Gli omicidi Caterino e Ferriero nella faida di camorra: i fratelli Mazzara devono restare in carcere
21 Febbraio 2020 - 08:20
CESA (red. cro.) – Sono stati arrestati assieme ad Alberto Verde, lo scorso 31 maggio, Giovanni e Nicola Mazzara, rispettivamente 62 e 65 anni, mentre già si trovavano in carcere; uno a Siracusa, l’altro a Terni. I provvedimenti furono il risultato di una prolungata attività investigativa avviata nel mese di marzo 2018, a seguito delle dichiarazioni dapprima rese dal collaboratore di giustizia Tammaro Scarano, il quale ha ammesso le proprie responsabilità ed ha chiamato in correità i complici, e arricchite successivamente dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, che hanno permesso di individuare gli autori degli omicidi di Michele Caterino, commesso il 20 maggio 2006, e Cesario Ferriero, commesso il 25 dicembre 2007. Gli anni della faida, della guerra violenta per il controllo del clan. I fratelli Giovanni e Nicola Mazzara avevano operato con la fazione di Schiavone, mentre i Caterino, loro antagonisti, erano vicini a Bidognetti.
Lo scorso 21 giugno, per questa ordinanza di custodia cautelare, i legali dei fratelli Mazzara hanno fatto ricorso al tribunale del Riesame per rivedere la misura carceraria relativa ai due omicidi sopracitati e al caso di estorsione ai danni di Luigi Rao, imprenditore del circondario aversano. Ma i giudici hanno rigettato tale richiesta, provocando, quindi, il successivo ricorso in Cassazione contro questa decisione. Tra i motivi del ricorso presentato davanti ai giudici dell’ultima istanza, è sicuramente interessante leggere quello proposto dal legale di Giovanni Mazzara, relativo alle dichiarazioni di Tammaro Scarano.
Come scritto nella sentenza, secondo la difesa le dichiarazioni di Scarano riguardanti l’omicidio di Michele Caterino non sarebbero state sottoposte ad un’idonea verifica
Ovviamente potete leggere tutto il dispositivo, con ricorsi e la sentenza emanata dai giudici, nel link qui in basso. Per quanto riguarda il mero risultato finale dei ricorsi presentati, la corte di Cassazione li ha ritenuti inammissibili, condannando Giovanni e Nicola Mazzara anche al pagamento delle spese processuali.