CAPUA. La vigilessa Miriam D’Amico sfrattata dalla casa che occupava abusivamente. Tra dipendenti smutandate, foto sexy, il tracollo morale del Comune. Usati due pesi e due misure rispetto alla De Ruvo
2 Aprile 2024 - 16:25
Queste cose, mettetevelo bene in testa, le possiamo scrivere solo noi che siamo stati gli unici a far saltare fuori, a suo tempo, sia il caso dell’assunzione della D’Amico al Comune di Capua, sia la questione dell’appartamento abusivamente occupato. Ma siccome la legge è uguale per tutti, noi abbiamo sempre più la sensazione che questo no sia vero a Capua. E se poi, al contrario, è vero che la D’Amico abbia presentato un esposto sulle convocazioni ad personam al Comune dei vigili urbani con “cortese invito” a lasciare i telefoni su un tavolo presidiato da un dipendente allora …..
CAPUA – (g.g.) Chi ha sollevato, qualche mese fa, il caso dell’approdo a Capua, nella veste di vigile urbano di fresca assunzione, della signora Miriam D’Amico, per gli amici Miry?
Naturalmente CasertaCe
Chi ha continuato a scrivere su di lei, mettendo in discussione le procedure di utilizzo di una graduatoria degli idonei al concorso, bandito dall’amministrazione provinciale, per l’assunzione di cospicuo manipolo di poliziotti provinciali?
Naturalmente CasertaCe
Chi ha sollevato il caso della discutibile modalità con la quale il comando dei vigili urbani di Capua, funzione al tempo ricoperta da Carlo Ventriglia, ha affrontato la questione dell’occupazione abusiva, ad opera della signora Miriam D’Amico, di un appartamento Acer,
Naturalmente CasertaCe.
Chi ha esortato l’Amministrazione Comunale di Capua a fornire spiegazioni su questa vicenda di cui conoscevamo qualche contenuto, ma non tutti visto e considerato che, erroneamente, nell’articolo a cui abbiamo fatto appena riferimento (CLIKKA E LEGGI) ipotizzavamo una sanatoria ed una regolarizzazione della posizione della D’Amico rispetto all’appartamento della discordia?
Naturalmente CasertaCe.
Non abbiamo mai avuto notizia di attività svolta dal Comune di Capua e dagli uffici preposti ossia quelli delle burocrazie dotate di una maggiore cifra di potestà a partire dalla funzione apicale della segreteria generale esplicitata dalla dottoressa Renata Gallucci
C’è qualcuno, dunque, che si può fare aventi affermando che noi, in questa stucchevole vicenda della rivalità tra le signore D’Amico e De Ruvo, ci siamo schierati per la prima a danno della seconda? Forza, commentate, magari all’Amedeo Iocco (CLIKKA E LEGGI) questo articolo quando lo incrocerete in un gruppo social e noi saremo qui a vostra disposizione per rispondervi adeguatamente.
A noi non frega un tubo di chi tra la De Ruvo e la D’Amico sia più all’altezza del compito, chi tra la De Ruvo e la D’Amico abbia sbagliato di più o di meno, e , concedetecelo, perché questa è una responsabilità che ascriviamo in toto al sindaco Adolfo Villani, uomo che dovrebbe camminare due metri sopra a queste vicenducole di retroguardia, a queste derive retrive, buone per Dagospia, chi tra la signora D’Amico o la signora De Ruvo sia più femmina e chi sia meno femmina.
Una questione che non abbiamo certo sollevato noi che da liberali a 360mila carati riteniamo che, al di là, della biologia, e dunque dell’aspetto meccanico-biologico dell’apparato riproduttivo non esista nemmeno la necessità di distinguere tra maschio e femmina quando si parla di funzioni sociali, politiche, amministrative ed economiche
E’ lei, sindaco Villani, ad aver ridotto, non avendo avuto la forza di ricondurre tutte le comportamento della sua maggioranza ad un comportamento serio, ortodosso, rispettoso delle istituzioni, Capua ad una bancarella del torrone scossa da mille malevolenze, da un uragano di lettere anonime e di fotografie che stanno girando in ogni dove e che la delegittimano come sindaco, ma delegittimano anche la sua storia di politico, perché lei mai e poi mai avrebbe dovuto concedere a chi le sta vicino in giunta la possibilità di far scivolare Capua in una condizione di coatteria, di cafoneria, di maleducazione che sta danneggiando pesantemente l’immagine della città. Lei, invece, ha accettato, avallato e difeso le regole sociali amministrative e morali imposte dal cartello Giacobone-Buglione-Zenga. E questo, ne sia certo, si ripercuoterà su di lei perché se oggi a Capua c’è qualcuno che addirittura maneggia e smanetta con certe foto particolari ciò non è frutto del caso specifico di chi si spoglia o non si spoglia a casa sua e che ha pieno diritto di farlo ma perché su Capua e il Comune si è addensata la nuvola dell’ignoranza, dell’incultura, del pettegolezzo da lavandaie, con tutto il rispetto di questa antica categoria professionale.
Detto questo, abbiamo letto nei giorni scorsi un lungo sfogo, pubblicato nel suo profilo Facebook, dalla signora Miriam D’Amico
Abbiamo domandato in giro e oggi siamo in grado di affermare che il Comune di Capua, con un provvedimento a firma della dirigente Raffaella Esposito, per altro – ed è questo un particolare tutt’altro che irrilevante – è anche dirigente di quel Suap, al centro di non infondate polemiche relative alla questione del bar Giacobone – ha messo nero su bianco lo sfratto esecutivo dell’appartamento, abitato abusivamente, perché questo a suo tempo ha sancito Acer, dalla signora D’Amico, dal suo compagno e soprattutto dai suoi tre figli minori.
Se entro 30 giorni non lo lascerà, la D’Amico, oggi agente dei vigili urbani di Capua, subirà addirittura uno sgombero coattivo ad opera dei suoi colleghi o da altre strutture delle forze dell’ordine.
Noi lo abbiamo letto il provvedimento ed effettivamente non fa una grinza. E’ ben strutturato, è ben motivato e a noi di CasertaCe tutto si può dire eccetto che siamo privi della rigidità draconiana nel momento in cui diciamo che le leggi ci sono e vanno sempre rispettate.
In questa frase risalta l’avverbio “sempre” che poi racchiude in se un principio fondante della nostra Costituzione che non a caso – e lei dottoressa Gallucci lo sa fin troppo bene – campeggia sulla testa di ogni giudice della Repubblica Italiana: “La legge è uguale per tutti” e anche per tutte.
Per noi, la vicenda di questa rivalità tragicomica ormai patente tra la signora D’Amico e la signora De Ruvo è altra cosa rispetto a quello che sta emergendo da foto e da filmati, della cui esistenza, caro sindaco Villani e cara segretaria generale Gallucci, voi avete piena contezza. Ma per noi, ripetiamo, la questione tra la De Ruvo e la D’Amico non è un fatto di goliardia da bar o da osteria. La questione tra la signora D’Amico e la signora De Ruvo non è rappresentata così come lei caro sindaco, ha fatto si che diventasse, tra lo stabilire chi sia più bona tra le due o di chi stia meglio in abiti discinti
Lei sindaco sta umiliando, nel momento in cui non interviene con l’autorevolezza di chi dovrebbe possedere una storia solida alle spalle, la funzione, l’onorabilità delle donne lavoratrici. La questione tra la signora D’Amico e la signora De Ruvo deve essere ricondotta dentro a un sentiero di serietà istituzionale. Per cui, se l’amministrazione comunale, il sindaco Villani, la segretaria generale Gallucci, la dirigente Esposito hanno ritenuto, probabilmente con fondate ragioni, che esistessero le condizioni per firmare un’ordinanza di sfratto, possono ugualmente dire senza se e senza ma che a Capua esistano altri casi di occupazione abusiva di case popolari, siano esse di proprietà Acer o di proprietà comunale, seguiti e trattati allo stesso modo e con lo stesso fondato zelo con cui è stato trattato quello della Signora D’Amico?
Il sindaco Adolfo Villani, la segretaria Renata Gallucci, la dirigente Esposito possono affermare davanti ai cittadini di Capua che quando il 16 febbraio scorso, piacesse o no a loro e alla vice sindaca Marisa Giacobone, l’allora comandante dei vigili urbani Carlo Ventriglia, nella pienezza delle sue funzioni, inoltrava un ordine di servizio alla sua assistente capo Patrizia De Ruvo questa abbia provveduto immediatamente, com’era suo dovere fare, a eseguire l’ordine ricevuto, trasmettendo nel giro di poche ore il verbale di verifica sulla condizione di regolarità o di non regolarità, di legalità o di non legalità, ai sensi dell’iper citato numero 3 del comma 3 dell’articolo 20 del CDS, ai sensi degli articoli 633 e 639 bis del codice penale e ai sensi di altre leggi indicate nell’ordine di servizio?
Lo possono dimostrare o no? Quello che sappiamo di sicuro è che nessuno dei termini, previsti dalla legge, si sia attivato per la rimozione provvisoria, ma comunque dovuta, di sedie tavolini e bagattelle varie del bar Giacobone.
Men che meno il Suap ha messo nero su bianco un suo nulla quaestio assumendosi la grave responsabilità di affermare che tutto quello che il bar Giacobone ossia il bar della vice sindaca utilizza nel marciapiede di fronte al locale integri, ovvero stia dentro al perimetro di regolarità e di legalità rispetto alle leggi appena citate, che hanno costituito parte integrante e sostanziale dell’ordine di servizio.
Il superamento dei termini temporali che la legge ritiene invece assolutamente insuperabili che regolano l’intervento del Suap o addirittura quello del sindaco, quando queste irregolarità possono creare problemi di ordine pubblico, o è il caso a nostro avviso, della modalità a cui sono costretti coloro i quali servono a quei tavoli e che devono attraversare con i loro vassoi una strada aperta al traffico da ambo i lati, per non parlare della barriera architettonica creata artificialmente da quelle sedie e quei tavolini che inibiscono un passaggio regolare e agevolare dei portatori di handicap, che genera il sospetto che la dottoressa De Ruvo o i componenti dell’Amministrazione Comunale abbiano omesso di compiere atti di ufficio obbligatori per l’esplicazione della propria funzione.
Questo è il nostro punto di vista. Non abbiamo la verità in tasca, ma possediamo una grande esperienza, maturata in anni e anni di studi “matti e disperatissimi” trascorsi su norme, pandette varie, repertori giurisprudenziali, regolamenti, delibere, determine, decreti, ordinanze e su tutte le fonti del diritto possibili e immaginabili.
Orbene, anzi, ormale, sic stantibus rebus, ossia così stando le cose, l’amministrazione comunale sta usando due pesi e due misure per la signora D’Amico e per la signora De Ruvo.
Cercheremo, infine, di appurare la veridicità di una voce che gira e che racconta di un esposto che la signora D’Amico avrebbe presentato due o tre settimane fa, dunque ben prima del giorno in cui è stata firmata l’ordinanza di sfratto, a seguito della convocazione ad personam di tutti i vigili urbani, ascoltati singolarmente dalla segretaria comunale in orario di servizio sulle modalità con cui il comandante Carlo Ventriglia stesse svolgendo la sua funzione e successivamente pregati, gentilmente, di aspettare in un’ altra stanza fino all’esaurimento di tutti i singoli colloqui, presidiata a quanto pare da un’altra dipendente comunale, riponendo sul tavolo i telefoni.
Noi non vogliamo credere che la signora D’Amico abbia presentato realmente questo esposto.
Sul serio, non vogliamo crederci