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CAMORRA & POLITICA. Il sindaco Martiello “in faccia” alla commissione di accesso sostituisce Capriglione con una coop con sede da Eufrasia Del Vecchio, sorella del boss

30 Maggio 2022 - 14:02

Obelix avrebbe detto: “Sono pazzi questi…sparanisani”. Vi spieghiamo per quale motivo, anzi, quali motivi si tratta di un fatto molto grave, anche alla luce del modo in cui è stata portata avanti la procedura di affidamento. Al riguardo vi favoriamo in calce all’articolo le due determina a firma del Coordinatore dell’Ufficio di Piano Petrella e la visura della A.S.D., cooperativa di Casa Del Vecchio-Lagravanese

SPARANISE (gianluigi guarino) – Non conosciamo i motivi per i quali gli operatori marcianisani di servizi sociali Pasquale e Vincenzo Delle Curti fossero arruolati nel mini-esercito coordinato, se non addirittura comandato o sub-comandato, da Eufrasia Del Vecchio, sorella del boss e killer del clan dei Casalesi Carlino del Vecchio, poi figliola, affina e consanguinea con altri soggetti con precedenti criminali seri.

Magari glielo domanderemo. Fatto sta ed è un fatto indiscutibile che la cooperativa A.S.D., legale rappresentante quale presidente del CdA Vincenzo Delle Curti, 36enne, consiglieri di amministrazione il già citato Pasquale Delle Curti, 68enne, e Rosalia Nuzzo, 33enne di Arienzo, ha la sua sede legale (non sappiamo da quanto tempo, sicuramente oggi e sicuramente al tempo dell’esplosione del caso giudiziario riguardante Eufrasia Del Vecchio) nell’ormai rinomata location di Casagiove, via Nazionale Appia, 13, attigua alla sede casertana dell’agenzia delle Entrate, all’accorsata pizzeria

I Masanielli e al pure accorsato ristorante Le Colonne.

Fatto sta che in se per sé aver scelto come sede legale l’ufficio di Del Vecchio, di professione commercialista, non implica alcuna responsabilità giuridica, almeno fino a prova contraria chiaramente, va comunque sottolineato che per come viene descritta l’attività della professionista di Casal di Principe negli atti giudiziari già rilasciati relativi all’indagine ancora in corso, ad opera della Dda e della Squadra Mobile di Caserta, e di cui ci stiamo occupando, stare dentro a quella sorta di scuderia di cooperativa in cui vi si trovavano tutte quelle riconducibili Luigi Lagravanese, Maurizio Zippo, Pasquale Capriglione, Gennaro Bortone, non rappresenta un biglietto da visita rassicurante.

Un attimo, ma proprio un attimo di attenzione.

L’architettura organizzativa del consorzio Agape, cioè l’infrastruttura che nell’anno 2000 inaugura una modalità attraverso cui diversi operatori dei servizi sociali, coordinati o comunque di fatto sottoposti alla potestà di Lagravanese e dunque del clan dei Casalesi, si basava su due entità societarie e non su una sola. C’era Agape, formato (come scritto ieri sera

) da otto soci, tra cui un’associazione rappresentata da uno dei parroci di Casal di Principe, don Mario Aversano, e che comprendeva sin dall’inizio Capriglione, il quale ne assume la vicepresidenza, il commercialista di San Cipriano Massimiliano Grassi, coinvolto in passato in procedimenti riguardanti le attività camorristiche del boss, anch’egli sanciprianese, Antonio O’ Ninno Iovine.

Ma poi c’era anche Agape Servizi, consorzio partecipato in linea di massima dagli stessi soci, ma che si occupava esclusivamente di gestione contabile, di organizzazione amministrativa.

Quando nel 2008 il consorzio Agape ha subito la sua prima interdittiva antimafia, Lagravanese e Capriglione, quest’ultimo era cresciuto tantissimo dal 2000 in poi, decisero, pur avendo ottenuto una sentenza favorevole del Tar, che dare troppi punti di riferimento alle autorità inquirenti poteva essere rischioso. Dunque, quella concentrazione di ragioni sociali, sigle e persone resa visibile e individuabile dall’esistenza di un rapporto consortile formalizzato e ufficiale, si trasformò in decentramento.

In poche parole, Lagravanese, Zippo, Capriglione, Bortone, Grassi e compagnia, secondo quello che è scritto negli atti di indagine della Dda e della Squadra Mobile di Caserta, avrebbero finto di andare ognuno per la propria strada, rendendo autonoma da ognuna delle altre cooperative l’attività delle proprie.

A questo decentramento tattico e, sempre stando a ciò che dicono Dda e Squadra Mobile, solo apparente, fu associato un rapporto di relazioni più leggere. Non ci fu, infatti, una nuova versione di Agape, ma versioni che potremmo definire usa-e-getta, attraverso l’utilizzo della formula intersocietaria delle associazioni temporanee di impresa, una vera e propria palestra di prestigiatori delle gare d’appalto, che negli ultimi dieci anni ha fatto manbassa anche più di quanto fece il consorzio Agape al tempo in cui Lagravanese, Capriglione e compagnia stavano anche formalmente tutti insieme.

Ed Agape Servizi? Finito definitivamente nell’ufficio delle cose perdute? Secondo noi di CasertaCE, che da mesi e mesi leggiamo i documenti di quest’indagine, no.

Anche in questi caso Lagravanese, Capriglione e compagnia hanno attivato una ritirata tattico-strategica. Agape Servizi è morta come il consorzio principale, cioè l’Agape propriamente detto. Ma parliamoci chiaro, via Nazionale Appia 13, cioè Eufrasia Del Vecchio, appartenente ad una delle famiglie di camorra più in vista di Casal di Principe, imparentatasi con quella dei Russo, cioè con quella di Peppe O’Padrin, quella di Massimo Paperino Russo (ri-clicca qui e leggi) e di Corrado Russo, tutti con significative prospettive temporali associate alle patrie galere; dicevamo, via Nazionale Appia cos’è se non una riedizione, neppure tanto riveduta e corretta, del consorzio Agape Servizi?

E torniamo alla marcianisana A.S.D.

Non ce ne vogliano i due Delle Curti e la signora Nuzzo, ma per tutti i non pochi motivi appena illustrati (perché noi non esprimiamo mai valutazioni non adeguatamente e analiticamente argomentate) stare nella combriccola di via Nazionale Appia numero 13, cioè nella riedizione di Agape Servizi, offre il destro al sorgere di fondate perplessità. Anche perché l’allegra compagnia di via Nazionale Appia 13 non è che fosse articolata più di tanto, nel senso che ne facevano parte i buoni e i malament’. Ognuna di quelle cooperative stava lì perché la propria attività era connessa, direttamente o indirettamente, a quella delle altre, con Eufrasia Del Vecchio a rappresentarne in qualche modo garante e ordinatrice in nome e per conto di Lagravanese, Capriglione e compagnia. Ecco perché abbiamo un po’ scherzosamente definito (e senza offesa per chi nella storia è stato chiamato e ricordato in questo modo) Del Vecchio come una sub-comandante.

Ritenendo di aver assolto al dovere di spiegare perché A.S.D. “ha a che fare” con quel mondo lì, con lo mondo delle cooperative di Lagravanese e Del Vecchio, veniamo alla notizia.

Ricordate quando abbiamo menzionato il fatto che, pur essendo il contratto ancora pienamente in corso e in vigore, le sedi dei due nidi di Sparanise e di Camigliano non avessero mai riaperto i loro battenti dopo le festività natalizie e di fine anno, dunque subito dopo l’esplosione del caso giudiziario che aveva travolto anche il mondo-Capriglione e il consorzio Nestore, titolare dei servizi sociali erogati in questi due nidi tramite co-finanziamenti del governo e della Regione Campania e gestiti dall’Ambito Territoriale C9, che ha come sede capofila proprio il comune di Sparanise?

Al tempo scrivemmo che quella chiusura unilaterale, giustificata risibilmente – se non ricordiamo male – dai problemi legati al covid, che tra l’altro esistevano anche prima del 10 dicembre (e dunque non si capisce perché al tempo gli asili nido erano vivi e vegeti), avrebbe dovuto essere sanzionata dall’ambito C9 in quanto si configurava come una chiara, evidente e incontestabile inadempienza contrattuale, che andava a minare alla radice tutto ciò che aveva preso le mosse dalla lex specialis, cioè dal bando di una gara che Nestore si era aggiudicata in grande scioltezza.

Solo a metà della settimana scorsa, cioè quando la Prefettura di Caserta ha emesso il provvedimento di interdittiva a carico di questo consorzio da sempre controllato da Capriglione, l’ambito C9, con Sparanise comune capofila, ma partecipato anche da Pignataro Maggiore, dove, ricordiamo, è sindaco il presidente della provincia Giorgio Magliocca, avrebbe dovuto provvedere alla revoca unilaterale, così come la legge richiede in caso di interdizione antimafia. E invece nulla e nulla viene comunicato al riguardo nella narrativa della determina che andremo ora a sviscerare.

Mentre il consorzio Nestore era ancora formalmente, anche a causa dei ritardi e delle lentezze croniche delle burocrazie ministeriali e prefettizie, una società, un ente economico nel pieno di ogni suo diritto di esecuzione delle obbligazioni assunte in sede contrattuale (ripetiamo, non ci sono tracce nelle nuove determine sui formali motivi dell’abbandono), quelli del C9 avevano apparecchiato in quattro e quattro otto una procedura velocissima, cotto e mangiato, per effetto della quale i servizi dei nidi di Sparanise e Camigliano venivano affidati ad un altro operatore, il tutto motorizzato dall’architetto Aurelio Antonio Petrella che, per decreto di Salvatore Martiello, emissore del provvedimento monocratico in quanto sindaco del comune capofila, cioè Sparanise, diventava nuovo coordinatore dell’Ufficio di Piano dell’Ambito C9.

Ora qualche breve informazione sui contenuti di questo finanziamento. Per il servizio del nido di Sparanise erano state ripartite le somme di 22 mila euro dalla Regione Campania, altri 67 mila provenienti dallo Stato, attraverso decreti PAC (piano di azione e coesione)-PNSCIA (programma Nazionale “Servizi di Cura all’infanzia e agli anziani non autosufficienti) del Ministero degli Interni, e altri 18 mila provenienti dal Fondo Nazionale Politiche Sociali, ugualmente di natura governativa, per un importo complessivo di 109 mila e 49 euro e 20 centesimi. Per il servizio del nido di Camigliano, invece, si raggiunge la somma complessiva di 154.637,54 euro, di cui dalla regione Campania 34.319 euro, più 120 mila euro dai fondi PAC del dicastero dell’Interno.

Dunque, all’Ambito C9 per la gestione dei micro nido prima infanzia sono stati erogati 263.686,74 euro.

Avete letto come abbiamo potuto essere precisi nel riportare queste notizie di tipo contabile? Merito dell’architetto Petrella il quale, come fanno tutti i suoi colleghi dirigenti comunali e intercomunali nel resto della provincia, diventa molto più sbrigativo nella parte sostanziale del suo atto di potestà, quella veramente importante (della serie: chi e in base a cosa intasca i quattrini?).

Eccoci qua: siamo tornati al famigerato Mepa.

Voi “siete cazzi” di sapere quanti operatori economici attinti dal Mepa siano stati invitati a questa gara? E allora siete bravi perché noi non ci siamo riusciti.

Il buon architetto, ricordiamo sempre, è stato nominato per decreto dal sindaco Martiello, il quale è indagato proprio nell’ambito dell’inchiesta sui servizi sociali per reati molto gravi ed è oggetto ormai da un po’ di tempo della presenza investigativa di una commissione di accesso, nominata dalla prefettura di Caserta il 17 marzo scorso, per verificare se dentro al comune di Sparanise si siano registrate delle infiltrazioni camorristiche. Il nodo al fazzoletto, cioè il ricordare la circostanza del decreto, collegandola alle vicissitudini giudiziarie del sindaco, è importante perché la citata commissione di accesso non potrà non valutare la modalità a dir poco raffazzonata con cui questa determina è stata scritta. E non potrà non valutarla tenendo conto del contesto in cui tutto questo è avvenuto. Perché se non lo facesse non potrebbe chiamarsi commissione di accesso.

Vogliamo fare come Valerio Staffelli quando consegna i suoi mitici tapiri: ma signur Martiello non si attapira neanche. Eppure con tutti i guai che ha, con un avviso di garanzia e una perquisizione subiti, con la prospettiva non remota di essere sottoposto ad un processo proprio per la gestione dei servizi sociali e proprio per i rapporti con Capriglione, con una commissione di accesso che potrebbe sciogliere la sua amministrazione per infiltrazione camorristica, consente (facciamo finta che l’iniziativa del dirigente sia stata totalmente autonoma) all’architetto Aurelio Antonio Petrella di attribuire con una determina del 19 maggio scorso, la numero 373 (che faceva seguito ad una prima determina datata stavolta 4 aprile, finalizzata alla nomina della commissione aggiudicatrice puramente pleonastica, come si vedrà) una gara per servizi delicati e di importo significativo – più di 260 mila euro – con questa procedura ridicola e per nulla trasparente?

Perché signur Martiello, ci comprenda: se noi affermiamo ciò è perché il buon Petrella, subito dopo non aver scritto quante ditte ha invitato attingendole dal Mepa, afferma che a rispondere sia stata solo una: la marcianisana A.S.D. dei Delle Curti, cioè la onlus la cui sede legale è nello studio della stra-indagatissima Eufrasia Del Vecchio, al pari di tante altre cooperative della scuderia Lagravanese-Capriglione, di quel Capriglione che, con modalità ancora sconosciute, ha lasciato il servizio del micro nido, aprendo la strada ad una coop della stessa scuderia.

Articolo molto lungo e scritto in modo tale da complicarne la comprensione, caro sindaco Martiello. La notizia principale è contenuta alla fine e questo per un giornalista, per un giornale è operazione taglia-coglioni. Ma noi abbiamo preferito sacrificare la sua leggibilità a quello che avvertiamo come un dovere professionale e morale di arrivare alla sua formulazione dopo aver definito tutte le cornici utili per una sua compiuta comprensione e offrendo al lettore un bagaglio cognitivo sufficiente a farsi un’idea di quello che è capitato.

Perché alla fine di questo articolo, per quel che ci riguarda (poi la prefettura e il ministero degli Interni faranno ciò che ritengono giusto e che loro compete) lo scioglimento del suo comune rappresenta un evento ineluttabile. E da questo scioglimento deve aprirsi una fase grazie alla quale potrà essere spiegata almeno in parte la storia recente della politica casertana, trasformata in un vero e proprio puttanaio, sia in senso materiale, sia in senso figurato.

CLICCA QUI PER LEGGERE LA DETERMINA DEL 19 MAGGIO

QUI INVECE QUELLA DEL 4 APRILE

LA VISURA DELLA COOP ASD