CASAPESENNA Mannaggia a te, Marcello De Rosa, sei stato capace di rischiare l’accusa di abuso d’ufficio per votare l’osservazione al Puc di tuo fratello su una casa a te intestata. Ma sei proprio un c…
7 Settembre 2023 - 21:17
Ci permettiamo di scherzare proprio per tutelare la posizione del primo cittadino, a cui desideriamo da tempo dare dei pizzicotti sulle sue guanciotte rupestri. Guardate che altro hanno combinato lui e il fratello in un Puc che, a nostro avviso, andrebbe azzerato.
CASAPESENNA (gianluigi guarino) Abbiamo sempre avuto una doppia visione, una doppia valutazione dei comportamenti e del ruolo che nella politica e nelle cose dell’amministrazione di enti locali, relative ai settori dei Lavori pubblici e al sotto settore dell’Urbanistica, rappresentato dall’edilizia privata, esplicitati dai fratelli De Rosa. Abbiamo sempre considerato temibili e anche un po’ pericolose le modalità di azione di Raffaele De Rosa, per gli amici Lello, il quale, collegandosi politicamente all’allora parlamentare dei Ds, Lorenzo Diana, svolse la funzione di vice sindaco di Casapesenna, di secondo di quel Fortunato Zagaria finito a processo in quanto le sue azioni – sempre quelle di tipo politico-amministrativo -, furono considerate, soprattutto dalla Dda, connesse alle necessità del super boss Michele Zagaria.
Erano altri tempi quelli e, non a caso, la politica la faceva Lello De Rosa e non suo fratello Marcello. Questi, partendo dalla sua fisiognomica, è sempre risultato ai nostri occhi fondamentalmente simpatico. Rubizzo come un contadino della Val Brembana, abbiamo sempre desiderato di stringergli le guance in un lungo, e appena doloroso pizzicotto, così come si fa con le guanciotte dei bambini imberbi. Qualche mese fa lo avvistammo nell’androne di ingresso del palazzo della Provincia. Proprio mentre ci stavamo avvicinando, lui se ne accorse e in un baleno entrò nell’ascensore e scappò. Sbagliò. Perché noi non gli avremmo detto niente, ma gli avremmo solo lasciato le nostre impronte sulle sue gote generose e strabordanti.
Per cui, quando ci occupiamo contemporaneamente, dei fratelli De Rosa, se Raffaele, per gli amici Lello, non fosse quello che è, non avesse fatto tutto quello che ha fatto, soprattutto al comune di Teverola, tratteremmo la cosa alla maniera dei “fratelli Caponi” del famoso film di Totò e Peppino.
Oggi, ad esempio, ci troviamo di fronte a un fatto che li coinvolge entrambi. Dunque, cercheremo di alternare i due registri: quello della severità e quello di una sardonica goliardia, dando più spazio alla seconda.
Il Puc del Comune di Casapesenna
Correva l’anno 2019, marzo era iniziato da poche ore, dato che era primo giorno del mese. Con la delibera n. 21, la giunta comunale di Casapesenna, con voto favorevole del presidente della stessa giunta, nonché sindaco, Marcello De Rosa, con quello della vice sindaco Giustina Zagaria e con quelli degli assessori Nicolina Nocera e Angelo Argente e in assenza del solo assessore Michele Diana, si approvavano le tre tabelle contenenti, rispettivamente, l’elenco di tutte le osservazioni (tabella A) o opposizioni, che dir si voglia, al Piano urbanistico del comune di Casapesenna, quelle delle osservazioni approvate (tabella B) e, infine, quelle delle osservazioni non approvate (tabella C).
Con questa delibera di giunta, il Puc di Casapesenna passava all’amministrazione provinciale, per poi tornare ancora in giunta che, la trasmetteva al consiglio comunale per l’approvazione definitiva che, sulla carta, avvenne, anche se questo è un altro aspetto della storia che stiamo trattando, che magari andremo a sviluppare nei prossimi giorni.
L’osservazione di Raffaele (Lello) De Rosa
Nella tabella A, l’osservazione numero 13 recava proprio l’autorevolissima firma di Raffaele De Rosa, per gli amici Lello, e così recitava: “Destinazione urbanistica particelle 278 e 280. Richiede riclassificazione da ZTO A a ZTO B”. In parole semplici, dall’area zonizzata con la lettera A, dunque centro storico, all’area zonizzata con la lettera B che, secondo le norme che introdussero tra il 1967 e il 1968 i Piani regolatori generali, comprendono “le parti di territorio totalmente o parzialmente edificate, diverse da quelle della zona A”.
Il motivo di questa osservazione, presentata da Lello De Rosa, era il seguente: “Il lotto è compreso in parte in Zto A e in parte in Zto B”. Ultima indicazione, riguardante questa osservazione, il parere, riteniamo del redattore del piano che non sappiamo se fu un professionista esterno o, invece, lo stesso Ufficio Urbanistica ed edilizia privata del Comune: “Accoglibile”. Parola scritta, aggiungiamo noi, a caratteri quasi cubitali. Poi, misteriosamente, veniva aggiunto: “Non è accoglibile in quanto in contrasto con l’interesse pubblico e con le considerazioni generali poste alla base del piano”.
Il dubbio del redattore del Puc, del responsabile dell’Ufficio di Piano, che a questo punto dell’articolo possiamo tranquillamente chiamare “il signor Amleto”, viene sciolto, senza e e senza ma dalla delibera di giunta.
Al riguardo, trasferiamoci nella tabella B, contenente, così come è scritto nel corpo della citata delibera, le osservazioni accolte. La vecchia posizione della tabella A, numero 13, diventa posizione numero 9. Prima definizione: “Accolta”. Attenzione, accolta è il participio passato del verbo accogliere. Vuol dire che la giunta comunale di Casapesenna l’ha accolta per l’appunto, e ora la comunica ai cittadini attraverso la pubblicazione della delibera del primo marzo 2019. Nella parte destra, quella contenente il parere, rimane la definizione “non accoglibile in quanto in contrasto con l’interesse pubblico e con le considerazioni generali poste alla base del piano”. Ma se il parere è quello della non accoglibilità, l’espressione “non accoglibile” rappresenta un proposito, un qualcosa che deve ancora avvenire. La parola “accolta” definisce, al contrario, un fatto già avvenuto. D’altronde, la presenza di questa osservazione nella tabella B, non lascia dubbi sul fatto che sia stata accolta.
Rullo di tamburi: di chi è la casa dell’osservazione di Lello De Rosa
E allora, è utile andare a verificare, attraverso una semplice visura catastale a che cosa corrispondono queste due particelle, cioè la 278 e la 280, su cui Raffaele De Rosa, per gli amici Lello, ha presentato la sua osservazione, accolta dalla giunta.
Domandando un po’ in giro, ci hanno detto che un tempo si trattava di un immobile intestato alla madre dello stesso Raffaele De Rosa e dall’attuale sindaco Marcello De Rosa. Era, ma non è più, visto che oggi la particella catastale 278, che corrisponde ad un immobile sito nel vicolo Crocella, numero 8, è intestato a Marcello De Rosa, sindaco di Casapesenna. E allora, avendo Marcello De Rosa votato la delibera che affranca una sua casa dai vincoli molto più stingenti della zona A-centro storico, trasferendola nella zona B, che a quanto ci dicono è satura, ma non vuol dire che lo sarà ancora di qui a qualche tempo, con annessa possibilità di utilizzare quel Piano casa, quell’ampliamento della volumetria del 35%, connesso ad abbattimenti, ricostruzioni o ristrutturazioni.
Dobbiamo tornare per l’ennesima volta ad occuparci di ciò che afferma l’ormai famigerato comma 2 dell’articolo 78 del Testo unico sugli enti locali, leggi Tuel, decreto legislativo 267 del 1 agosto 2000: “Gli amministratori di cui all’articolo 77, comma 2, devono astenersi dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado. L’obbligo di astensione non si applica ai provvedimenti normativi o di carattere generale, quali i piani urbanistici, se non nei casi in cui sussista una correlazione immediata e diretta fra il contenuto della deliberazione e specifici interessi dell’amministratore o di parenti o affini fino al quarto grado”.
Ora, tutto si può dire dell’osservazione presentata da Raffaele, Lello De Rosa, eccetto che appartenga al novero di quelle di carattere generale, in cui si vanno ad affrontare interessi articolati con una preponderanza dell’interesse pubblico. Qui si tratta della casa, o della mamma del sindaco Marcello De Rosa (non sappiamo se ne 2019 fosse ancora intestata a lei) o della casa direttamente intestata al primo cittadino. Non a caso, c’era stata quella manina dell’Ufficio Urbanistica che l’aveva definita “non ammissibile” in quanto in “contrasto con l’interesse pubblico”: per cui quella delibera è, a nostro avviso, sicuramente nulla da un punto di vista amministrativo, per due motivi, visto che Marcello De Rosa approva, prima di tutto, un’osservazione presentata da suo fratello, integrando cioè i cluster familiari previsti dal comma 1 dell’articolo 78 (obbligo di astensione fino al quarto grado di parentela), pienamente validi nel momento in cui l’osservazione non è certo di carattere generale, ma riguarda un dato immobile, una data proprietà privata, dunque, un dato interesse privato e, ancor più gravemente, vota, forse, una delibera che approva un’osservazione riguardante un immobile direttamente intestato a lui, a Marcello De Rosa, sindaco di Casapesenna. Questa delibera, rozzamente, ingenuamente illegale, inficia, a nostro avviso, tutta la procedura successiva, consistente nella sua trasmissione all’amministrazione provinciale e al suo ritorno in consiglio comunale dove De Rosa, presumibilmente, questa volta non nella veste di sindaco ma di consigliere, votando l’intero Puc, ha votato anche l’assorbimento di questa osservazione.
Il vero capolavoro: la violazione (rarissima) anche del Codice penale
Quelle vicende relative all’obbligo di astensione sugli atti amministrativi riguardanti il Puc, di cui ci siamo occupati tantissime volte nell’ultimo anno e mezzo, soprattutto a Marcianise e a S. Maria C.V., non hanno mai assunto un’importanza in grado di incrociare anche il diritto penale.
Ora, noi vorremmo dare un pizzicotto forte alle guanciotte di Marcello De Rosa, ma facendolo lo vorremmo simpaticamente rimproverare, come si fa con un amico sprovveduto, dicendogli “ma che cazzo fai?”.
Chi ha vissuto un po’ di anni della sua vita, ricorda che nell’ordinamento penale italiano è esistito a lungo un reato autonomamente disciplinato dal Codice penale: l’interesse privato in atti di ufficio. In una delle tante riforme di questo Codice, è stato incamerato nel reato più generale di abuso di ufficio, posizionato al numero 323. Forse è questo uno dei motivi per i quali il Governo dovrà lavorare ancora seriamente sul testo della sua riforma della giustizia, perché l’abuso d’ufficio ingloba anche un bel pezzo dl reato di omissione di atti d’ufficio e l’intero reato di interessi privati in atti d’ufficio. E sarà soprattutto quest’ultimo a non poter essere eliminato dal Codice penale.
Cavolo. Marcello De Rosa è riuscito nell’impresa di far diventare anche questo, un caso di diritto penale. Non c’è dubbio che sia così. E’ sicuramente vero il fatto che la Cassazione nella sua giurisprudenza, sposti ulteriormente nella direzione non punitiva il confine tra ciò che legale è e ciò che legale non è, l’approvazione di una delibera o di un qualsiasi atto amministrativo riguardante un Puc, nel momento in cui questo voto riguarda anche un qualcosa che configuri il sorgere o la difesa di un interesse privato. Detto ciò, però, la giurisprudenza della Cassazione non ha potuto, depenalizzare di fatto completamente questa specifica fattispecie. Esiste, infatti, un caso estremo. Tanto estremo da non aver determinato, fino ad ora, nessuna condanna definitiva.
La Cassazione, infatti, lo scrive nella sentenza, la numero 12642 del 25 marzo 2015, con la quale ha assolto di un consigliere di un Comune della provincia de L’Aquila, il quale, invece, era stato condannato a 6 mesi di carcere, sia dal tribunale di primo grado o di prime cure, così come definisce questo specifico organismo del procedimento giudiziario la stessa Cassazione, sia dalla Corte d’Appello.
Nel momento i cui i giudici della legittimità annullano, senza rinvio, la sentenza di secondo grado, assolvendo questo consigliere comunale, che aveva votato un Puc contenente anche un’area parcheggio vicina, connessa ad un supermercato di sua proprietà, distinguono implicitamente il fatto penale da quello amministrativo. E questo avviene quando elaborano il dettato dell’art. 78, comma 2, del Tuel.
Perché ci sia condanna penale – spiega la Cassazione – non basta che un consigliere comunale voti un Puc contenente qualcosa che può riguardare effettivamente un suo interesse personale. Questo consigliere potrà, invece, votare se quel parcheggio, oltre a stare vicino al suo supermercato, andrà a soddisfare anche altre esigenze di carattere pubblico, magari nel momento in cui si trova vicino ad una strada densamente trafficata, o vicino ad una Chiesa, come è capitato nel caso abruzzese. In poche parole, i giudici supremi affermano che, se in un Puc sono presenti situazioni, casi in cui si sviluppa un’articolazione variegata, complessa tra l’interesse privato e gli interessi pubblici, ciò libera il consigliere comunale dall’obbligo di astensione e comunque il suo voto non integra una fattispecie del diritto penale, comunque il suo voto non lo rende condannabile per la violazione del reato di abuso d’ufficio.
Il caso estremo
Proprio nelle ultimissime righe di questa sentenza è scritto: “Di contro, questa Suprema Corte ha ravvisato la sussistenza di un obbligo di astensione in capo al pubblico amministratore – ed ha, quindi, ritenuto ravvisabile il delitto di abuso di ufficio – nei casi in cui il voto espresso dagli amministratori riguardava la destinazione della singola area o una specifica prescrizione concernente una porzione delimitata del territorio non involgente linee generali di pianificazione, in relazione alla quale era riconoscibile un interesse personale, anche indiretto, del pubblico amministratore”.
Ora, cos’è una casa, che insiste all’interno del vicolo Crocella di Casapesenna, intestata direttamente al sindaco Marcello De Rosa, oggetto di un’osservazione presentata dal fratello Raffaele De Rosa, votata direttamente dal proprietario in una delibera di giunta, se non una singola area o una specifica prescrizione concernente una porzione delimitata del territorio non involgente linee generali di pianificazione?.
Domani mattina, prometto, vado di nuovo alla Provincia e tanto abbandonerò quegli uffici, quando avrò potuto stringere, con tanto di schiaffetti affettuosi, tra il mio pollice e l’indice le guanciotte di Marcello De Rosa e lui dovrà concedercelo, come dovrà concederci la frase: “Sei proprio un adorabile coglioncello”, che tutto sommato lo salva.
Qui occorrerebbe una legge speciale solo per regolare le vicende di questo autentico circo rappresentato dalla politica e da come questa svolge le funzioni (si fa per dire) del governo del territorio.