MICROSCOPIO CORONAVIRUS. Ecco perchè Zaia è un grande e De Luca è un pirla. Il pericolo asintomatici, il modello coreano e il disastroso modello campano

18 Marzo 2020 - 14:29

CASERTA – (Gianluigi Guarino) I fatti, i fatti, solo e solamente i fatti, noi non ce l’abbiamo con De Luca. Chi scrive lo ha anche, come più volte detto, votato alle ultime elezioni regionali del 2015. Però noi siamo fatti così. Per cultura, per carattere, ascoltiamo le parole con un certo disincanto. Se sono quelle di un comico, lo facciamo con disincanto piacevole, perchè da goliardici come siamo, ci aggrada ridere e divertirci; se sono quelle di un politico, invece, le accogliamo con disincanto diffidente.

Perchè non può essere considerato un virus, siamo in tema e dunque ci concediamo questa licenza, dicevamo, non può essere considerato un virus demagogico, l’affermare che nel nostro paese e in Campania in particolare, esista una distanza abissale tra quello che si dice e si promette e quello che si fa.
Di pancia, il popolo esprime questa valutazione, in maniera assertiva, cioè in modo meramente protestatario. Noi di CasertaCe e di NapoliCe, riteniamo, invece, di aver profuso un impegno enorme, finalizzato ad arrivare ad una conclusione non necessariamente tranciante, negativa, ma che ci ha portati ad approdare al medesimo porto a cui è approdato il popolo della pancia.
Per cui, oggi, semplicemente, la nostra posizione rispetto al governatore Vincenzo De Luca, non è altro che la stessa posizione che abbiamo nei confronti di tutti quei politici, diciamo del 95% di loro, che parlano bene e razzolano malissimo. Di centrodestra, di centrosinistra o pentastellati che siano.
Questa nostra censura a De Luca si è notata un pò di più, perchè è stata molto concentrata nel tempo e soprattutto collocata in un contesto di emergenza senza precedenti, che ha alzato esponenzialmente il livello di attenzione della gente, reclusa in casa, verso tutto ciò che viene pubblicato intorno al coronavirus.
Questa premessa serve a spiegare perchè noi intendiamo aumentare il livello del nostro autocontrollo, non cancellando, ma riducendo al minimo le strutture valutative, spesso lo confessiamo, anche un pò retoriche, degli articoli di NapoliCe e CasertaCe.
Ora vi parleremo di Corea del Sud e di asintomatici. Due questioni strettamente, intimamente, collegate tra loro. Domanda: perchè i coreani del sud, in un mese e mezzo, hanno fatto circa 240mila tamponi, in rapporto ad una popolazione di 51 milioni 750mila abitanti e in Italia i tamponi effettuati sono stati solo 148.657, dato ufficiale, su una popolazione di circa 60 milioni, comunicato ieri sera dalla protezione civile nazionale?
Badate bene, di questi 148mila tamponi e passa, ben 81.927 sono stati fatti nell’ambito di sole due regioni su 20: in Lombardia dove i tamponi praticati sono stati fino ad ora 46.449 e in Veneto, con 35.478. In Lombardia, da questa attività di analisi, sono scaturiti, 16.220 casi totali, mentre in Veneto, dove il governatore Zaia ha fatto un lavoro magnifico, non lo diciamo noi, ma lo dicono i numeri, i 35mila e passa tamponi, vanno rapportati ai 2.704 casi totali.
In poche parole, i casi accertati sono il 7,7% dei tamponi praticati. In Lombardia, sono già il 34%. Comunque, in emtrambe le regioni, la raccolta delle cifre epidemiologiche è ampia al punto giusto per considerare affidabili i numeri dei contagiati.
Cosa vuol dire ciò? Che Zaia ha compreso immediatamente che, per contenere l’epidemia, occorreva controllare più gente possibile. In poche parole, ha adottato il modello coreano. Questo popolo, al pari degli altri popoli di quella parte dell’Asia, è l’antitesi esatta di De Luca: parlano zero, fanno cento.
Avevano testato un sistema di prevenzione e di lotta alle epidemie, negli anni scorsi, quando dovettero fronteggiare delle piccole, quand’anche insidiose forme di influenza, ugualmente molto attive e pericolose sull’apparato respiratorio, la prima delle quali datata 2016, la Zika, arrivata dal Medio Oriente.
I primi casi di coronavirus, Seul li ha già diagnosticati a gennaio, prendendo coscienza con largo e fondamentale anticipo, mentre noi cantavamo col festival di Sanremo, della necessità di fronteggiare un problema serio. Da quel momento, è cominciata una organizzatissima task force: migliaia di postazioni mobili dove sono stati praticati i tamponi; automobilisti fermati un attimo ai semafori e controllati. Stesso discorso davanti ai supermercati e soprattutto una miriade di visite domiciliari fatte da personale inappuntabilmente protetto.
Tutto ciò è servito in generale, ma è servito anche e soprattutto a fronteggiare un aspetto che il signor De Luca, nel suo delirio di onnipotenza, ha dimostrato di non aver neppure lontamente considerato fino ad oggi. E cioè che i vettori più pericolosi e insidiosi del Covid-19 sono i cosiddetti asintomatici, che, cavolo, qualcuno potrebbe anche chiamare, per rendere meglio l’idea, con il nome classico di “portatori sani”.
Per spiegare bene, partiamo da una roba diversa dal coronavirus: una persona, e ce ne sono tante, portatrice sana di epatite C, ha molte probabilità di non ammalarsi mai, ma a fronte di questo, esistono anche altrettante possibilità che possa infettare chi con lei entra in contatto intimo, magari bevendo dallo stesso bicchiere o avendo contatti epidermici diretti. Il ricettore del virus dell’epatite C lo porterà con sè giocando una partita individuale, cioè senza asservire le stesse chance, che ha il portatore sano, di non ammalarsi mai.
Dunque, potrebbero esserci molti più pericoli che il ricettore si ammali di epatite C e si becchi una cirrosi epatica. Voi non avete capito, perchè questo personaggio che teniamo a comandare alla Regione a Napoli, non ve l’ha spiegato e probabilmente, rotolandosi nel suo super ego, non ci ha pensato neppure lui: per il coronavirus è esattamente la stessa cosa, ci sono migliaia e migliaia di persone che lo portano addosso e che non si ammaleranno mai e che lo sapranno, ammesso e non concesso che la connessione verrà mai fatta, solo quando una persona vicina si ammalerà.
Non è un caso che tanti scienziati in queste ore abbiano maturato l’idea solida che, in Italia, il coronavirus sia stato portato da qualche cinese asintomatico, cioè portatore sano. Forse, da più cinesi provenienti dal loro paese.
C’è un paesino del Veneto, Vo’ Euganeo, su cui l’edizione di oggi di Vanity Fair, giornale destinato soprattutto al pubblico femminile e autorevolissimo, si sofferma, raccontando che essendo diventata una delle prime zone rosse, contemporaneamente a Codogno, tutti i suoi 3mila abitanti, nessuno escluso, è stato sottoposto a tampone.
Più del 60% dei positivi è risultato asintomatico e portatore sano. Già allora Zaia aveva compreso che solo una operazione in grande stile di analisi generale di tutti i residenti in determinate zone, avrebbe potuto strutturare un piano serio di quarantena, chiudendo in casa, non solo i positivi malati ma anche i positivi asintomatici o portatori sani.
Tutto questo non è stato compreso in Campania, dove oggi rischiamo un allungamento dei tempi della malattia e un allungamento del disastroso coprifuoco che ogni giorno distrugge un pezzo della nostra già malmessa economia, perchè il robocop di Salerno si è messo a girare nelle strade a cercar untori, invece di mettere il cervello in funzione e non solo, usando una sua citazione, per spartire le orecchie.
Se ricordate bene, la zona di Lodi, di Codogno e quella di Padova di cui fa parte il comune di Vo’ Euganeo, sono state le prime a subire il contagio. Il Veneto è riuscito portentosamente a tenere i casi sotto controllo perchè Zaia ha compreso che dove c’era il focolaio, nessuno, proprio nessuno, doveva sfuggire al controllo.
In Corea, invece, muovendosi per tempo già a gennaio, non hanno avuto bisogno di fare il tampone a tutti i 51 milioni di residenti. Perchè, tra parentesi, per come sono fatti quei popoli, se fosse risultato necessario l’avrebbero fatto a autti i 51 milioni. Hanno tolto di mezzo, sin da gennaio, dalla strada, dal contatto con persone non contagiate, decine di migliaia di portatori sani, mettendoli in quarantena, non a contatto con familiari, mettendo in funzione tantissime aree immobiliari protette e blindate, come, per fare un esempio, la struttura militare nei pressi di Roma che tardivamente è stata messa in piedi e che ha accolto i primi contagiati provenienti dalla Cina.
Risultato: la Corea del Sud ha avuto fino ad ora 8.326 casi di positività trasformatasi in malattia manifestata, con 75 morti. Avete letto bene, 75 pur essendo stato il primo paese, dopo la Cina, a subire l’attacco del coronavirus.
La percentuale tra malati accertati e tamponi effettuati in Campania, con i dati di ieri della Protezione civile nazionale, è pari al 17% circa. Ma questa percentuale non può essere considerata affidabile, così come lo è quella della Lombardia, grazie ai 46mila e passa tamponi effettuati e come quella del Veneto dei 35mila e passa tamponi.
In Campania, questo 17%, al momento, è un numero assolutamente provvisorio, perchè i controllati sono troppo pochi. Ora, se è vero che la reclusione domiciliare mitiga la cifra di potenzialità del contagio da parte dei portatori sani o asintomatici che dir si voglia, è anche vero che questa potenzialità viene portata nelle case a scapito di conviventi non colpiti dal problema e che diventano invece facile preda del contagio.