CAMORRA, UNA STORIA INEDITA: Michele Zagaria risarcì con 50.000 euro Nicola Schiavone per qualcosa che il figlio di Costantino Capaldo aveva fatto a sua sorella, una delle figlie femmine di Sandokan

23 Ottobre 2020 - 11:10

Per l’occasione, vi proponiamo anche l’elenco completo di tutti gli imprenditori, i cui nomi, Massimiliano Caterino ‘o mastrone, fa nel primo giorno del suo pentimento. Poi, andiamo a completare un episodio di cui conoscevamo solamente l’antefatto perchè fino all’ordinanza dell’altroieri il resto era stato sempre omissato

 

CASAPESENNA(g.g.) Costantino Capaldo, arrestato l’altra mattina, nell’ambito di un’indagine che possiamo identificare come quarto filone di Medea, era un uomo di Michele Zagaria. Ma proprio stretto stretto. Questo, almeno, crede la direzione distrettuale antimafia che ha chiesto e ottenuto dal gip del tribunale di Napoli Gabriella Bonavolontà, l’emissione del provvedimento di custodia cautelare in carcere per l’imprenditore di Casapesenna, per suo fratello Giuseppe, per Raffaele Capaldo detto ‘o marchese, Raffaele Galoppo, cognato di Luciano Licenza, Orlando Fontana fratello di Pino Fontana, già condannato in secondo grado e dal luglio 2015 recluso al 41bis e Antonio Fontana, anche lui imprenditore, nonchè ex sindaco di Casapesenna.

Il ragionamento portato avanti dal pubblico ministero Maurizio Giordano parte dalle dichiarazioni di quello che viene considerato il pentito fondamentale del gruppo Zagaria, cioè l’ormai arcinoto Massimiliano Caterino detto ‘o mastrone, le cui parole, in questa ordinanza, arrivano rafforzate proprio dalla sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Aversa-Napoli nord per quella che potremmo definire Medea 1.

Un verdetto che certifica la genuinità delle dichiarazioni di Caterino. In quest’ordinanza, viene inserito di nuovo il quadro complessivo di tutti i nomi degli imprenditori che o’ mastrone considera soci di fatto di Michele Zagaria, nomi che vengono messi a verbale, proprio a dimostrazione di una volontà reale di collaborare, durante il primo interrogatorio, quello che sancisce il pentimento, del 31 marzo 2014.

Per chi si fosse perso qualche puntata precedente della Zagaria dinasty, ve li riproponiamo in calce, insieme però ad un altro passaggio interessante: tempo fa pubblicammo, avendola trovata in una delle tantissime dichiarazioni rilasciate da Massimiliano Caterino, di una lite, forse una rissa, tra un gruppo di giovani familiari degli Schiavone, il figlio di Walter, spalleggiato da Emanuele Libero Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan e fratello di Nicola Schiavone e il figlio di Costantino Capaldo.

Tutto il resto era omissato. Oggi, no. E questo ci permette di capire che, secondo il racconto del pentito, Michele Zagaria considerava Costantino Capaldo come un suo familiare, al punto da sguinzagliare proprio Massimiliano Caterino appresso a Nicola Schiavone, per cercare di dirimere la questione, nonostante sapessero sia Michele Zagaria sia Massimiliano Caterino, che Nicola Schiavone non aveva certo un buon carattere che non difettava certo di arroganza.

E qui entra in campo un altro personaggio frequenemente presente nelle trame del clan dei casalesi: l’imprenditore Giacomo Capoluongo, che, questo ve lo ricordiamo noi perchè qui non è chiarito, dopo un lungo sodalizio con Michele Zagaria, era passato dalla parte di Nicola Schiavone per la nota questione della farmacia di Trentola, che se proprio vi interessa andate a cercare su google, scrivendo “farmacia Trentola casertace”.

L’incontro tra Massimiliano Caterino e Nicola Schiavone si ebbe. Ma, com’era stato facile prevedere, quest’ultimo non ci rimase certo bene nel vedere che Michele Zagaria aveva mandato un suo pletoriano. E per comunicare con chiarezza e semplicità lo stato del primo umore, si recò armato all’appuntamento.

Giacomo Capoluongo calmò gli animi e qui salta fuori un particolare non conosciuto: Nicola Schiavone chiedeva l’intervento diretto di Michele Zagaria in quanto il motivo di quella “guapparia” consumata ai danni del figlio di Costantino Capaldo “riguarda mia sorella“, proprio così disse.

Ora, ovviamente, siccome noi siamo gente corretta, non è che ci possiamo mettere a dedurre di che tipo di problema di sia trattato. Fatto sta che quando Massimiliano Caterino riferì a Michele Zagaria di ciò che Nicola Schiavone aveva detto chiedendo un suo intervento diretto e anche come si era presentato all’appuntamento, chiuse la partita con una sorta di risarcimento danni alla camorristica maniera: 50.000 euro in contanti, spediti a Nicola Schiavone attraverso un giovane di cui però Massimiliano Caterino afferma di non ricordare l’identità.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DEGLI INTERROGATORI RESI DA MASSIMILIANO CATERINO