AVERSA ALLE ELEZIONI. Alfonso Oliva ad un bivio: ha la possibilità di non essere solo “un ragazzo di strada” con molti voti, bensì un leader politico. Ora o mai più

5 Aprile 2024 - 19:13

Come era stato facile prevedere, la riunione di ieri sera tra i partiti, i movimenti di centrodestra e quelli che comunque hanno svolto attività di opposizione, non ha trovato accordo su un terzo nome, riconsegnando il mandato ai due contendenti, ai quali è stato dato un termine di 72 ore per raggiungere un’intesa tra di loro. All’interno di questo articolo svolgiamo anche una riflessione sul motivo per cui, eccezione che conferma la regola, il fatto che Oliva si professi amico di Giovanni Zannini rappresenti per lui un’autentica zavorra

AVERSA (Gianluigi Guarino) – Antonio Farinaro ha 67 anni. Alfonso Oliva compirà 48 anni il prossimo 30 agosto.

Antonio Farinaro ha un’età ottima per essere un sindaco in grado di distribuire saggezza, temperanza ed educazione, la possiede geneticamente e non può non averne migliorato i livelli per tratto esperienziale.

Oliva avrebbe anche lui un’età buona per essere sindaco, ma l’avrà anche di qui a qualche anno, quando la sua carta d’identità lo indurrà a spendere la sua passione per la politica in maniera diversa da quella di un impegno diretto, in prima linea, in una zona di guerra, faticosa ed energeticamente dispendiosa, degradata moralmente soprattutto dagli anni in cui il bastone del comando è stato tenuto dalla coppia formata da Giovanni Zannini e Stefano Graziano.

Alfonso Oliva ha lavorato bene da consigliere comunale di opposizione e ha lavorato discretamente anche come promotore e divulgatore di contenuti social.

Ciò gli ha permesso di aggregare intorno a sé diverse persone in grado di garantirgli un significativo bottino elettorale.

OLIVA E ZANNINI, AMICI MAI – L’unico grande difetto che ha reso complicata, ai nostri occhi e a quelli di tanti aversani genuinamente di centrodestra, la candidatura a sindaco di Alfonso Oliva è costituita dal dato di fatto, peraltro da lui non smentito, di essere un amico di Giovanni Zannini.

Caso tipico di eccezione che conferma la regola.

Nel 99,99999999999% dei casi, infatti, nessuno mai può considerare un elemento negativo o addirittura ostativo nella volontà di una persona e di un politico di perseguire le proprie ambizioni, il fatto che questi sia amico personale di un altro politico che milita in un’area diversa.

Quando però c’è di mezzo Giovanni Zannini il discorso cambia e diventa, per l’appunto, eccezione che conferma la regola.

Questa cosa non ci limitiamo solo a scriverla, ma ad Alfonso Oliva l’abbiamo anche spiegata a voce. E non una sola volta.

Conosce bene, dunque, il nostro pensiero in proposito. È utile, però, dato che questo delicato elemento concettuale si annoda e implica conseguenze dentro al processo faticoso della costituzione di una proposta politico-elettorale alternativa a quella di Zannini e Graziano, far conoscere questo nostro punto di vista anche ai lettori di Casertace.

Quanto conta l’antropologia nei fatti della politica?

Conta come in tutti gli altri aspetti relativi alla vita e alle opere degli appartenenti al genere umano, altrimenti non si chiamerebbe antropologia.

Quando, tuttavia, questa cifra percentuale supera un certo livello il problema non riguarda l’antropologia, ma tocca la qualità della politica.

Consideriamo – e lo abbiamo spiegato in tutte le salse – Giovanni Zannini un politico che ha formato ed espone giorno per giorno le modalità con cui svolge le sue funzioni pubbliche, con un codice antropologico fortemente connotato.

Non necessariamente pessimo in assoluto, ma ancor “più pessimo del pessimo” quando è applicato alla pratica politica.

Insomma, se Alfonso Oliva coltiva la legittima aspirazione di essere un politico importante, di diventare sindaco di Aversa, ossia della seconda città della provincia di Caserta, non può non rappresentare un campanello d’allarme il suo tentativo impossibile di separare l’antropologia, ossia lo Zannini uomo, dallo Zannini politico, come afferma di fare.

Le due cose sono inscindibili, in quanto l’antropologia invade pesantemente, al di là della percentuale fisiologica, la struttura pubblica dell’espressione politica.

Insomma, Oliva, se tu ti ritieni amico di Giovanni Zannini, entri giocoforza anche dentro all’alveo della sua politica, eccessivamente connotata da una cifra antropologica superiore a quella che si rapporta alla funzione pubblica in ogni altro politico di questo territorio.

Quello appena compiuto è un ragionamento sillogistico.

È una nostra convinzione e speriamo che Oliva, al di là del fatto che possa o non possa condividere il nostro ragionamento, quantomeno ne abbia compreso il 70%.

Glielo diciamo con affetto in quanto ci è umanamente simpatico.

La premessa serve a ragionare sullo stato di fatto della difficile realizzazione di un polo di centrodestra, allargato ad alcune esperienze civiche che hanno condiviso con Oliva la funzione di opposizione alla giunta di Golia.

Ieri sera la riunione a cui hanno partecipato tante persone in rappresentanza dei partiti del centrodestra e di questi movimenti civici – ad esempio, giusto per citarne qualcuno di quelli che storicamente stimiamo, Michele Galluccio, Luigi Menditto, l’ex dirigente di Polizia dell’importantissimo commissariato di Aversa Gallozzi – non ha partorito, com’era ampiamente prevedibile, quel terzo nome in grado di costituirsi come gradiente di fusione tra tutte le aree rappresentate.

Coloro che hanno partecipato alla riunione hanno riconsegnato il pallino in mano a Farinaro e Oliva.

L’ULTIMATUM DEI POTENZIALI ALLEATI – Ma hanno detto loro un paio di cose molto importanti, una in particolare: se non si mettono d’accordo entro 48-72 ore, loro si sfileranno e se ne staranno a casa propria, decretando sin dall’inizio la certa sconfitta del centrodestra.

Oliva ha detto che stasera avrebbe riunito il direttivo di Fratelli d’Italia e poi avrebbe dato la sua risposta.

Quando all’inizio dell’articolo abbiamo declinato l’anagrafica sua e quella di Farinaro, è perché abbiamo immaginato un possibile punto di sintesi rispetto alle prospettive future di due leader cittadini.

Oliva continua ad affermare di non fidarsi di Farinaro e continua, dunque, a temere di esser fatto fuori dalla carica di vicesindaco e di assessore, che andrebbe a svolgere in caso di accordo con il suo interlocutore.
Un discorso legittimo, ma poco convincente: se Oliva, infatti, ritiene, come effettivamente ritiene e come, tutto sommato, riteniamo noi, di aver lavorato bene e con grande impegno nella funzione di consigliere comunale di opposizione, raccoglierà sicuramente il frutto di tutto ciò nell’urna elettorale.

È indubbio che se fosse lui il candidato sindaco questi frutti sarebbero anche più copiosi.

Ma lui dice anche che l’affiliazione, il rapporto costruito con i suoi seguaci è nato e si è sedimentato nel tempo in un comune sentire rispetto ad una gestione devastante della città di Aversa da parte di Alfonso Oliva, di Zannini e di Graziano.

Quel tipo di rapporto non si scolla in tre minuti, non viene indebolito dal fatto che questi suoi amici, vedendo che il baricentro, ossia il candidato sindaco, non è Oliva, bensì Farinaro, si staccano dal primo per accucciarsi ai piedi del secondo.

È la natura stessa del rapporto che rende altamente improbabile tutto ciò.

Ergo: Oliva sarà in grado di mettere in piedi una lista molto forte e competitiva.

Oliva, se è vero, se è reale quello che dice di aver costruito, non avrà alcun problema a far eleggere quattro consiglieri comunali, che rappresenterebbero la sua polizza sulla vita, la garanzia della intoccabilità.

La sua posizione in giunta, la sua carica di vicesindaco, non scaturirebbero, infatti, da un accordo tra due persone che si legano in un patto di coalizione. Al riguardo, si sa che i rapporti in politica nascono con difficoltà e muoiono con facilità.

Ma se un sindaco è consapevole che quattro consiglieri coprono politicamente e proteggono la posizione del loro vicesindaco, del loro assessore, non sarà tanto fesso da litigare con quest’ultimo perché ciò implicherebbe anche la sua caduta.

In poche parole, Oliva è di fronte a un bivio.

Se è un politico che sa valutare tutti gli aspetti e le variabili di una congiuntura specifica e complessa come quella costituita dall’attuale congiuntura pre-elettorale, assumerà una decisione intelligente e lungimirante.

LA STATURA DI UN LEADER E UN’OCCASIONE IRRIPETIBILE PER OLIVA – Lungimirante non solo per le sue prospettive politiche, ma anche per la città. Essere un vicesindaco e un assessore forte, dotato di leadership e di una possibilità di interdizione rispetto ai propri alleati, da usare però con buonsenso, mettendo sempre davanti gli interessi della città, darebbe a lui una dimensione nuova, attinente alla categoria della qualità, che oggi non possiede ancora.

Glielo diciamo con amicizia. Lui è in grado di muovere molti voti, ma sappia bene che la sua reputazione politica non è alle stelle.

È come se fosse un eterno ragazzo, anche sufficientemente empatico nei rapporti di ogni giorno, all’interno delle agenzie dove si esprime il credo popolare, ma non di più.

Una eventuale disponibilità a favorire l’unità della coalizione di centrodestra sarebbe un passo in grado di far crescere la sua credibilità e la sua reputazione. Un passo da leader, ossia una funzione che oggi ad Oliva non viene riconosciuta nella percezione della città, al di là dell’indubbia popolarità che possiede.