’assunzione da impiegato comunale

12 Febbraio 2020 - 16:25

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Formulette di rito per blindare questo nostro intervento giornalistico il cui uso, però, con questi “marpioni della legalità”, frutto di un’illuminazione trascendente dello spirito santo, sono diventate per noi una necessità, allo scopo di evitare la solita pratica della “distrazione di massa” che induce i marpioni di cui sopra, a rispondere agli scritti di questo giornale con argomenti assolutamente diversi da quelli trattati nel contenuto dell’articolo volta per volta in questione. 

Avanti, dunque, con la prima preghierina, che definiamo laica perculando un pò anche noi quel Fasulo della Rai che così ha definito una delle canzoni di Sanremo, attirandosi i frizzi e i lazzi quotidiani dei due inviati di Striscia, nella città dei fiori.

Il sindaco Renato Natale è stato, è e sarà, nei secoli dei secoli, un eroe dell’anticamorra. Uno che è riuscito, in maniera fenomenale, a battersi contro il clan dei casalesi, rendendo grazie al signore di non aver fatto la stessa fine del povero don Peppe Diana, rispetto al quale assumeva gli stessi rischi, quando interveniva sulle cose della politica e della camorra in quel di Casal di Principe. Per cui, quello che dice e fa Renato Natale è buono e giusto a prescindere. Finanche più buono e giusto di quello che dicono altri due noti illuminati dalla grazia, cioè Peppe Pagano della Nuova Cucina Organizzata e sua moglie.

Ovviamente, con queste premesse, anche accennare alla categoria dell’integrità politica e morale rappresenterebbe una colpa superiore, ben superiore a quella punita dal codice penale, di vilipendio nei confronti del presidente della repubblica.

Seconda preghierina laica: l’assessore Antonio Natale è uno specchiato amministratore comunale. E d’altronde, avendo ricevuto delega di governo da cotanto sindaco, non può che ripercorrerne le orme. Specchiato e onestissimo, sia nel corpo che nello spirito.

Terza pregherina laica: il signor Massimo Natale è uno dei giovani, anzi, è il giovane più preparato di Casal di Principe, dell’agro aversano, della Campania e d’Italia. Ricordatevi questa cosa, perchè è importante in funzione del ragionamento che si dipana in questo articolo.

Dunque, stupisce che un tal Luigi Tamburrino abbia osato riportare il punteggio di 24 ad esito della prova scritta del concorso, bandito dal comune di Casal di Principe, per l’assunzione di due istruttori amministrativi categoria C/1. 

Oggi, nella graduatoria che pubblichiamo in calce, Massimo Natale è, infatti, secondo.

Posizione che se dovesse confermare dopo la prova orale, gli varrebbe l’assunzione al comune. Avendogli dedicato la terza preghierina laica e alla luce della seconda e della prima, andremo subito a confessarci, di sicuro laicamente, infliggendoci colpi sulla testa con l’illuminista  “Contratto sociale” di Jean Jacques Rosseau, per aver affermato che Massimo Natale è il fratello dell’assessore Antonio Natale.

In provincia di Caserta, questa ci mancava. Ci mancava che il fratello di un assessore partecipasse ad un concorso per l’assunzione a tempo indeterminato da impiegato del comune.

Però, siccome siamo nella specialissima Casal di Principe, inondata dalla luce dei giusti che ha, in Renato Natale, una stella che rifugge e detta il cammino, ciò, evidentemente, si può fare.

Battute a parte e preghierine laiche a parte, ritorniamo al concetto dell’eccellenza culturale del candidato al concorso Massimo Natale, cioè a quella nostra affermazione di cui vi avevamo chiesto di prendere nota. Cosa potranno obiettare il sindaco e l’assessore Antonio Natale a questo articolo? Diranno che Massimo Natale vincerà o perderà in base alla preparazione. E noi siamo d’accordo con loro sul discorso della preparazione e del merito. Ma allora, perchè tra 8mila comuni italiani, Massimo Natale va a fare il concorso proprio in quello in cui il fratello è assessore? Perchè vuole creare una condizione di sospetto ingiusto ai suoi danni offrendo un argomento facile ai detrattori di Natale, tutti, in quanto tali, camorristi o para-camorristi di sicuro?

Conclusione: mettiamo il caso che al tempo delle sindacature di Goglia o di Pasquale Martinelli o degli Schiavone e Scalzone assortiti, il fratello di un assessore avesse partecipato ad un concorso per l’assunzione in comune, per di più collocandosi già in posizione ottima, dopo gli scritti, cosa avrebbe detto Renato Natale? Noi lo sappiamo, perchè c’eravamo allora, come ci siamo oggi. E, allora come oggi, ci disgustava la retorica dell’anti camorrismo militante, di cui il grande Leonardo Sciascia aveva parlato in un famoso editoriale pubblicato dal Corriere della Sera da cui nacque la definizione di “professionisti dell’antimafia”. Allora come oggi affermavamo che la moralità, l’onestà sono normali, ordinarie qualità che si testimoniano sobriamente nel vivere quotidiano e nella propria azione professionale, senza bisogno di una narrazione ossessiva ed ossessionante, assertiva e auto celebrativa.

La vera anticamorra si fa in silenzio, combattendo non solo a parole ma attraverso la testimonianza degli scritti e della propria partecipazione diretta ad eventi pubblici, certi argomenti che gli anticamorristi di professione si sono sempre guardati bene dall’affrontare, perchè a loro bastano gli slogan.

Questo avevamo da dire e da scrivere e questo abbiamo scritto.

Ovviamente, ci sarà qualcuno che risponderà parlando di altro e non entrando neanche per un secondo, in quanto culturalmente incapace di fare, nel merito delle cose sostenute in questo articolo.