LA NOTA. Caputo: “Non c’entro niente con la storia delle cave”. Casertace: “Nicola, Nicola, fai il bravo, c’entri eccome. Ma non è uno scandalo”

31 Luglio 2019 - 19:22

CASERTA (Gianluigi Guarino) Nicola Caputo è intervenuto sulla vicenda dell’ormai famigerato articolo 4 del disegno di legge regionale la cui approvazione avrebbe consentito agli imprenditori delle cave di coltivare tranquillamente le loro aree e, attraverso la foglia di fico della riqualificazione, di riprendere in pratica, a tempo indeterminato, un’attività che, onestamente, anche il più impenitente degli anti-ambientalisti non potrebbe considerare compatibile con l’ecosistema casertano, provato da 40 anni di estrazioni forzate che hanno consumato montagne e colline.

Nicola Caputo, seppur con toni accettabili, smentisce la notizia di Casertace che lo ha definito il co-protagonista, insieme al consigliere regionale Giovanni Zannini, di questo “benedetto” articolo 4.

Il testo dell’intervento di Caputo lo potrete leggere in calce. Per quanto riguarda la valutazione di Casertace, con la stessa compostezza che connota l’intervento dell’ex europarlamentare, ribadiamo, in sede di doverosa replica, la nostra tesi, possedendo elementi probanti e robusti riscontri sul fatto che Nicola Caputo, nel corso dell’intera campagna elettorale per le europee, iniziata da gennaio scorso, ha lavorato a stretto contatto di gomito con l’imprenditore Antonio Luserta, il quale è stato costantemente al suo fianco durante le manifestazioni.

Ci sono fotografie che lo attestano e crediamo che Caputo non possa smentire anche questo.

Ciò non vuol dire necessariamente che una volta ristorato dal governatore De

Luca, il quale gli ha affidato tutte le deleghe da super consulente che furono di Franco Alfieri, divenuto personaggio e ribattezzato Francuccio “a’ frittura”, dopo la celeberrima riunione registrata segretamente da uno dei partecipanti, durante la quale De Luca lo incitava, più o meno scherzosamente, a offrire un po’ di fritture di pesce in quel di Agropoli, cittadina di cui era sindaco, per invogliare più gente possibile ad andare a votare al referendum del 4 dicembre 2016 sulla riforma costituzionale.

Luserta, legittimamente, perché l’attività di lobbying, se fatta in maniera ortodossa e senza imbrogli corruttivi, non è un reato, ha trascorso ore e giorni negli uffici del Consiglio Regionale, a stretto contatto di gomito con il suo amico Giovanni Zannini.

Il rapporto strettissimo cementatosi nel corso della campagna elettorale con Nicola Caputo, ha reso l’obiettivo lobbistico, ripetiamo legittimo e non illegale, ma criticabilissimo da un punto di vista politico, molto più possibile.

Nicola Caputo è uno molto legato a De Luca e il vicepresidente Bonavitacola, che lo sa, ha scambiato più di quattro chiacchiere con Luserta e Caputo.

D’altronde, l’articolo 4, all’interno della cosiddetta legge di semplificazione, l’ha inserito la giunta regionale.

Per cui, non si comprende perché Caputo utilizzi come prova a discarico, il fatto che lui non è consigliere regionale.

L’operazione di quell’articolo è stata compiuta nella stanza di Bonavitacola ed è stata approvata formalmente dalla giunta. Il consiglio, attraverso la commissione Attività Produttive, è intervenuto in un secondo momento, quando si è trattato di esaminare il testo del Ddl licenziato da De Luca e Bonavitacola.

Dunque, amico Nicola, dire che non sei consigliere non significa un tubo.

Sei, invece, un potente consulente, con deleghe sostanzialmente assessorili, e lavori a stretto contatto di gomito con il governatore e Bonavitacola.

Tutto qui. Mica è un reato aver portato Luserta dal presidente o dal vicepresidente, in nome o per conto di tutti gli imprenditori delle cave? No, non lo è assolutamente. Detto questo, anzi, ribadito questo, ritorniamo a dire che si tratta, a nostro avviso, di una manovra politicamente detestabile di cui De Luca, che non promise la vita eterna delle cave, ma l’apertura del policlinico, definendo smargiassamente i tempi della stessa, pagherà lo scotto nella prossima campagna elettorale.

Detto questo, però, non siamo di fronte a una pratica illegale e tutto sommato Antonio Luserta è un ragazzo a modo, civile ed educato, un amicone al quale è difficile dire di no.

Caputo e Zannini gli hanno dato una mano per realizzare un colpo grosso, ma la cosa non è riuscita perché c’è ‘sto scassapalle di Casertace a rompere le uova nel paniere.

D’altronde, com’è legittimo il tentativo di Caputo e Zannini di assecondare lobbisticamente Luserta, è legittimo il nostro sconcerto e la nostra dura opposizione a questa operazione che fracassa letteralmente il governatore De Luca, proprio alla luce di quella dichiarazione, di quel video sul cantiere del policlinico che, indossando un grazioso caschetto da operaio, sciorinò da par suo, guadagnandosi un nostro titolo che recitava testualmente: “Questa ce la segniamo“.

Ora il governatore non solo non si va ad incatenare all’Università Vanvitelli, non profonde un briciolo di impegno per capire se si possa venire a capo del fallimento dell’impresa costruttrice “Condotte Romane“, ma addirittura, sul tradimento di quella promessa, innesta, come in una sorta di feroce contrappasso, l’antitesi plastica del policlinico, cioè la riapertura a pieno regime delle cave.

Tutto qui. Nessuna difficoltà nel rapporto tra noi, Luserta, Caputo e Zannini.

Ognuno gioca la sua partita. Loro hanno giocato la propria, noi la nostra; la loro è una partita materiale, la nostra è una partita immateriale e spirituale.