CORONAVIRUS. AVERSA. GUARDA IL VIDEO. Il sindaco Alfonso Golia “mandato a cagare” da delle persone a cui aveva chiesto di ben indossare la mascherina. La pariglia dei cretini va multata due volte, ecco perché
9 Maggio 2020 - 12:37
I fatti si sono verificati in piazza Vittorio Emanuele. Qui sotto il commento e una breve cronaca dell’accaduto
AVERSA (g.g.) – Racconteremo in breve, con spirito solo cronistico, l’episodio che ha coinvolto il sindaco di Aversa Alfonso Golia nella mattinata odierna. Niente di che, ma va colta un differenza tra il fatto di Aversa e quello più pubblicizzato avvenuto tra i baretti dei Navigli a Milano. Il sindaco meneghino Beppe Sala non è intervenuto di persona, ma ha utilizzato lo strumento del messaggio social e televisivo per additare con giusta durezza quegli imbecilli che costringono anche noi, come hanno costretto Beppe Sala, a fare i De Luca della situazione; quegli imbecilli che, non avendo avuto il problema e la sfortuna di ammalarsi di coronavirus, di veder ammalato qualche familiare o qualche amico, non avendo affrontato il lutto, ritengono che questa storia sia una sorta di invenzione, di esagerazione e che, alla fine, si tratti di una roba che per definizione, a
Ma i coattoni milanesi non hanno scritto sui social, reagendo al messaggio di Sala, mandando a cagare il sindaco. Non perché il mandare a cagare il sindaco sia un peccato, tutt’altro. Figuriamoci se dei liberali e libertari come noi possono considerare eversiva una reazione simile ad un atto compiuto da un politico. Mandare a cagare il sindaco è un gesto che fa parte della democrazia, anzi, in certi momenti e in certe situazioni, è doveroso. Il lessico sopra le righe è giustificato dall’evidente sproporzione, così come ha scritto la stessa corte di Cassazione in alcune sentenze favorevoli ai giornalisti sotto processo per diffamazione a mezzo stampa in relazione a querela presentata dal politico di turno, tra il potere, le possibilità materiali o semplicemente espressive che un sindaco ha e che gli derivano dal suo status e quelle esponenzialmente inferiori che il normale cittadino ha, da parte sua, a disposizione per far ascoltare la sua voce. Per cui, l’espressione colorita diventa promozione del pensiero democratico. Giusto. Condivisibile o non condivisibile che sia, con l’unico elemento discriminante rappresentato dall’autenticità, dalla verità dei motivi, dei fatti da cui deriva come conseguenza finale, l’invito al sindaco o al potente a raggiungere il water più vicino
Detto questo, però, è constatato che, a differenza di Beppe Sala, ad Aversa è successo che il sindaco Alfonso Golia, tutt’altro che un simpaticone ai nostri occhi, è stato solennemente mandato a cagare da un paio di persone a cui aveva chiesto di indossare le mascherine correttamente.
Il mandare a cagare, ripeto, strumento che noi di CasertaCe riteniamo di uso legittimo, diventa una manifestazione spregevole nel momento in cui un sindaco (ma lo stesso discorso sarebbe valso per un qualsiasi altro cittadino) ti invita a fare una cosa che, nonostante tu sia una capra alla stessa stregua delle truppe ovine dei Navigli (come detto ieri, il coatto è il vero transpartito sovranazionale che annulla ogni differenza geografica), è rivolta al tuo bene oltre che al bene di tutte gli altri cittadini, a partire da quelli che indossano correttamente la mascherina e che, magari, per un attimo di distrazione l’hanno abbassata, beccandosi una singola gocciolina vagante di un microgrammo partita dallo starnuto senza mascherina, o con mascherina ma a naso scoperto, di uno scemo che porta in sé il virus e non lo sa in quanto asintomatico.
A questo punto, anche l’uso della parolaccia finisce per diventare un elemento di giudizio da parte di chi commenta i fatti. Proprio perché l’uso di un linguaggio forte, proprio perché l’uso di una parola, mai come in questo caso, cacofonica è sempre operazione delicata, perché tantissimi considerano scurrile questo linguaggio, va maneggiato con cura, cioè con scienza e coscienza. In poche parole, il mandare a cagare dev’essere un’impegnativa manifestazione di alta matrice intellettuale.
Per cui, il sindaco Alfonso Golia, che speriamo sia stato ritratto solo casualmente da un telefonino e non giri stabilmente con qualcuno che, smartphone alla mano, lo ritragga in ogni suo movimento per poi riversare tutto in quell’autentico luogo di ogni vanità rappresentato da Facebook, avrebbe avuto il pieno diritto (come lo avrebbe avuto un qualsiasi altro cittadino) di chiamare immediatamente i vigili urbani perché intercettassero i cacofonici per poi multarli. Ma non una sola volta, bensì due volte: la prima multa, meno grave, per non aver indossato correttamente le mascherine come legge prevede. Piaccia e non piaccia, condivisa o non condivisa, la norma esiste e va rispettata, perché i liberal-libertari, da un lato considerano la “cacofonia” e la sfanculaggine, espressioni intangibili del diritto umano, dall’altro considerano regola aurea il detto romano dura lex, sed lex. La multa successiva, invece, per aver violato il secondo dei comandamenti apocrifi dei liberal-libertari: per aver, cioè, nominato e utilizzato invano la solenne arma democratica del mandare a cagare un uomo di potere.
E ora il racconto cronistico dei fatti, così come si vedono dal breve video che pubblichiamo in cima all’articolo: questo è successo quando il primo cittadino di Aversa era sceso in piazza Vittorio Emanuele invitando la gente a mantenere le distanze sociali previste e indossare la mascherina, non solo metterla sul collo come se fosse una specie di foulard.
Alla richiesta di rispettare l’utilizzo del dispositivo di protezione, alcuni cittadini non l’hanno preso bene, mandandolo dove potete sentire.