AVERSA. Una delibera comico-cervellotica per far andare tre locali amici in piazza Cirillo

28 Maggio 2021 - 19:17

Un obiettivo, il trio dinamico di via Fermi formato da Luciano Sagliocco, Francesco Sagliocco e Federica Turco, l’ha ottenuto: ci ha fatto perdere “un fottio” di tempo per decriptare un atto amministrativo ridicolo. E questo fa capire quanto la questione di sopravvivenza che anima ogni pensiero del sindaco Alfonso Golia sia divenuta per lui questione cruciale per dare un senso alla propria vita

 

 

AVERSA – Di normale, questa delibera (il cui testo integrale pubblichiamo in calce all’articolo), possiede solo il fatto di esser stata concepita dalla testa del neo assessore alle attività commerciali Francesco Sagliocco, ma probabilmente ancor di più da quella di chi ne muove i fili, cioè la consigliera comunale Federica Turco, il cui ascendente su Luciano Sagliocco, padre di Francesco, è ormai faccenda notissima ed onestamente inoppugnabile, soprattutto al nostro cospetto.

L’unica cosa normale perché la delibera approvata dalla giunta lo scorso 28 aprile, è talmente caotica, mal scritta, piena di imprecisioni sintattiche e di una serie impressionante di sfondoni amministrativi, che l’identificazione della manifattura dei suoi contenuti nelle persone di Francesco Sagliocco, Luciano Sagliocco e Federica Turco, tutti e tre ben organizzati da Giovanni Zannini, vero professionista della politica pratica, quella sciuè sciuè, quella che non sta lì a spaccare il capello del buon vivere, sarebbe risultato un’evidenza anche non andando a leggere, in una sorta di game show in salsa normanna, il nome dell’assessore proponente.

MANCO GLI INCIARMI SAPETE FARE – Insomma, lì c’è un marchio di fabbrica che ai nostri occhi risulta con chiarezza: si vuole realizzare un paio di operazioni pratiche, utili ad attività commerciali stimate, diciamo così, dall’assessore Sagliocco, e allora ci si monta una pippa quale cornice di una struttura normativa che finisce per assimilare una deliberazione di giunta comunale ad una legge dello Stato o anche, perchè no, ad una profonda modifica del regolamento che il comune di Aversa deve necessariamente avere quale motore e quale struttura ordinativa delle modalità con cui bar, ristoranti, rosticcerie e altri locali possono svolgere la propria attività di impresa commerciale.

Se riuscirete, infatti, a sopravvivere ad una serie impressionante di supercazzole, vi renderete conto che nella testa del trio dinamico dei due Sagliocco e della Turco abita una mentalità che chi conosce la storia della cosiddetta Prima Repubblica, o anche il modo con cui vengono gestite le cose nei comuni della provincia di Caserta, riconosce immediatamente.

Se questo è vero, è anche vero che quell’impasto che magari in un Luciano Sagliocco è frutto di parole, concetti, discorsi mal compresi, mal recepiti, frenati dal muro invalicabile di una data cifra di ricezione cognitiva, mentre in Federica Turco è costituita da una “cazzimma primordiale” che ha creato in questa ragazza il talento particolarissimo di apparire furba come solamente gli uomini e le donne esperti ed attempati sanno essere, produce dei veri e propri abomini.

Ciò visto e considerato che quelli della Prima Repubblica e anche i professionisti di una certa politica venuti dopo, erano comunque attrezzati e dotati di basi culturali sufficienti per rendersi conto che una delibera di giunta comunale non raggiunge uno standard di legittimità, men che meno di credibilità, qualora tutti i riferimenti, le relazioni suggestive che la caratterizzano, non abbiano almeno in apparenza, una propria dignità specifica, un significato che di per sè deve andare anche al di là del risultato contingente che sotto traccia si vuole raggiungere.

Insomma, una delibera con l’inciarmo incorporato deve essere scritta bene. Al contrario, questa qua è proprio una schifezza. E ritornando al discorso iniziale, se questo è perfettamente in linea, se è normale che un contenuto di tal fatta, sia frutto dell’elaborazione del dinamico trio di via Fermi, non si capisce come il sindaco Alfonso Golia l’abbia potuta approvare. O meglio, si può solo capire considerando quella questione di sopravvivenza, divenuta, questione fondamentale, se non addirittura esclusiva dell’esistenza dell’uomo Alfonso Golia.

Non si capisce come uno che non è mai stato uno stinco di santo, ma non è certo un fesso quando redige atti amministrativi, cioè il mio omonimo Stefano Guarino, ormai storico comandante dei vigili urbani, abbia potuto avallare questo contenuto e come  le relazioni tra ciò che nell’atto deliberativo è scritto e ciò che viene citato, certificato nella sua narrativa quale normativa di riferimento, sia stato considerato armonico da una professionista di lunga esperienza e indubbiamente valida, qual è senza dubbio la segretaria comunale Anna Di Ronza.

UN’AVVENTURA ALLA INDIANA JONES – Operiamo il disperato tentativo di capire qualcosa nel ginepraio delle parole messe una dietro l’altra senza una concezione logica ottenuta attraverso l’elaborazione di un sillogismo, che sembra una parola difficile, ma che invece è semplicissima e descrive la costante applicazione di una regola sintattica attraverso cui da una semplice premessa di sviluppa una conseguenza.
Dunque, questi qua il 28 aprile approvano la delibera. Come potrete leggere, la stessa è proiettata temporalmente al 30 giugno, data in cui il governo dovrà ripronunciarsi sulla esenzione-moratoria dal pagamento della Tosap, garantita agli esercenti.

In sostanza, due mesi, durante i quali dovrebbe iniziare, vivere e finire, la seguente procedura:
le richieste per allargare gli spazi esterni della somministrazione dovranno essere presentate al Comune di Aversa, i cui uffici le dovranno visionare e verificare la presenza di motivi ostativi al rilascio delle autorizzazioni.
Se stessimo parlando del Comune di Giano Vetusto, o di quello di Rocchetta e Croce, cioè di piccoli centri, la fase istruttoria delle pratiche, la loro analisi e il rilascio di un nulla osta che espone l’annona comunale, l’Urbanistica ecc., ad una responsabilità che può diventare anche di carattere penale, i due mesi neanche sarebbero stati sufficienti.

Ma siccome stiamo parlando della città di Aversa, che conta 60mila abitanti e migliaia di attività commerciali di somministrazione di cibi, bevande e affini, questa operazione non sarebbe realizzabile nemmeno dedicandovi un anno intero, visto che tra le altre cose ogni atto amministrativo di nulla osta potrebbe incrociare il diritto all’impugnazione davanti al Tar di cui è titolare qualsiasi cittadino, non necessariamente un imprenditore del settore, in grado di dimostrare l’esistenza di quell‘interesse ad agire concreto e attuale anche attraverso la rivendicazione di una tranquillità personale che può essere turbata da rumori molesti venutisi a creare in orari successivi alla mezzanotte proprio a causa dell’allargamento di un’area di somministrazione.

Il testo della delibera lo dovete leggere tutto, perché è una messa in scena da vero e proprio teatro dell’assurdo, ma qualcosa ve la dobbiamo citare ancora.
“Nel caso in cui l’occupazione interessi l’area antistante attività adiacenti…”

“MA CHE CAZZO STAI A Dì!” – Antonio Ricci riesce a fare quello che purtroppo non riusciamo a fare noi, cioè dei fulminanti inserti comici che però riassumono in parole povere il commento.
Il caratterista Ennio Antonelli, mitica la sua parte di Manzotin in Febbre da Cavallo, avrebbe detto: “Ma che cazzo stai a dì!“.
C’è evidentemente una questione relativa a interessi pratici, perché il trio è andato a infilarsi veramente in un rebus da settimana enigmistica.
In poche parole, siccome io bar ho chiesto di allargarmi e la mia attività confina con un’altra, che può essere un negozio di abbigliamento, un ristorante, un altro bar, allora io Comune sapete cosa faccio?
Imbraccio una bilancia e mi metto la parrucca di Salomone.
Emendo il regolamento annonario, ma non lo faccio convocando il consiglio comunale, come prevederebbe espressamente il Tuel, ma me ne esco con questa stravagante formuletta:
“Ogni avente diritto, prescindendo dall’esistenza di un precedente titolo autorizzatorio, può accedere ai benefici del presente atto”.

“Prescindendo”. Avete letto? Roba da manicomio. Perché nel momento in cui si prescinde non si definisce solo l’ipotesi di una possibilità aggiuntiva rispetto a quello che consente il titolo autorizzatorio, ma si va ad alterare una situazione regolamentata e che dunque diventa preda di una deregulation foriera solo di caos, polemiche e di scontro tra interessi contrapposti.

LA VERA RAGIONE – In conclusione, il fatto clou: “L’amministrazione si riserva la possibilità di autorizzare l’occupazione di suolo pubblico anche per gli spazi non adiacenti l’attività commerciale”.

Altro che “si riserva“. È l’unica cosa che hanno fatto ed è l’unico motivo per il quale è stata imbastita questa delibera che, al confronto, la Stele di Rosetta era un abecedario.

Abbiamo visto, infatti, che a tre locali della città è stato concesso un ampio spazio per la somministrazione nella centrale e malandata Piazza Cirillo.
Evidentemente i tre hanno presentato la domanda e Sagliocco e la Turco non si sono affatto riservati, perché i signori, in spregio di ogni elementare principio della concorrenza e della civiltà economica, hanno aperto, hanno venduto e hanno incassato, mentre gli altri locali, evidentemente tanto fessi da non aver letto quasi in presa diretta questa delibera, ignoravano totalmente l’esistenza di questa possibilità, quandanche sgangherata e illegittima che fosse.

P.S. Il servizio interno nei bar ricomincia martedì mattina, 1 giugno. Giusto per dire.

 

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