CAMORRA, fidi di 360 rate e cambiali a go-go. Per la casa della figlia del boss salta fuori il nome dell’imprenditore Stefano Graziano, cugino diretto del deputato

5 Settembre 2024 - 10:07

Gli inquirenti parlano espressamente di negozio simulato. E prima ancora, per ben 8 anni, Cira Picca vi ha abitato, senza possederne alcun titolo formale. Ma in quel periodo Aldo e Raffaele Picca litigavano dicendo esplicitamente che quell’immobile era di loro proprietà

Le discussioni tra Aldo Picca e il fratello Raffaele sono molto vivaci.

Raffaele aveva promesso ad Aldo, quando questi era in carcere, che avrebbe formalizzato l’intestazione di una casa, ubicata a Teverola, alla figlia del boss, la quale utilizzava abitualmente il nome del marito Alessio Arbolino per tutti gli atti formali.

Non potendo pubblicare a causa della legge Cartabia lo stralcio dell’ordinanza, mettiamo a disposizione di chiunque sia interessato a leggere il dettaglio delle intercettazioni tra i due fratelli e anche di quella relativa a una vera e propria assemblea di famiglia, riguardante il destino della casa, a contattarci, perché in un minuto gli invieremo la copia integrale dell’ordinanza.

D’altronde, quando lo Stato diventa liberticida dell’espressione e del diritto di cronaca, uno si deve organizzare così, altrimenti ogni volta saremmo costretti a scrivere degli autentici papielli anche per sintetizzare 5-6 pagine dell’ordinanza.

Diciamo solo che Aldo rimproverava il fratello di non aver mantenuto questo impegno.

Abbiamo sbrigato velocemente la pratica di questa vivace dialettica famigliare perché, nella vicenda dell’appartamento di Teverola è venuto fuori un nome molto conosciuto, quello di un imprenditore che oggi rappresenta un anello forte della produzione commerciale di servizi nell’erogazione dei combustibili fossili. Insomma, uno che possiede un cospicui numero di pompe di benzina.

Stefano Graziano esprime un grado di riconoscibilità che va anche al di là del suo cugino diretto, di primissimo grado, nonché omonimo, ossia il deputato del Partito Democratico.

I due sono stati sempre molto legati e questo fa onore ad entrambi perché la famiglia è sempre la famiglia.

Ma la famiglia è una cosa importante anche quando è quella costituita dai camorristi: Aldo Picca ritiene che quella casa sia sua, che si fatto lo sia, e quando i boss fanno certi discorsi, allora il ricorso al Codice Penale è scontato, perché quella casa, che Aldo Picca ritiene sua in quanto, dice lui, acquisita con soldi, dei “suoi sacrifici”, è rivendicata anche dal fratello Raffaele, che però a un certo punto fa arrabbiare Aldo, che chiude la partita chiedendo che tutto venga formalizzato entro pochissimi mesi.

Glielo chiede a novembre del 2021: casa intestata alla figlia Cira Picca, magari attraverso il nome del marito Alessio Arbolino, e un versamento ulteriore di 20mila euro.

Quando i Carabinieri della 4 sezione del Nucleo Investigativo di Caserta estraggono la visura catastale, stabiliscono che tutti questi discorsi danno per scontate delle evidenze camorristiche, perché quella casa è, in realtà, di proprietà di Stefano Graziano per un 50% e di sua madre Pompea Nuzzolo per l’altro 50%, mentre la sorella Maria Graziano ha mantenuto la proprietà del 100% dell’autorimessa.

La famiglia Picca, già nel 2013, si muoveva attorno a questa casa. Lo faceva, al tempo, proprio con Alessio Arbolino, il quale da fidanzato non aveva ancora nessun vincolo familiare e dunque sviluppava un rapporto molto più complicatamente identificabile da parte dell’autorità giudiziaria con Stefano Graziano, chiamato Stefanino da Cira Picca con il padre Aldo che, proprio nelle discussioni col fratello, dichiara la sua familiarità con questa persona, con cui dice che può parlare tranquillamente.

I contatti tra Alessio Arbolino e Stefano Graziano a qualcosa sono serviti, perché quando Arbolino sposa, nel 2015, Cira Picca, la coppia va ad abitare direttamente in quell’appartamento.

Attenzione. Da quel momento in poi non viene versato neppure un euro a Graziano a nessun titolo. Non come canone di locazione, non come usufrutto. La figlia del boss abita lì nella casa di un imprenditore amico che la ospita gratuitamente. Questo risulta dagli accertamenti di polizia giudiziaria.

Questo andazzo dura fino al 2023. 8 anni, ed è la famiglia Picca che vuol sistemare le cose, formalizzando l’acquisto.

Raffaele Picca, per giustificarsi con il fratello, dice di aver sistemato ogni cosa con Stefano Graziano, ma in realtà non è così, e l’atto di compravendita viene bollato dalla Dda come “negozio simulato”.

Graziano ha tenuto 8 anni la figlia di Picca gratis nella sua casa e poi contribuisce, da dante causa, a un negozio simulato.

Molto discutibile l’atteggiamento dell’imprenditore cugino del deputato del Pd.

L’appartamento viene valutato 111mila euro compreso il garage. 75mila euro i coniugi Arbolino-Picca li ottengono da un mutuo erogato dalla Bper di Vairano. Lì accendono un conto corrente in cui devono affluire rate di un fido comodo, trentennale. 380 euro al mese in 360 rate.

In maniera strana, avventurosa, poco lineare, Cira Picca e il marito versano in contanti attraverso un bancomat, due somme: la prima di 2.560 euro, la seconda di 2.500 euro in 5 banconote da 500.

Un taglio che insospettisce gli inquirenti, perché potrebbe trattarsi di proventi estorsivi.

L’altra parte della somma di acquisto della casa è pari a 36mila euro, ripartiti in cambiali tra il signor Arbolino e il signor Graziano, con una cambiale finale da 11mila euro.

Non una sola di queste cambiali è stata pagata, né Stefano Graziano, molto ma molto indulgente con questa famiglia, le ha passate, come si suol dire, in banca, ossia nella filiale di Carinaro del Banco di Napoli.

L’ordinanza non ci dice se Graziano quantomeno ha intascato i 75mila euro del fido, mentre ci ha detto che ha tenuto la figlia di Pica per 8 anni gratuitamente, mentre anche quando Aldo Picca e il fratello Raffaele litigavano su tutto, erano d’accordo su una cosa: quella casa la consideravano già di loro proprietà.

Discorso un po’ pericoloso, non tanto per la reputazione di Graziano, che è qualcosa di opinabile, quanto per il suo ruolo molto accomodante, che ha lambito, diciamocela tutta, il rischio di passare dallo status di proprietario a quello di prestanome.

Ed ecco perché abbiamo scritto che sarebbe importante stabilire quanti soldi abbia effettivamente intascato l’imprenditore dopo l’atto di compravendita.