AVERSA, PUC & RICOTTE. Marco Villano cementificherebbe anche le piante di geraneo dei balconi. Ora il sindaco Golia spieghi cosa vuole fare della delibera-raptus del 3 dicembre

15 Giugno 2021 - 13:49

In questi giorni abbiamo notato delle dichiarazioni, per noi tutto sommato normali con cui Villano fa balenare delle deroghe al consumo di territorio zero sancito nella delibera voluta dal primo cittadino quando era convinto che di lì a pochi minuti non sarebbe più stato il sindaco della città. Inutile che mandi avanti il consigliere Romano. Golia si è impegnato personalmente con la citata delibera ed oggi deve essere lui a dire qual è la linea della sua amministrazione in vista della scadenza del 30 giugno

 

AVERSA(Gianluigi Guarino) La vera notizia, relativa alla fase finale che dovrà portare, di qui al 30 giugno, all’adozione del nuovo Puc della città di Aversa, nel rispetto di una scadenza che la Regione Campania rinvia e deroga scelleratamente ormai da circa 4 anni, è rappresentata dal silenzio del sindaco Alfonso Golia.

Guardate, non vogliamo intonare il refrain di sempre, rievocando i tempi della campagna elettorale del 2016 durante la quale, anche questo giornale, come fa sempre quando scende in campo qualche persona nuova, che annuncia l’inizio di una fase di modernizzazione e di rinnovamento dei metodi della politica, dei metodi di governo, alleggerendoli dalla stretta delle prassi mestieranti e politiciste, guardò con interesse fornendo anche un appoggio allo sforzo elettorale di Alfonso Golia.

Nè il refrain e neppure il requiem che da almeno un anno e mezzo a questa parte intoniamo in diversi nostri articoli i quali dimostrano il patente tradimento di tutte le promesse rozzamente tradite da Golia, annunciatosi, come scritto prima, come il sindaco del nuovo, del rinnovamento e ridottosi invece allo stadio di un vero e proprio primorde della peggiore politica vecchia, dissoluta e vissuta solo e solamente con l’obiettivo di “farsi durare”. Però purtroppo lo scenario è questo e anche se non cantiamo refrain e requiem la realtà è impietosamente evidente.

Quando, nel dicembre scorso, Golia, non conoscendo neppure le norme vigenti, salvo apprenderle solo dal nostro giornale, era convinto che la mancata approvazione del Riequilibrio di bilancio avrebbe determinato sicuramente la sua caduta, si affrettò a convocare urgentemente, agitatamente, parossisticamente una seduta di giunta. Per la precisione, la giornata era quella del 3 dicembre 2020 e la formula, il dispositivo finale nella citata delibera, fu il seguente: “di approvare la proposta di deliberazione nei termini sopra formulati“.

E i termini sopra formulati erano, a loro volta, i seguenti, partendo dall’oggetto: “Redazione del PUC, indirizzo di adesione al principio di “consumo di suolo zero“. Il sindaco Alfonso Golia personalmente, con un atto di indubbio e vincolante rilievo politico, metteva sotto chiave il territorio della città di Aversa, sancendo la inedificabilità assoluta, quella che con una espressione suggestiva, che piace molto agli ambientalisti, viene definita “consumo di suolo zero.

Al tempo non ne scrivemmo. Se l’avessimo fatto, avremmo dovuto parlarne male, anzi malissimo. Domanda: perchè il sindaco Alfonso Golia riscopriva e disvelava la sua anima ecologista, solo nel momento in cui era sicuro di dover lasciare la carica di sindaco e conseguentemente anche la potestà sulle scelte discriminanti del Puc che da quel giorno in poi, convinto di dover fare le valige, sarebbe sfuggito al suo controllo? Perchè, fino ad allora, al di là di tutto quel mondo incantato promesso in campagna elettorale, non aveva mai detto forte e chiaro che non un metro cubo speculativo avrebbe occupato il suolo già provato da decenni e decenni di autentico sacco edilizio, in una città che ha una densità abitativa della sua popolazione pari a quella di una megalopoli indiana?

Sapete quando si esprime il modo di dire, “in tempi non sospetti“? Questo fu esattamente il caso opposto: la delibera fu approvata in tempi sospetti, che più sospetti non potevano essere, e nella adesione ad una parafrasi biblica un pò forzata ma tutto sommato efficace, muoia…Golia e tutti gli amici dei palazzinari.

Il giorno dopo, leggendo CasertaCe, Alfonso Golia seppe che andando in ginocchio a Mondragone da Giovanni Zannini e offrendo un saggio di prostituzione politica con pochi precedenti in questa provincia, avrebbe salvato la poltrona. E così successe. Da allora, di consumo zero non si è più parlato. Ma questo principio è rimasto impresso in una delibera di giunta, che è atto esecutivo senza se e senza ma.

Che facciamo ora, un bel preambolo su Marco Villano, la cui biografia abbiamo declinato negli anni decine e decine di volte? Anche in questo caso ci sforziamo a sintetizzare. L’uomo di Stefano Graziano, come abbiamo scritto, ha già incontrato tanti imprenditori (CLIKKA QUI PER LEGGERE) e nella sua funzione di assessore all’urbanistica ascolta molto i consigli del suo grande sponsor Pozzi. Va da sé che nei giorni scorsi, di fronte alla resa dei conti che non potrà non arrivare entro il 30 giugno, abbia cercato di fare il democristiano, non riuscendovi molto bene, visto che “quelli là”, come gli dovrebbe insegnare il suo maestro Stefano Graziano, esprimevano un linguaggio paludato che aveva un unico obiettivo: non far capire mai bene le proprie intenzioni, in modo da non creare subbuglio rispetto ad un qualcosa su cui ci si erano impegnati probabilmente e inconfessabilmente accordati.

Eh già, perchè il sindaco di Aversa, fino a prova contraria, è sempre Alfonso Golia, e se lui ha fatto deliberare il consumo zero, il suo assessore all’urbanistica non può dichiarare,  una cosa diversa e cioè sì, “ok, consumo zero a meno di non avere alternativa.

Ahhh, quella Democrazia Cristiana! Non puoi pensare di emulare l’abilità democristiana, rifugiandoti nella presunta costrizione legata alla possibile assenza di alternative. Nella DC, c’era sempre un’alternativa, c’era sempre una seconda, una terza, una quarta, una quinta strada da percorrere, al punto che il processo degenerò e con esso anche la nobiltà della ricetta centrista, che ai tempi di De Gasperi era sembrata e forse era, buona per la politica ma anche per la vita.

Il punto di equilibrio, la riduzione a minimo comune denominatore della cosiddette complessità, diventava un compromesso al ribasso. Ma mai dire, se uno intende avere un approccio democristiano alla vita e al mondo, che il problema possa essere costituito dall’assenza di alternative.

Poi, a pensarci bene, di quale scenario parla Villano? Oggi è il 15 giugno e alla scadenza dei termini per l’adozione del Puc mancano esattamente due settimane. Quali diritti incontestabili, inviolabili, inattaccabili possono essere materializzati, formalmente manifestati, al punto che l’amministrazione comunale possa sentirsi impotente, disarmata di ogni alternativa, rispetto ai diritti e alla volumetria speculativa? A meno che Villano non si riferisca alle alternative esistenziali dei suoi amici imprenditori.

Comunque, al di là di questo, è inutile che il sindaco mandi avanti il buon Roberto Romano, cioè uno dei consiglieri del ribaltone che ha permesso a Golia di tirare a campare e a Villano di diventare super assessore. E’ lui che deve uscire allo scoperto ed è lui a dover ribadire, in maniera forte e chiara, che quella delibera del 3 dicembre non va derogata nemmeno in una virgola. Lo deve fare per forza, perchè in caso contrario, anche quell’atto amministrativo diventerebbe un’altra macchia, l’ennesima di questo giovanotto che, sia detto con franchezza, appare culturalmente molto più permeato della mentalità del suo suocero, cioè l’imprenditore di Trentola, Chianese. Ciò, al di là delle vicende giudiziarie che hanno riguardato quest’ultimo e che invece nel nostro ragionamento non c’entrano un tubo o c’entrano solo nel senso che la mentalità di cui riteniamo titolaamo oggi, è quella delle parole che questo imprenditore utilizzava nelle intercettazioni, le quali, se non sono sufficienti sul piano giudiziario, sono più che esaurienti per definire la mentalità e perchè no, anche per capire che tipo di discorsi venivano e vengono fatti attorno alla tavola di famiglia visto e considerato che fino a qualche tempo fa, non sappiamo oggi, il sindaco abitava nello stesso stabile del Chianese.

Aspettiamo fiduciosi.

 

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