CAMORRA & QUATTRINI. I consigli di D’Angiolella al clan dei Casalesi per fregare lo Stato e vincere gli appalti. L’accordo cercato per truccare la gara a S.MARCELLINO e il suo consorzio fa i milioni

17 Luglio 2025 - 13:37

Ancora una volta lo specifichiamo, seppur citato nell’informativa della DIA, Gianfranco D’Angiolella non stato è indagato, come nessuno dei soggetti in foto (escluso Nicola Schiavone O’Russ) che sono lì perché hanno amministrato o amministrano gli enti che hanno interessato il consorzio Geco. Lo Stato è lento, quasi paralizzato nel contrasto alle infiltrazioni delle ditte di camorra e nel frattempo il capo degli imprenditori del clan dei Casalesi ha potuto per anni trovare soluzioni nuove per aggirare controlli e interdittive antimafie, ricevendo aggiudicazioni da diversi comuni casertani

CASERTA (g.g./l.v.r.) – L’inchiesta della DDA di Napoli sugli obiettivi di Nicola Schiavone O’Russ, imprenditore 47enne, nipote diretto del boss Francesco Schiavone Sandokan e condannato in due occasioni per le sua partecipazione agli interessi economici del clan dei Casalesi, avendo guidato il ramo imprenditoriale della fazione, ha qualcosa di poco chiaro.

Nell’ordinanza che portò al suo arresto, parliamo della fine del 2022, si faceva riferimento alle operazioni per creare delle nuove imprese, in modo da evitare che lo potessero colpire interdittive antimafia o situazioni che lo rallentassero nelle aggiudicazione degli appalti pubblici e, proprio in relazione alle attività di O’Russ, la possibilità che abbia lavorato per corrompere politici e funzionari.

Ma nel prosieguo dell’inchiesta e poi del successivo processo, nessun politico e nessun funzionario, nessun dirigente è risultato nemmeno indagato, stessa cosa dicasi per Dante Apicella, condannato per essere il gestore delle ditte e degli appalti del clan in provincia di Caserta (e non solo), senza che però ci fosse un solo episodio corruttivo chiaro, presente nei capi d’imputazione. E ciò, ripetiamo, è quantomeno strano.

A nostro avviso, ad esempio, esiste un piano corruttivo, un giro di tangenti che coinvolge politici, imprenditori e funzionari pubblici nella nostra provincia. Lo abbiamo scritto più volte e sulla ricerca delle prove sta lavorando, per appalti e concorsi, la procura di Santa Maria Capua Vetere.

LE STORIE DI APPALTI E CAMORRA

Una possibile serie di reati contro la pubblica amministrazione non intravista o comunque non perseguita, invece, dai magistrati antimafia. Ma di corruzione, di gare da truccare si è scritto e molto nell’informativa della Direzione investigativa antimafia, redatta dai detective che hanno curato l’inchiesta coordinata dalla DDA di Napoli.

Stiamo scrivendo molto sulle attività di indagine della Dia. Lo abbiamo fatto ieri rispetto ad un’aggiudicazione provvisoria avvenuta due giorni fa alla provincia di Caserta, guidata da Anacleto Colombiano, finita nelle mani di un parente di una famiglia di camorra, i Capritto (clicca e leggi), oppure in precedenza sulle parole che Nicola Schiavone riferiva rispetto ai voti presi da Giovanni Zannini, capo politico di Colombiano, nell’area di Casal di Principe (CLICCA E LEGGI).

E torniamo a parlare di appalti e aggiudicazioni, connettendoci all’articolo nei giorni scorsi dedicato alla Titania Costruzioni, ovvero la ditta per cui avrebbe lavorato, ma sicuramente ha ricevuto denaro, uno dei collaboratori di O’Russ, recentemente condannato a tre anni di carcere, ovvero Vincenzo Mosca (CLICCA E LEGGI).

IL CONSORZIO GECO E GIANFRANCO D’ANGIOLELLA

Sia nell’appalto affidato a questa ditta da Agrorinasce, consorzio intercomunale che, ironia della sorte, si occupa proprio di beni confiscati alla mafia, oggi guidato, per volontà della regione Campania, dalla procuratrice di Santa Maria Capua Vetere prima e di Aversa poi, Maria Antonietta Troncone, sia in quello vinto all’Università di Napoli Federico II, per quasi 5 milioni di euro, la Titania era supportata da un consorzio, tecnicamente aggiudicatario dei lavori, poi eseguiti dalla citata Titania.

E’ qual è questo Consorzio? Si tratta del Consorzio Geco, che ha sede ad Anzio, un luogo che, come abbiamo citato anche ieri, gli Schiavone hanno messo casa e radici (clicca e leggi). Questa impresa ha una seconda sede, più casertana, in quel di Pastorano ed è proprio un casertano ad essere il legale rappresentante.

Parliamo di Francesco D’Angiolella, 54 anni, tra le altre cose consulente del lavoro e titolare di un’altra ditta, la Euro Montaggi. Arrestato nel 2010, fu poi scarcerato e condannato a 5 anni di carcere in primo grado a seguito di un’inchiesta che vide coinvolti anche ispettori dell’Asl Caserta rispetto ai controlli nei luoghi di lavoro. Quindi, D’Angiolella è contestualmente un imprenditore che gestisce due ditta, aggiudicatarie di importanti appalti pubblici da milioni di euro e anche un consulente del lavoro. Un soggetto multitasking.

I CONSIGLI A NICOLA SCHIAVONE

Il suo nome è emerso in numerose intercettazioni che lo collegano direttamente a Nicola Schiavone. L’impressione, leggendo le tante pagine dell’informativa dedicate a D’Angiolella, è che questi si muova come una specie di consigliere, di consulente di O’Russ, sul modo in cui bisognava muoversi per entrare negli appalti pubblici ed evitare problemi con le interdittive antimafia. Va segnalato che D’Angiolella non è stato indagato nell’inchiesta che ha portato poi alla condanna di Schiavone.

Infatti, in una conversazione intercettata il 28 luglio 2019, D’Angiolella fornisce consigli a Schiavone su come aggirare le interdittive antimafia che colpiscono le sue aziende. Gli suggerisce di evitare di utilizzare società già compromesse e di puntare invece su aziende con bilanci regolari e pregresso fatturato, possibilmente gestite da prestanome. La sua strategia si basa sull’uso di consorzi, tipo come quello che lui stesso guida, ovvero il Consorzio GECO, per partecipare a gare pubbliche attraverso contratti di avvalimento, permettendo così a imprese legate al clan di accedere a bandi altrimenti preclusi.

In un dialogo tra Schiavone e l’assicuratore Tommaso Fabozzi (anche lui non indagato) del febbraio 2021, O’Russ dimostra di fidarsi del lavoro di D’Angiolella, il quale voleva fargli comprare una non meglio precisata società con sede a Marcianise. Ed è difficile non connettere le due conversazioni: O’Russ per rientrare nelle gare d’appalto, secondo D’Angiolella, ha bisogno di ditte pulite. Un anno dopo, il consulente-imprenditore gli propone l’acquisto di un’impresa.

L’ACCORDO PER TRUCCARE LA GARA A SAN MARCELLINO

Poche settimane prima, invece, una conversazione del 10 dicembre 2020 parlano Nicola Schiavone, la moglie Amalia Ucciero e Antonio Letizia, nipote di Giacomo Letizia, ex geometra del Comune di Casal di Principe e parlano di un favore che proprio D’Angiolella avrebbe chiesto al fratello di Antonio Letizia, di professione imprenditore.

L’obiettivo era accordarsi per pilotare una gara d’appalto nel comune di San Marcellino del sindaco e neo presidente della Provincia Anacleto Colombiano, non indagato, costruendo insieme le “buste” con le offerte per far vincere chi volevano loro. Il fratello, però, avrebbe preso tempo, dicendo a Gianfranco che prima doveva parlare con un altro soggetto che gli aveva chiesto la stessa cosa. E quel soggetto, secondo quanto riferisce Antonio Letizia, sarebbe stato proprio Schiavone. In un secondo momento, sempre secondo la Dia, è stato Schiavone stesso a chiarire il punto: non era interessato all’appalto di San Marcellino, ma a un’altra gara, quella per dei lavori nel comune di Villa di Briano, ente guidato dal sindaco Luigi Della Corte, anch’egli zanniniano e non indagato, così come Colombiano.

In pratica, mentre gli imprenditori di camorra si muovono in ogni modo per aggirare le interdittive antimafia, cercando nuovi metodi per nascondere la propria identità e avere in mano i soldi dello Stato, lo stesso Stato dorme, resta immobile, lasciando a procedure iper burocratiche, lentissime, come le interdittive antimafia, il compito di essere l’unico strumento per evitare l’ingresso di ditte con proprietà o connessioni con le mafie all’intero dei lavori pubblici. In pratica, si vuole evitare uno tsunami indossando un salvagente a ciambella e dei braccioli.

GECO: TANTI APPALTI TRA PROVINCIA, AGRORINASCE E NON SOLO.

Ricordiamo, D’Angiolella non è stato indagato dalla procura antimafia di Napoli, ma pare evidente dalle conversazioni intercettate dalla DIA che conoscesse bene Nicola Schiavone. Questo non è certo un reato, come non è un reato parlare di affari con un soggetto, sì pregiudicato, ma comunque libero (lo sarebbe stato almeno fino alla fine del 2022). Però, è innegabile che affermare che il legale rappresentate della Consorzio Geco sia davvero immesso all’interno degli interessi di O’Russ, così come un altro imprenditore, Antonio Caliendo, non indagato in questo procedimento ma ritenuto connesso a Schiavone, parente dello stesso D’Angiolella.

Come scritto in tanti articoli di CasertaCe, il Consorzio Stabile GECO è stato più volte aggiudicatario di appalti pubblici.

Ad esempio, la Provincia di Caserta ha approvato l’aggiudicazione della società di D’Angiolella per i lavori di adeguamento delle barriere di sicurezza e segnaletica stradale lungo la S.P. 328, con un importo complessivo di circa 1,8 milioni di euro. Il consorzio ha presentato un ribasso – non certo clamoroso – del 6,80%, ottenendo così l’appalto.

Dato che si tratta di Consorzio, è interessante sapere quale siano le ditte esecutrice e questa volta l’amministrazione provinciale di Caserta, in quei giorni guidati da Marcello De Rosa (il quale si è accordato con Zannini e Colombiano per tornare ad essere vicepresidente, ma che stranamente non è stato ancora nominato), ha avuto la decenza di scrivere la ragione sociale di queste due imprese: si tratta della Alfra Appalti dell’imprenditore di Casal di Principe, Antonio Pugliese, e dalla società dello stesso D’Angiolella: la Euro Montaggi

D’Angiolella ha trionfato negli anni scorsi anche ad Agrorinasce dell’amministratore delegato Giovanni Allucci, al quale ci viene da chiederci come facciano i controlli rispetto a chi vince gli appalti nella loro stazione appaltante, visto che si tratta di un insieme di comuni che gestisce immobili confiscati alla mafia e che, quindi, ci vorrebbe un’attenzione diversa, maggiore e non quella classica ed elefantiaca delle interdittive, più connessa all’opportunità che alla mera lettura delle norme.

Assieme alla Titania, di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi, Geco si è aggiudicata i lavori di riqualificazione del complesso “La Balzana” a S. Maria La Fossa, grazie ad un ribasso del 35,366%, per un importo di circa 2,3 milioni di euro. In quest’ultimo caso, il consorzio ha dovuto modificare la propria composizione, escludendo alcune società consorziate non in regola con i requisiti, per conformarsi alle richieste della stazione appaltante, i dettagli li potrete leggere cliccando qui.

Tanti soldi anche dall’Università di Napoli, dove ad aggiudicarsi i lavori è stata l’ATI composta da CO.GE.PI. Costruzioni Generali Piemonte S.r.l., in qualità di mandataria, e Consorzio Stabile GECO S.c.a.r.l., come mandante, che ha indicato come consorziata esecutrice Titania Costruzioni S.r.l.. Il valore dell’offerta risultata vincente è pari a circa 2,33 milioni di euro (oltre IVA), con un ribasso del 18,2210% sull’importo a base di gara.