CAPUA. Il “tunz e tunz” del Teatro Ricciardi banalizzato da Modugno jr. Il problema è serio, attiene alla Costituzione e alle leggi. Se l’associazione degli scoreggioni comprasse la Reggia…

28 Febbraio 2022 - 14:03

CAPUA(Gianluigi Guarino Un giorno il ministero dei Beni Culturali impazzisce e vende la Reggia di Caserta all’associazione scoreggioni riuniti. Il popolo si indigna, ma l’operazione non è vietata, perché per diventarlo, occorrerebbe modificare un articolo molto importante , un centinaio di leggi dello Stato della nostra Costituzione e una decina di direttive europee. L’allegra combriccola di flatulenti pensa, a quel punto, di poter fare il proprio comodo: cazzo, siamo proprietari, chiavi nella toppa, tutto il mondo fuori e scoregge in quantità davanti alla proiezione del grande “petomane” interpretato da Ugo Tognazzi.
Questa loro pratica olfattivo-audiometrico, comincia però, a un certo punto della storia che vi stiamo raccontando a creare seri problemi: il manipolo di goliardi, infatti,  mangia pesante e le sue “emissioni” sono più devastanti di quelle che si liberano nell’aria da un altoforno cinese dei tempi di Mao Zedong. Così rilanciano i petomani, difronte alle prime obiezioni: Che ci frega se si aprono le crepe nei muri.  La Reggia è di nostra proprietà e se ci garba, la demoliremo dopo aver mangiato una lasagna corretta con la nitroglicerina. D’altronde, aggiungono i concertisti del …, l’avete appena ricordato voi di CasertaCe che la Costituzione tutela e “sacramenta” la proprietà privata. Cari simpatici scoreggioni, mo’ non vi allargate: la Costituzione vede, provvede e perequa i pesi con i contrappesi.

Facciamo un passo indietro: della proprietà privata, la Costituzione si occupa all’articolo 42, che ben inteso, sempre un articolo della costituzione è, pur non appartenendo alla “sacra rappresentazione” dei principi fondamentali dell’ordinamento della Repubblica Italiana, sanciti a lettere di fuoco dall’artico 1 all’articolo 12.

L’articolo 42 così recita testualmente:  “La proprietà pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti….”

Dunque “petit Modugno”, Lei ha letto bene? Perchè se ha letto bene la questione la risolviamo nel rispetto di tutti ma soprattutto nel rispetto dei principi costituzionali. Quelli dell’associazione scoreggioni riuniti, acquirenti della Reggia,  non  li hanno letti bene, perchè ritengono di poter tranquillamente inserire paprika, maionese e cioccolata al latte in una frittata di maccheroni, in modo da rendere le loro emissioni più letali delle nubi di Chernobyl. E invece, pur essendo proprietari, devono rispettare la Reggia e anche la frittata di maccheroni, in modo da non danneggiare, neppure lievemente, l’identità materiale, ma anche l’identità culturale e  morale del monumento. 

Ciò perchè la Costituzione non dice che se uno è proprietario di un qualcosa, poi ne può fare assolutamente ciò che gli pare. La proprietà privata è infatti  tutelata  e protetta “nei limiti”, ha letto bene giovane Modugno? Nei limiti che esistono allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. 

Il fatto, dunque, che la proprietà sia privata e non pubblica non estingue i limiti relativi alla funzione sociale. Domanda: La funzione sociale appartiene a funzioni più ampie, più solenni?

Risposta: Certo che si. Perchè  l’articolo 42,  compreso nella Parte Prima  (diritti e doveri dei cittadini), Titolo 3 (rapporti economici)  della  Costituzione tutela la funzione sociale, rimandando ad altre parti della Carta fondamentale la classificazione della stessa. E quale migliore area della costituzione italiana c’è se non quella relativa alla “sacra dozzina” dei principi fondamentali per trovare il senso  e il significato della “funzione sociale”‘ ?

Recita al riguardo, l’articolo 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.” 

Già il fatto che stamattina noi di CasertaCe siamo stati costretti a  ritornare  su questo argomento (clicca e leggi il nostro articolo di ieri

), è già un rompimento di scatole, perchè avremmo meglio, molto meglio da fare.  Ma siccome  Modugno junior ritiene  che avere i soldi significhi  anche possedere la licenza di affermare fanfaronate,  e soprattutto di prendere in giro le persone, ci tocca, stamattina, questo nuovo esercizio divulgativo.

Petit Modugno, mena il can per l’aia, asserendo, nel post che pubblichiamo in alto, che il Teatro Ricciardi resta un importante polo culturale della città.

Ma il problema non è questo e non è neppure costituito da chi, naturalmente, dissente e critica i nostri articoli sulla discoteca ricorrente dentro al monumento capuano. Saremmo preoccupati, infatti, se, di fronte a proposizioni come le nostre, discutibili finchè si vuole, il popolo casertano, in questo caso capuano, (se la nostra provincia versa in queste condizioni ci sarà anche un perchè)  confutasse con serie argomentazioni contrarie e non banali.

Il problema è un altro: la trasformazione, seppur episodica, del Teatro Ricciardi in una discoteca, la rimozione di tutte le suppellettili, l’impatto delle onde sonore e tutto quello che consegue all’uso di un locale storico per manifestazioni che con quel locale non ci azzeccano nulla, sia o meno in linea con la missione costituzionale della Repubblica Italiana, che, ripetiamo,  ai sensi dell’articolo 9, deve, ripetiamo deve, tutelare il patrimonio storico e culturale. 

La Repubblica Italiana, nel momento in cui vi ha apposto un vincolo ha dimostrato di voler esercitare questa tutela  sul Teatro Ricciardi, lo strumento che consente questa tutela, è rappresentato  dalla costituzione e dalle leggi a questa sotto ordinate e conseguenti al principio sancito dalla Carta fondamentale.

Quel vincolo va a mitigare la totale discrezionalità del diritto di proprietà, perchè questo prevede, ribadiamo  ancora una volta la Costituzione, nel già citato articolo 42 quando afferma che l’esercizio della  proprietà privata trova limite nella legge, la quale, esecutrice  della Costituzione, deve fare in modo che la proprietà non vada ad alterare la funzione sociale.

Secondo noi, fare la discoteca al Ricciardi è un abominio. Però, per carità, possiamo anche sbagliarci. La nostra affermazione è infatti una mera opinione, come tale confutabile.  Ma in questione non c’è un referendum sulla possibilità di utilizzare il teatro capuano per questa destinazione ludica. Il problema è se si può fare per legge. Il problema, lo ripetiamo da mesi, è capire da quale contenuto normativo è regolato il rapporto tra un gestore o anche tra un proprietario, (in questo contesto la differenza tra le due figure giuridiche  è irrilevante), è quel vincolo che lo Stato appone,  in quanto Stato, volto alla tutela della funzione sociale del monumento. E noi questo vogliamo sapere dalla sovrintendenza di Caserta che Modugno senior incontra ogni giorno per i tanti lavori di riqualificazione del patrimonio architettonico  stra-milionari che le sue imprese si aggiudicano da decenni. A questo punto, dato che il manipolo dei somari si è messo in moto dentro a quell’autentico refugium peccatorum , chiamato Facebook, Casertace in linea coerente con tutta sua storia mantiene il punto . Chi non si impegna a guardare al di là del proprio naso, a riflettere sulla complessità di certi temi, che vanno rispettati in quanto rappresentano fondamenti dell’ordinamento democratico italiano,  così come  emerge dal commento rilasciato dal il  giovane Modugno e che noi, naturalmente vi pubblichiamo come già scritto prima in questa a questo articolo nella sua versione integrale merita di essere incrociato dalla nostra storica intransigenza culturale,  che, figuriamoci non è arretrata davanti al fratello di Francesco Schiavone Sandokan che, udite udite ci ha citati anche in giudizio, non è arretrata davanti a prefetti, ai  sindaci delle città più importanti, figuriamoci se lo farà adesso al cospetto di una situazione che va chiarita in tutti i suoi aspetti normativi.  E soprattutto va chiarita con strumenti ben più seri delle boiate che, in maniera deludente, quand’anche prevedibile, i capuani hanno evidenziato nei commenti social del nostro articolo di ieri.