ASSISTENZA AI BAMBINI AUTISTICI. Ma l’Asl e Lauriello sanno contare? Sono tanti i collocamenti in determinate strutture a causa di sold out che non esistono. Un giro di quattrini a dir poco ragguardevole

7 Settembre 2020 - 19:29

CASERTA (g.g.) – Sono i temi che hanno assorbito tantissime nostre energie. Articoli lunghissimi, costruiti sempre con l’intento di essere approfondimento ed inchiesta. Forse, anzi sicuramente troppo, per il lettore medio di questa terra che ha bisogno di cose più semplici, anche quando gli argomenti semplici non sono e non certo per colpa nostra.

Chi ci segue sa che teniamo molto alle tante questioni poco chiare relative ai servizi erogati dall’Asl di Caserta ai bambini e ai ragazzi afflitti da autismo, patologia che limita loro e costringe le famiglie ad una vita complicata e spesso densa di amarezza.

Abbiamo intenzione dunque di continuare la trattazione del tema. Lo dobbiamo fare perché non continua a convincerci il modo con cui il settore pubblico, nel caso di specie la Regione Campania attraverso l’Asl di caserta, utilizza i tanti danari che vengono erogati ai soggetti cosiddetti abilitati. Della polemica sull’ormai famigerato bando con cui l’Asl ha tagliato fuori diverse categorie di lavoratori, da anni a nostro avviso impropriamente, utilizzate come operatori, e con cui ha modificato, stavolta in maniera molto più discutibile, i requisiti dei cosiddetti valutatori, tantissimo abbiamo scritto e tanto ancora scriveremo. A riguardo attenderemo l’esito di un paio di ricorsi al Tar che potrebbero modificare sostanzialmente lo status quo creato da un bando fortemente voluto dal direttore generale Ferdinando Russo.

Scusate se torniamo sul nome che da anni riempie le cronache di questo giornale. Guardate, noi non nutriamo nei suoi confronti alcun tipo di avversione. Come capita per il 95% delle persone di cui ci occupiamo, non lo abbiamo mai incontrato e né ci abbiamo mai parlato al telefono. La sua faccia la conosciamo grazie alla foto che qualche volta abbiamo pubblicato. Il nostro racconto dunque, riguarda esclusivamente l’esplicazione delle sue funzioni rispetto al cui contenuto le generalità personali contano, ma fino ad un certo punto.

Stiamo parlando del solito Carmine Lauriello, super dirigente dell’Asl di Caserta e soprattutto guida dell’intera area riguardante i cosiddetti servizi socio sanitari.

Quello che scriveremo nei prossimi giorni riguarderà due aspetti molto definiti. Il primo toccherà la questione delicata del bilancio relativo al settore dell’assistenza ai soggetti autistici, con la presunta, per noi è tale infatti, applicazione del metodo Aba. Secondo Casertace i conti non tornano ed esiste uno scarto di qualche milione di euro che non ci convince.

La seconda questione è ugualmente delicata: una famiglia che vive il dramma di un ragazzo afflitto da autismo, si presenta all’Asl e viene introdotta al cospetto di un neuropsichiatra. Questi analizzerà ogni circostanza, parlerà con il ragazzo e con i suoi genitori e alla fine deciderà se quel caso specifico è meritevole di un’assistenza diretta attraverso la concessione di un voucher di qualche migliaio di euro. Si può ben capire che il potere del neuropsichiatra è molto importante ed è grande, per cui va gestito con attenzione, professionalità e soprattutto con atti che non gettino alcuna ombra sulla totale terzietà del professionista rispetto alle strutture in cui il ragazzo autistico dovrà essere assistito e trattato.

Succede sempre? Secondo noi non succede sempre e ci risulta che sia capitato più di una volta che qualche professionista o presunto tale, abbia concesso il voucher e contestualmente abbia caldamente consigliato ai genitori, i quali in quel momento sono vulnerabilissimi rispetto alla figura che hanno di fronte, di rivolgersi ad una struttura accreditata in particolare.

Attenzione, però: la procedura non finisce nella stanza del neuropsichiatra. Tutt’altro: prevede sulla carta, che questo voucher venga portato al cospetto del dirigente Lauriello o dei suoi stretti collaboratori. Questi dovrebbero consultare l’elenco delle strutture, valutando anche qualche necessità logistica della famiglia, e inserire il ragazzo dove c’è posto.

Domanda: è capitato per caso che qualche volta c’era posto e l’Asl si è distratta indicando il sold out in una struttura con conseguente spostamento in un altro centro di assistenza caldamente consigliato non per qualche motivo oscuro, per carità, ma solo perché quel centro non aveva tutti i posti occupati?

Rispondiamo con cognizione di causa: è successo spessissimo. Altra domanda: siamo sicuri che non ci sia stato nessun errore di conteggio e dunque, fino a prova contraria, senza alcuna volontà da parte dell’Asl abbiano indirizzato il paziente in un luogo piuttosto che in un altro luogo? Perché la cosa fa la differenza. Nei prossimi giorni vi diremo quanto costa al servizio sanitario nazionale e dunque alla Regione Campania, l’assistenza giornaliera di un ragazzo autistico. Vi accorgerete che 4 o 5 pazienti che vengono indirizzati verso una struttura piuttosto che verso un’altra, risultata magari erroneamente piena, producono mancati guadagni e specularmente guadagni, nell’ordine di migliaia di euro al mese.
Noi siamo qui, come sempre a raccontarvi queste cose in solitudine ma sempre con spirito indomito.