APPALTI & COINCIDENZE. L’età dell’oro al COMUNE DI CASERTA di Antonio Schiavone. Fratello di Claudio, parente del boss Mario Schiavone Maettone, per i pentiti imprenditore di camorra

25 Gennaio 2025 - 13:50

Va sottolineato e sottolineato bene che gli esiti di un procedimento penale che solo in corte di Appello ha eliminato l’aggravante camorristica, procedono su un sentiero diverso da quello che porta, come ampiamente ha dimostrato il caso di Sparanise, al provvedimento amministrativo di scioglimento per infiltrazione camorristica

CASERTA/CASAL DI PRINCIPE (g.g.)Claudio Schiavone è stato il re degli appalti nel Consorzio di bonifica quando questo si chiamava “del Basso Volturno” e non si era riunificato con quello Aurunco.

CasertaCE, negli anni 2014, 2015 e anche in quelli immediatamente successivi, pubblicò molti articoli, sicuramente in doppia cifra, per denunciare le modalità, a nostro avviso vergognose, con cui il dirigente dell’Ufficio Tecnico del Consorzio, Camillo Mastracchio, oggi, come capita nel nostro territorio, dove chi si muove fa carriera, direttore del Consorzio unificato Aurunco-Basso Volturno, affidò tantissimi lavori a Claudio Schiavone, imprenditore chiacchieratissimo di Casal di Principe che intascò (e non è un’iperbole) milioni e milioni di euro e parente di Mario Schiavone Maettone, deceduto pochi giorni e cognato del Francesco Sandokan Schiavone come dichiarato dal collaboratore di giustizia Nicola Panaro.

Poi le vicende di questo imprenditore cominciarono a barcollare. La Direzione distrettuale antimafia di Napoli, sulla scorta delle dichiarazioni di più di un pentito del clan dei Casalesi, inquisì e arresto Schiavone, chiedendo e ottenendo il suo arresto.

Durante il dibattimento non emersero quelle prove granitiche per tenere in piedi l’accusa di commistione tra Claudio Schiavone e i boss di Casal di Principe, Casapesenna e San Cipriano. Le accuse per i reati contestati furono confermate, ma private dell’aggravante camorristica, diventarono preda del colpo di spugna della prescrizione. E

così, Claudio Schiavone scampò ad una condanna già comminata in primo grado e in Appello a sei anni di reclusione, divenuti due in seconda istanza dove, evidentemente, non resse più l’aggravante mafiosa.

La Cassazione, mordendosi le mani, scrisse in 24 pagine una sorta di condanna platonica, dovendo però riconoscere il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. In pratica, i giudici di primo grado, i giudici dell’Appello e anche i giudici della Cassazione riconobbero in Claudio Schiavone un corruttore, un turbatore di aste pubbliche, ma i tempi della prescrizione lo salvarono.

Durante il periodo delle vacche magre, che dura ancora oggi, visto che è chiaro che Claudio Schiavone, al tempo residente in una splendida villa tra Baia e Latina e Alvignano, non ha potuto affermare una presenza nelle partite che contano, ossia negli appalti fondamentali e più lucrosi, banditi dai comuni, dagli enti strumentali e dall’amministrazione provinciale.

Stesso discorso per il fratello Salvatore che, pur non essendo stato attinto da provvedimenti giudiziari, a partire da quello concretizzatosi nell’ordinanza CPL-Concordia, richiesta dalla DDA il 25 maggio 2015, e ottenuta, a firma della Gip Federica Colucci il 29 giugno successivo, si guadagnò delle citazioni, frutto delle parole dei collaboratori di giustizia che, poi, sono state trasfuse in ogni sentenza di condanna di Claudio Schiavone, fino alle amare 24 pagine della Cassazione.

Precisamente, nel sunto della vicenda giudiziaria, a pagina tre della sentenza di Cassazione si legge che Claudio Schiavone: “nella qualità di titolare della D’Angelo Costruzioni s.r.I., aveva eseguito, quale sub appaltatore della Concordia, i lavori nei comuni di Villa Literno, in via esclusiva, su indicazione del gruppo Bidognetti e a Casal di Principe, in condivisione con il fratello Salvatore, su indicazione del gruppo Schiavone“.

Il periodo complicato di Claudio e Salvatore Schiavone è diventato invece un’età dell’oro per il terzo fratello, Antonio Schiavone.

Quanto abbiano contato le solide relazioni costruite da Claudio Schiavone, parente di Mario Schiavone Maettone, cognato di Sandokan Schiavone ed elemento di spicco del clan dei Casalesi, nelle stanze di potestà della pubblica amministrazione, i luoghi dove si distribuscono lavori da centinaia e centinaia di milioni di euro, noi non siamo in grado di stabilirlo.

La coppia Claudio e Salvatore Schiavone da una parte e il terzo fratello, Antonio, hanno compiuto – almeno sulla carta – percorsi imprenditoriali autonomi. Ma sempre fratelli sono. E se si va a controllare il decollo di Antonio Schiavone con le sue imprese, a partire dalla società Megastrutture, con sede a San Nicola la Strada, si vede che la discesa del diagramma di Claudio ha coinciso con l’ascesa del diagramma economico di Antonio.

LE PISTE CICLABILI DI CASERTA DA 2 MILIONI E PASSA

Coinciso, per l’appunto. Coincidenza, fino a prova contraria. Noi di CasertaCe nell’ultimo anno un po’ di cose le abbiamo scritte su Antonio Schiavone. A partire da quello che titolammo tra il serio e il faceto “La ricotta di Natale…“, andato in rete il 29 dicembre 2023 (CLICCA E LEGGI).

In sintesi, narravamo che una commissione di gara chiacchierata, composta da dirigenti sotto processo Franco Biondi, Luigi Vitelli, e il geometra comunale, Luigi Di Tora (poi tutti coinvolti, con destini diversi, nell’ordinanza su corruzione elettorale e appalti dello scorso giugno), avevano aggiudicato lavori per piste ciclabili dal valore di oltre 2 milioni di euro, finanziate con fondi PNRR, alla società Megastrutture, grazie ad un ribasso appena dell’1% che, indipendentemente dal fatto di definizione di elemento sospetto o meno, si configura come un danno alle casse pubbliche che, per un lavoro aggiudicato per effetto di un ribasso, paga sostanzialmente la stessa base d’asta, quando per procedure simile, in luoghi normali, i ribassi partono dal 20% a salire. Il tutto, senza la pubblicazione di un solo verbale di gara da parte del comune di Caserta, in violazione alle regole sulla trasparenza.

Parliamo di piste ciclabili che in queste settimane le vediamo installare, costruire a Caserta in maniera impraticabile, se non pericolosa. Cantieri nati solo perché l’Unione Europea sulla mobilità via bici ha stanziato fondi centinaia di milioni di euro, come fece a suo tempo con le rotonde, anche queste costruite nei luoghi più impensabili, spesso a loro volta pericolose e generatrice di incidenti stradali, soventi gravi.

Ma si sa che da noi non è che si decide di costruire infrastrutture utile ai cittadini, per migliorare la vivibilità collettiva. Ma servono solamente a muovere il soldo. A realizzare gare d’appalto, spesso contaminate dalla corruzione e dalle turbative delle procedure di aggiudicazione. A muovere tanto denaro, come quello incassato da Antonio Schiavone per questi lavori al comune di Caserta.

ANTONIO SCHIAVONE E I RIBASSI FOTOCOPIA ALLA PROVINCIA

Antonio Schiavone torna nelle cronache di CasertaCE il 22 luglio 2024, ossia sei mesi fa. Quando va in onda un classico, anzi, visto il periodo, un tormentone tipico delle aggiudicazioni doc targate Gerado Palmieri, da fine ottobre ufficialmente indagato con Giorgio Magliocca nel caso di corruzione alla Provincia.

Parliamo della solita (finta) baruffa tra le ditte in gara per un appalto dentro ad un solo numerino di ribasso. Dentro ai decimali e ai centesimali, con un meccanismo che neanche la persona più ingenua, che ha vissuta la sua vita su un eremo in montagna, può ritenere seria.

Per i lavori di manutenzione su diverse strade provinciali da 650 mila euro l’aggiudicazione finisce alla società, riteniamo unipersonale, Giovanni Schiavone con sede a Casal di Principe, in via Foggia. Seconda in graduatoria è finita la ditta Megastrutture. Ma Antonio Schiavone può festeggiare lo stesso, perché arrivato primo in graduatoria nella gara di manutenzione delle strade provinciali nella zona Ischitella, di Santa Maria a Cubito, Cancello ed Arnone e Casapuzzano, dal valore di 647 mila euro.

Come detto, in tutte e due le procedure di cui scrivevamo, la bellezza di 26 ditte partecipanti hanno presentanto tutte lo stesso numero intero del ribasso, 38%, il numero magico di tantissime gare aggiudicate alla Provincia di Caserta, differenziandosi solo per i decimi, i centesimi o i millesimi dopo la virgola (CLICCA E LEGGI).