Sindacalista ucciso dalla camorra, la famiglia lotta per il risarcimento negato
19 Febbraio 2020 - 18:00
CASAL DI PRINCIPE (red.cro.) – Un convegno alla Camera dei Deputati per ricordare Federico Del Prete, il sindacalista degli ambulanti ammazzato a Casal di Principe la sera del 18 febbraio 2002, alla vigilia di un processo per estorsione che lo vedeva testimone principale contro il vigile urbano che, per conto del clan camorristico La Torre, alleato dei Casalesi, taglieggiava gli ambulanti del mercato di Mondragone.
L’evento, denominato “Legalita’ e tutela delle vittime. Il ricordo di Federico Del Prete“, si e’ svolto oggi nella Sala delle Conferenze al Palazzo Theodori Bianchelli. In Campania, nei territori dove viveva, a tenere banco e’ la circostanza che – sottolineano i parenti dell’uomo – la prefettura di Caserta e il Ministero dell’Interno non hanno mai risposto da un anno e mezzo ai familiari di Del Prete, che hanno chiesto il riconoscimento del danno di oltre 100mila euro cosi’ come stabilito dal tribunale civile di Napoli. “Oggi si ricorda la figura di sindacalista coraggioso di Federico Del Prete – dice Gianni Zara, avvocato di Gennaro Del Prete, figlio della vittima – eppure dopo un anno e mezzo nessuno ci risponde su un diritto, quello al risarcimento riconosciuto dal giudice civile, che ci spetta in modo legittimo. Chiedo al Ministro Lamorgese di fare chiarezza su questa vicenda e sulla situazione di tante vittime innocenti della camorra mai riconosciute come tali, che ieri hanno anche manifestato a Roma con Don Luigi Ciotti”.
In molti casi simili, il Ministero dell’Interno ha risposto picche, basandosi su una normativa molto contestata, ovvero quella che blocca i risarcimenti per i parenti della vittime innocenti della criminalita’, come e’ appunto Federico Del Prete, quando hanno legami anche di parentela fino al quarto grado con persone vicine alle organizzazioni mafiose o comunque non risultano estranei ad ambienti criminali. Norme che danneggiano le tante persone che vivono nei piccoli comuni ad alta densita’ mafiosa, come quelli casertani di Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa, Casapesenna, dove cittadini onesti e incensurati hanno parentele scomode, e pur avendo avuto padri o figli uccisi incolpevolmente, spesso per errore di persona, non si vedono riconosciuti diritti acquisiti.
Spesso il Viminale, nel rispondere negativamente, si basa su informative, spesso datate, delle forze dell’ordine, senza tener conto di sentenze giudiziarie che accertano la completa innocenza della vittima e la sua totale estraneita’ ad ambienti delinquenziali.