BUSTARELLE&MACCHIETTE. Tommaso Barbato, Lusini, l’imprenditore e corruttore marito della notaia Paciello: una mappata di mariuoli. Don Biagio all’infermiere: “Vuoi sempre soldi, meglio metterti a stipendio”
23 Ottobre 2024 - 17:49
Ma come è possibile che di fronte a tutto ciò Gennaro Caserta non si dimetta per dignità? Anche i garantisti più incalliti devono arrendersi. È l’ennesima sceneggiata tragicomica descritta nella richiesta di applicazione di misure cautelari presentata dalla Procura a un Gip di Aversa, che nei giorni scorsi ha terminato gli interrogatori di garanzia. Alla fine, esasperato da Barbato, Lusini gli anticipa 5mila euro e Giovanni Miniero “chiude” la concessione del permesso a costruire con una mazzetta di 10mila euro al sindaco
TEVEROLA (G.G.) – Se avessimo vicino un interlocutore, per esempio un avvocato nostro amico o un magistrato proveniente da Milano, da Belluno, a cui avessimo chiesto di leggere la documentazione presentata dalla Procura della Repubblica di Aversa-Napoli Nord allo scopo di ottenere l’arresto ai domiciliari di diversi indagati, tra cui spicca il nome dell’ex sindaco di Teverola nonché dominus induscusso e indiscutibile della politica locale di ieri e di oggi, siamo sicuri che dovremmo richiamarli all’ordine più di una volta.
Distaccati dal fattore territoriale, essendo il nostro amico avvocato di Gorizia e il nostro amico giudice di Sondrio, la lettura sarebbe continuamente interrotta da grasse risate.
La commedia e, allo stesso tempo, la tragedia di questa vicenda, si fondono, nel modo con cui, in qualche circostanza dentro a conversazioni con interlocutori, nella maggior parte delle volte con conversazioni tra lui e il parabrezza dell’auto, Biagio Lusini mantiene le redini di una rappresentazione che, come abbiamo già scritto stamattina, si configura come un unicum nella storia giudiziaria italiana.
Ma quando l’avete mai letta un’ordinanza o una richiesta di ordinanza nella quale l’indagato principale parla da solo, ad alta voce, recitando con espressione e con sfumature retoriche i propri monologhi, che diventano una sorta di auto-confessione di un numero impressionante di reati compiuti e che francamente diviene difficile ritenere una gigantesca fandonia, un qualcosa di indimostrato al punto da indurre il Gip del Tribunale di Aversa-Napoli Nord, che nei giorni scorsi ha completato gli interrogatori di garanzia degli indagati, incassando “la facoltà di non rispondere” di cui si è avvalso Lusini, a non assecondare l’idea dei Pm che queste persone vadano fermate, quantomeno bloccate a casa loro, in quanto pericolose e in grado di reiterare i reati, di inquinare le prove.
La legge Cartabia ci impedisce di pubblicare integralmente questo documento. Ma si tratta di una roba double face adatta, dunque, ad elevare al cielo il grido della più grande delle indignazioni, l’urlo di esecrazione per come siamo combinati nella nostra provincia, largamente la più corrotta d’Italia, ma allo stesso tempo adatta ad immaginare una consegna ideale al principe De Curtis, in arte Totò, il quale avrebbe sicuramente scambiato per un copione teatrale queste pagine.
La storia di oggi riguarda la necessità di un imprenditore di Aversa, che di nome fa Giovanni Miniero, marito del notaio Giovanna Paciello, anche lei aversana ma con studio a Piedimonte Matese. Ma riguarda anche l’atteggiamento vorace, ma allo stesso tempo impenitente, quasi sfingeo (qualcuno potrebbe dire simpaticamente “ha la faccia come il culo”), dell’allora sindaco Tommaso Barbato, di professione infermiere che – lo dice Lusini, noi noi .- è incontentabile, perché vuole soldi, soldi e ancora soldi per rilasciare le concessioni edilizie.
Nel caso specifico, il permesso di costruire a Giovanni Miniero. Veramente straordinaria la performance del Lusini, che noi siamo convinti, essendo stati, quando avevamo più tempo a disposizione, appassionati del teatro di Moliere, avrebbe sicuramente informato il talento e l’ispirazione del grande scrittore e commediografo francese.
Non li avremmo potuti trattenere il nostro amico avvocato di Gorizia e l’amico magistrato di Sondrio di fronte a certe affermazioni che andiamo a riassumere, come ci obbliga di fare la legge Cartabia: “Basta – dice Lusini a Barbato – cosa pensi che io sia il tuo esattore torno torno? E poi quello ha già dato i soldi e la concessione non l’ha avuta. Io mi sono stufato. Miniero e gli altri imprenditori falli venire direttamente da te”.
Vi garantiamo che questa sintesi non dà l’idea reale dello sfogo fluviale di Biagio Lusini. Eppure Barbato, investito da moccoli a ripetizione, da doglianze di ogni tipo, da esclamazioni risolute, comunque esposte sempre sul filo di un’ansia espressiva che connota tutto il discorso di Lusini, non fa una grinza.
Fa sfogar eil suo interlocutore e poi sapete come se ne esce? “Vediamo come possiamo almeno passare questo Natale in grazia di Dio”.
Ci siamo scordati di usare un aggettivo per descrivere l’atteggiamento di Barbato: un mariuolo disarmante.
Alla fine della giostra, è Lusini a passare un natale pieno di tensioni e il 28 dicembre, al culmine della disperazione di fronte a quella faccia di bronzo che sta al Comune decide di anticipare lui, di tasca sua, 5mila euro in modo da tacitare il petulante bombardamento di richieste che ogni giorno gli arrivano dal sindaco.
E qui ci dispiace veramente di non poter offrire ai nostri lettori la copia integrale perché riteniamo che riprodotta in un teatro o in un palasport accumulerebbe molte più risate di una performance di Alessandro Siani.
Lusini fa domande e risposte e parla come se, a fianco a lui in auto ci fosse il suo interlocutore in carne e ossa. Immaginiamo la faccia degli inquirenti quando hanno ascoltato queste parole intercettate.
Erano abituati a stare lì in una condizione di stasi, durante gli spostamenti su quattro ruote degli indagati non potendo bypassare quei momenti perché sarebbe sempre potuta arrivare una telefonata da ascoltare.
In questo caso bisogna mettersi solo in poltrona e più si avvicina il capodanno del 2023 e più Biagio Lusini è esacerbato. In verità, siccome è certo che si sia dovuto tradurre i soliloqui dal dialetto teverolese all’italiano, probabilmente non sempre il senso delle parole è stato colto.
In effetti Lusini non si “svilisce”, come scrivono i magistrati, ma il contesto logico delle sue affermazioni solitarie ci fa ritenere che lui abbia usato la parola “me so sbuluto”, termine dialettale che si traduce meglio con “avvilito” che con “svilito”, che significa un’altra cosa.
Lusini non è avvilito solo con l’ineffabile Barbato, vera macchina da corruzione, ma comincia ad avere qualcosa da ridire anche sull’atteggiamento di Giovanni Miniero. È tra due fuochi. Da un lato Tommaso Barbato vuole i soldi per rilasciare la concessione, dall’altro Miniero lo sollecita affinché questo avvenga.
Ma stavolta non con il portafoglio in mano. Non si fida più, aggiungiamo noi a buona ragione, del sindaco infermiere, vuole prima la concessione e poi pagherà la tangente, fissata nella somma di 10mila euro, di cui 5mila già anticipati da Lusini.
Questi non accetta di buon grado il fatto che Miniero si rifugi nello studio notarile della moglie. E non la prende bene perché Giovanna Paciello ha un rapporto diretto con Lusini avendo curato proprio l’esplosivo dossier del passaggio di proprietà dei terreni di Pasquale Schiavone alla società Delfi Srl, controllata dalla famiglia di Lusini come questo giornale ha scritto già 2 anni fa, sollevando il coperchio sul verminaio della cosiddetta lottizzazione Schiavone.
Sempre parlando a se stesso, Lusini fa capire che se Miniero farà intervenire anche la moglie, lui è deciso a non servirsi più di quello studio notarile.
La situazione, per i suoi nervi, comincia a migliorare all’inizio dell’anno. Alessandro Pisani, figlio com’è noto della compagna storica di Gennaro Pitocchi, sta prendendo sempre più le redini dell’Ufficio Tecnico di Teverola di cui diventerà dirigente e non più facente funzione.
Una telefonata tra un altro pezzo da novanta di questa indagine, ossia l’imprenditore e spesso socio di Lusini Angelo Morra, e un altro indagato ancora, Giovanni De Floris, dà l’idea che Miniero sta per ottenere quello che ha agognato a lungo. Morra dice a De Floris che l’imprenditore di Aversa gli ha chiesto informazioni su come ottenere una fidejiussione.
Insomma la garanzia che serve a coprire il rischio riguardante il pagamento degli oneri di urbanizzazione.
Insomma, a meno che questa non sia una gigantesca finzione e che Lusini non sia un pazzo da internare, a meno che Biagio Lusini non si inventi storie come quella che a un certo punto lo induce a dire a Barbato di non utilizzare più mediatori, ossia lui stesso, Gennaro che potrebbe essere Pitocchi, marito della madre di Alessandro Pisani, ma di ricevere lui stesso brevi manu le bustarelle, allora siamo di fronte a una mappata di mariuoli che non si capisce per quale motivo, al cospetto di gente che in galera o ai domiciliari ci è finita per molto meno, sta ancora a piede libero.
Come non si capisce per quale motivo l’attuale sindaco Gennaro Caserta, che Lusini, lo dice espressamente, considera una sua testa di legno andata a sostituirne un’altra ormai insopportabile e pedante come quella di Tommaso Barbato, non si dimetta per dignità.