CASAL DI PRINCIPE. Renato Natale è il nuovo S.Giovanni Battista: ha battezzato Simeone ed Enrico Maria nei Regi Lagni e da impresentabili son diventati “santi subito”
19 Giugno 2019 - 12:11
CASAL DI PRINCIPE – (g.g.) Stiamo cercando di rintracciare Enrico Corvino per domandargli se è vero o non è vero ciò che quello zuzzurellone di Vincenzo Simeone va dicendo per Casale, utilizzando nel contempo anche le nuove tecnologie socializzanti, leggi whatsapp, sul fatto che di qui a poco il citato Enrico Corvino, candidato sindaco alle elezioni del 26 maggio ed eletto in consiglio comunale, si dimetterà, liberando un posto proprio per l’ottimo Simeone.
Oddio, a noi di CasertaCe farebbe piacere perchè alleggeriremmo, col sorriso che spesso Simeone trasforma in grassa risata, un pò le nostre giornate e anche i racconti più crudi relativi alle vicende della camorra locale.
Simeone si è candidato per Enrico Corvino in alternativa a Renato Natale. Ha anche denunciato, con la sua ben nota eloquenza (CLICCA QUI PER VEDERE UNO DEI SUOI COMIZI), quella che ha definito la mala gestio dell’amministrazione del Natale a cui, peraltro lui, cioè Simeone, non ha mai fatto mancare l’aiutino, durante i 5 anni della scorsa consiliatura, in sede di approvazione dei vari bilanci.
Se a questo comportamento collaborativo (rotto evidentemente solo dalle necessità elettorali, visto che Renato Natale il voto in consiglio di Simeone se lo prende, eccome se se lo prende, ma si è sempre guardato bene dal candidarlo in una delle sue liste), aggiungiamo anche la vistosissima dichiarazione di voto fatta a favore di Renato Natale, durante i 15 giorni della campagna per il ballottaggio, e se, giusto per completare, addizioniamo al tutto anche il ringraziamento diretto, pubblico, fatto da Natale a Simeone, dal palco del comizio della vittoria, se mettiamo, dunque, tutte queste cose insieme, le dimissioni di Enrico Corvino, oggi consigliere comunale di opposizione, dato che il popolo lo ha messo lì per rappresentare la minoranza dei cittadini di Casale che non si riconoscono nelle posizioni di Renato Natale, si tradurrebbero in un rafforzamento della maggioranza del sindaco attraverso l’utilizzo di voti che a Natale non sono andati, e che invece hanno premiato Enrico Corvino per stima diretta oppure di rimbalzo, per disistima nei confronti del sindaco uscente, ritenendo, evidentemente, fallimentare per la città, i suoi primi 5 anni di amministrazione.
Enrico Corvino si proclama un democristiano mai pentito. Le stimmate, il marchio di fabbrica di un democristiano vero sono rappresentate dalla sua integrità nel rispettare il mandato popolare. Quell’alfabeto non prevedeva il ricorso facile all’istituto delle dimissioni. Poi, per carità, tutto è possibile.
D’altronde, oggi Casal di Principe è diventata come il lago di Tiberiade: Renato Natale, come il Battista, battezza e purifica, sradicando il male del peccato originale. Per cui, se Simeone sta con lui, è uno buono, se sta contro di lui, non è proprio un camorrista, questo no, perchè il soggetto è troppo folkloristico, però è uno che non disdegna certi rapporti e certe abitudini.
Stesso discorso per un altro simpaticissimo della politica locale, cioè l’orecchio assoluto Enrico Maria Natale. Questo qua fu definito, testualmente, da Renato Natale, nel 2015, dunque, non 50 anni fa, “un impresentabile“, con tanto di polemica con Vincenzo De Luca che lo aveva accolto in una lista civica che l’appoggiava.
Ora, no problem: ringraziamento dal palco, dopo la cerimonia avvenuta in un Regio Lagno, a due passi da Ponte Annacchino, riadattato per l’occasione a lago di Tiberiade e riutilizzato anche nella sua vecchia identità di luogo dove chi perdeva le elezioni a Casal di Principe, nella maggior parte dei casi i comunisti, si recava per sfogare la propria delusione. Insomma, Enrico Maria Natale, con un solo viaggio, si è battezzato e si è pure sfogato, all’ombra del Ponte Annacchino, per non essere riuscito ad essere eletto nemmeno in consiglio comunale.
Come la chiamiamo? Doppiezza togliattiana? Sarebbe troppo, sarebbe come nobilitare culturalmente, non eticamente, perchè quella doppiezza aveva una grigia matrice bolscevica, quello che nobile non è.