ASL CASERTA & CAMORRA. La coop di Maurizio Zippo si rifà il look, ma non serve a nulla. I problemi restano e centinaia di lavoratori non beccano un euro da mesi

17 Maggio 2023 - 14:01

Il nome cambia, la sede pure, ma non la composizione societaria e la partita Iva. Il nome adesso è Astra Care, ma se la forma si modifica, non lo fa la sostanza: si tratta sempre della cooperativa Serena, che per la Dda è di Maurizio Zippo, imprenditore a disposizione del clan dei Casalesi

CASERTA/SAN CIPRIANO DI AVERSA (l.v.r.) – Sono diverse le cose interessanti emerse dal verbale del 3 marzo scorso della determina dirigenziale, firmata dalla direttrice del Provveditorato dell’Asl di Caserta, Marisa Di Sano, con la quale l’azienda sanitaria locale della nostra provincia prende atto del cambio di denominazione della cooperativa Serena, ritenuta dalla Direzione distrettuale antimafia come controllata da Maurizio Zippo, indagato per associazione mafiosa nell’inchiesta sul clan dei Casalesi e i servizi sociali nella nostra provincia.

Di Zippo, ad esempio, ne parla Mario Iavarazzo, ex cassiere della fazione Schiavone e pentitosi dal 2020: Luigi Lagravanese era a completa disposizioni del clan. E mi raccontò di Zippo, di San Cipriano d’Aversa, che pure lavorava nel settore delle cooperative. Lagravanese – ha riferito Iavarazzo – si lamentava del fatto che Zippo continuasse ad operare indisturbato, nonostante avesse fatto per il clan le stesse cose che aveva fatto lui, nel senso che aveva messo le sue cooperative a disposizione della cosca per effettuare assunzioni in cambio di voti”

LA
DETERMINA DELL’ASL CHE CAMBIA LA FORMA, NON LA SOSTANZA

Partendo dal fatto meno influente su questa storia, quando l’ASL di Caserta parla di allegati all’interno di una determina, questi, cioè gli allegati, in realtà mancano.

Nel documento che potete leggere in calce all’articolo, infatti, si segnalano una serie di documenti accessori alla determina che, in teoria, dovremmo trovare, così come il termine specifica chiaramente, in allegato alla stessa. Tutto bellissimo, se non fosse che di questi atti non ce n’è nemmeno uno.

Venendo alla storia in sé, da un paio di mesi non dobbiamo più parlare di cooperativa Serena, con sede a Figline Valdarno, bensì di cooperativa Astra Care, che cambia la sua sede, spostandola a Napoli. Se cambia il nome e la sede, non cambia la composizione societaria, che infatti resta invariata, e anche la sua partita IVA.

Secondo quanto è emerso dalle indagini della squadra mobile di Caserta, coordinata dalla Dda di Napoli, Maurizio Zippo tra le varie società controllate, aveva anche questa cooperativa Serena con sede legale in Toscana, Figline Valdarno, ma con un’altra casa nella trafficata (diciamo così) via Consiglio d’Europa a Santa Maria Capua Vetere.

Gli agenti della squadra mobile hanno portato alla luce la circostanza che Maurizio Zippo percepisse anche dei redditi dalla cooperativa Serena. Anche se non è tra lui la figura di legale rappresentante dell’impresa, ma una tale Annunziata Iovine, ottantenne originaria di San Cipriano d’Aversa, stesso luogo di provenienza di Maurizio Zippo.

I SERVIZI SOCIO SANITARI NEGLI OSPEDALI DELL’ASL DI CASERTA E I LAVORATORI SENZA STIPENDIO

La cooperativa Astra Care, fu Serena, in passato ha gestito la residenza assistita di via De Falco a Caserta, che, successivamente è passata dalle mani di Pasquale Capriglione e Gennaro Bortone, entrambi indagati per camorra e che hanno visto le loro società colpite da interdittiva antimafia, prima della scellerata internalizzazione decisa dall’Asl,

In un articolo di un mese e mezzo fa (CLICCA QUI PER LEGGERLO), vi raccontavamo come per diversi mesi gli operatori della RSA non avevano preso nemmeno uno stipendio e da un giorno all’altro si sono trovati anche senza lavoro, a causa della scelta presa dal direttore generale Amedeo Blasotti.

Tornando a Zippo, L’ASL Caserta e la cooperativa Serena hanno stipulato un contratto nel mese di ottobre che, sulla carta, sarebbe durato tre mesi, ma che invece oggi è ancora in esssere, per quanto riguarda i servizi socio assistenziali che la struttura sanitaria della nostra provincia gestisce.

Anche in questo caso, nessun pagamento sarebbe avvenuto a centinaia di operatori sanitari degli ospedali di Maddaloni, San Felice a Cancello e Sessa Aurunca.

Dalla cooperativa Serena, anzi, dalla cooperativa Astra Care, spiegano che a bloccare il l’erogazione degii stipendi sarebbe stata la stessa ASL, attraverso l’ufficio Provveditorato. Ovvero, l’Asl non ci paga, noi non paghiamo voi. A dimostrazione della scarsa capacità economica di questa cooperativa, che non riesce a sostenere le spese che, in teoria, fanno parte degli obblighi di un datore di lavoro: pagare un proprio dipendnete

Non sappiamo quanto ci sia del vero rispetto alla dichiarazione della cooperativa che secondo la Dda, è nelle disponibilità di Maurizio Zippo.

Ciò che è certo che, da diversi mesi, l’ASL Caserta sta lasciando centinaia di operatori necessari alla sopravvivenza della sanità della nostra provincia nelle mani di una cooperativa che per la Dda faceva parte di quel sistema criminale che ha foraggiato il clan dei Casalesi.

Blasotti e la governance Asl, continuando imperterrita a gestire e ad affidare a cooperative poco limpide servizi essenziali da migliaia di euro al mese, potrebbe passare alla storia, se le accuse saranno confermate in un tribunale, di essere stato amministratori pubblici che, nonostante indagini e inchieste già note, hanno foraggiato l’economia della camorra.

Se Astra Care, infatti, viene pagata con regolarità, l’Asl le sta dando la possibilità di introitare centinaia di migliaia di euro, abbattendo completamente i costi, in considerazione il fatto che la forza lavoro non viene retribuita.

NECESSARIA AUTOCITAZIONE: IL RISCHIO INTERDITTIVA

Chiudiamo con un passaggio dell’articolo dello scorso 29 marzo, che ci pare ancora e drammaticamente attuale:

“Ora, è vero che la prefettura di Caserta non verrà ricordata come la trasposizione in fatti del concetto di “fulmineo”, ma possiamo immaginare che possa esistere il rischio che anche la coop. Serena venga colpita da interdittiva antimafia, provvedimento amministrativo che, come abbiamo visto, recide i rapporti tra le imprese e la pubblica amministrazione.

E se dovesse succedere ciò che è già avvenuto dopo l’esclusione dalla white list del consorzio di Gennaro Bortone, cosa ci dice che l’Asl guidata da Amedeo Blasotti non decida di internalizzare anche i servizi sanitari e socio assistenziali, mandando quindi sul lastrico un centinaio di operatori della sanità, precari e con gli stipendi ricevuti a singhiozzo?

Rischiamo un dramma sociale, familiare e una carenza dell’assistenza sanitaria di dimensioni mai viste prima in questa provincia.”

CLICCA QUI PER LEGGERE LA DETERMINA (PER DAVVERO) IN ALLEGATO