AVERSA. Quello della corte dei Conti è un ultimatum, altro che “errore contabile ereditato”. I giudici hanno contestato al governo Golia tantissime irregolarità e inadempienze

23 Ottobre 2022 - 19:48

Questa sera ci limitiamo solo a una trattazione molto sintetica. Abbiamo cominciato a leggere il corposo dossier tecnico ed eventualmente, se ne ricorreranno le condizioni, torneremo a discuterne nei prossimi giorni

AVERSA (g.g.) – Già è complicato coinvolgere l’interesse delle persone su questioni amministrative riguardante aree di gestione di più facile comprensione.

Figuriamoci quando il problema viene rivelato dentro ai conti e dentro ai bilanci che, a dispetto della loro importanza, rappresentando gli stessi il fondamento che quelli che l’amministrazione riesce a produrre non indebitandosi o indebitandosi nei limiti di quello che la legge prevede, rappresentano una delle materie meno comprensibile e più complicate, con le varie autorità, a partire da quelle che hanno costituito il corpo legislativo regolante la materia, hanno fatto di tutto affinché il cittadino non ci capisca proprio nulla.

Il sindaco di Aversa, Alfonso Golia, dichiara di aver ereditato redditi dall’amministrazione De Cristofaro. Il che è vero ed è tanto vero che questo giornale assunse una posizione di dura contrapposizione a quel gruppo dirigente, puntando proprio su Golia, che si spacciava come il nuovo della politica e che invece si è rivelato un nuovo più liso di un usato da rottamare.

Nel suo intervento, il sindaco Golia riduce la questione del deferimento subito dal comune di Aversa alla procura regionale della corte dei Conti di Napoli a un errore tecnico, di trascrizione ascrivibile all’amministrazione precedente.

Anche ciò e poco altro è scritto nelle deduzioni che la corte dei Conti ha chiesto all’amministrazione comunale di Aversa e che questa ha trasmesso lo scorso il 13 ottobre, dopo una lunga fase iniziata il 22 aprile di quest’anno, connotatasi come un vero e proprio dialogo tra sordi.

I nostri lettori più attenti sanno che dalla necessità di occuparci molto spesso della tenuta dei conti del comune capoluogo abbiamo assunto una significativa conoscenza di cognizioni. Vi riveliamo che oggi pomeriggio siamo riusciti a leggere solo una parte dei documenti, a partire dalle 28 pagine di rilievi che la corte dei Conti ha spedito al comune di Aversa nell’aprile scorso.

Se l’argomento continuerà a essere caldo, ci impegniamo già da ora a vivisezionare i temi e le questioni dai giudici della spesa pubblica, collegandole alle pallidissime e fondamentalmente disarmate relazioni inviate dal comune di Aversa il 27 luglio scorso e poi, come detto, il 13 ottobre.

Ora vi diciamo solo una cosa. Alla fine di questa procedura, la situazione che esce fuori è più complessa, più attuale e va oltre ai problemi contabili dell’amministrazione precedente, citati da Golia su Facebook.

Questo emerge chiaramente dopo che la corte dei Conti ha chiesto l’invio di una precisa documentazione che le potesse consentire di controllare lo stato delle cose al comune di Aversa rispetto ai parametri, scritti a lettere di fuoco nel Testo unico sugli Enti locali e che demarcano il confine tra un comune ancora in condizione di pianificare e programmare spese e di un comune che, invece, è in allarme rosso, visto e considerato che i parametri che qualificano un ente come “strutturalmente deficitario” non sono una fesseria, un problema procedurale superabile, ma rappresentano un fattore decisivo per l’esistenza di un’amministrazione comunale, perché se non sono risolti, o meglio se non vengono risolti almeno tre su cinque, la dichiarazione di dissesto diventa atto dovuto.

Ora, caliamo un velo di dignitoso silenzio sulle parole del sindaco che, secondo noi, ci ha capito ben poco, e che ha iniziato a creare le condizioni per il disastro dei conti, dal momento in cui proprio silurò quell’assessore che intendeva portare avanti seri programmi di finanziamento.

Altro che dato riportato male. Senza entrare nel merito dei contenuti, che spiegheremo casomai in parole povere nei prossimi giorni, qui le questioni poste dalla corte dei Conti sono molteplici e gravissime. E non riguardano solamente il fatto maledettamente concreto di una sopravvalutazione del fondo crediti di dubbio esigibilità relativo al 2019, oltre 10 milioni di euro tra i 62 accantonati dal comune di Aversa e i 72 che, invece, sono calcolati dalla corte dei Conti.

Quello che emerge dai vari documenti è proprio una gestione raffazzonata, improvvisata, costellata da carenze e inadempienze clamorose. Mancano addirittura i documenti sui piani di rientro, su quello che viene tecnicamente definito riequilibrio di bilancio.

Abbiamo promesso un articolo sintetico. Però, una cosa va aggiunta rispetto alla tesi di un’amministrazione che avrebbe ereditato i debiti di chi l’ha preceduta. A parte il fatto che si chi proclama agenzia del cambiamento, deve mettere in campo ben altre competenze rispetto a quelle in azione al comune di Aversa, dato che innegabile che questa decisione della corte dei Conti rappresenti l’ovvio (o almeno secondo noi così ora, in quanto l’avevamo preconizzato più volte) fallimento dell’Assessora al Bilancio Francesca Sagliocco e della dirigente, prima ad interim, poi “giustamente” premiata con l’assunzione a tempo indeterminato, Gemma Accardo.

Niente di personale. Ma in un posto serio, in riferimento a quello che ha scritto la corte dei Conti nella sua ultima relazione, andrebbero avvicendate.

Un ultimo spunto. Il disavanzo di bilancio relativo all’anno 2019, governato da Alfonso Golia per circa sei mesi, avendo vinto lui le elezioni nella tarda primavera è stato di 18 milioni. Mentre il disavanzo 2020, primo anno governato totalmente da Golia è arrivato a 24 milioni di euro, tutto ciò nell’incertezza e nelle carenze di piani di equilibrio di bilancio dei quali al comune normanno non hanno trovato neanche le carte.

La questione è lunga e complessa. Ripetiamo, se diventerà argomento importante e discusso, entreremo nel merito degli almeno 6/7 addebiti (altro che errore contabile) formulati dalla corte dei Conti la quale, dopo 6 mesi d’istruttoria, ha deciso che le contestazioni del primo atto datate 22 aprile rimanessero sostanzialmente intatte, al punto da costringere il comune di Aversa a rientrare da questo buco dal quale noi abbiamo scovato solo undici milioni di euro, ma è probabile che ne troveremo altri, pena la dichiarazione di dissesto.

Cosa faranno ora i consiglieri comunali chiamati a votare delibere pesantissime, per di più attenzionate dalla corte dei Conti? Staremo a vedere.