CASERTA. CORNUTI E MAZZIATI. I prepensionati di Carlo Marino non prenderanno tutti i soldi delle cause vinte. Precipitati nel dissesto con un gioco di abilità. Mentre gli avvocati…

22 Aprile 2022 - 17:47

AGGIORNAMENTO: ABBIAMO FATTO UN ERRORE. LA NOTIZIA E’ MEZZA CORRETTA, L’ALTRA PARTE BUONA LA PUOI LEGGERE CLICCANDO QUI

CASERTA – E’ quella che può essere definita una vecchia storia. Lo è perché il mancato preavviso di sei mesi, come previsto dalla legge, a 105 dipendenti del comune di Caserta mandati in prepensionamento, operazione che ha preso il via con una delibera di giunta del settembre 2016, è un argomento già trattato da CasertaCE negli anni passati.

Riassumendo le puntate precedenti, possiamo dire che della centinaia di ex lavoratori di Palazzo Castropignano, già oltre una quarantina hanno ricevuto giustizia dal giudice del lavoro del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dove si è celebrato in questi anni l’excursus processuale sul ricorso sul pre-pensionamento. Come spiegato, questi procedimenti si basano sul preavviso al pensionamento che l’ente capoluogo non avrebbe effettuato in maniera legittima.

Dicevamo, fino a pochi mesi fa sono stati già 41 i pre-pensionati del comune di Caserta ai quali il giudice del lavoro ha riconosciuto per ciascun ex-dipendenti la media di 7.000 euro ciascuno oltre gli interessi maturati in questi anni. Parliamo di un totale, per ora, di 287 mila euro che la corte sammaritana ha ritenuto spettanti ai già lavoratori dell’ente cittadino, attribuendogli quella indennità sostitutiva di preavviso che gli era stata negata e di cui avevano tutto il diritto.

Se la totalità dei dipendenti prepensionati, 105, avrà la stessa sorte processuale, il comune di Caserta potrebbe dover corrispondere ai suoi ex lavoratori una cifra complessiva superiore ai 735 mila euro, alla quale si dovranno aggiungere gli interessi maturati in questi anni e quindi si rischia di sfiorare il milione di euro.

Resta inspiegabile, per chi come noi ha seguito la vicenda, cosa abbia portato l’amministrazione guidata da Carlo Marino a resistere contro questa centinaia di giudizi, in considerazione del fatto che il preavviso previsto dalla legge, l’avviso del prepensionamento ha un limite temporale chiaro, lineare. O rendi partecipi della decisione i lavoratori sei mesi prima o non lo fai. E quindi cadi in una circostanza illegittima.

Visto che in questo caso il tempo, il conteggio dei giorni non può essere un argomento di ricorso fondamentalmente valido, che possa provocare uno scontro tra due visioni, il comune capoluogo ha mandato l’avvocato della città, Lidia Gallo, a sbattere contro un muro.

Un’inadempienza, quindi, quella del comune. La circostanza di non aver avvisato i dipendenti entro 6 mesi dal pensionamento, bensì 90 giorni prima, è stato un errore gravissimo compiuto dai funzionari di Palazzo Castropignano. Il dubbio che assale chi vi scrive e chi conosce questa storia è che, alla fine, questo errore sia stato fatto pagare ai dipendenti. L’impressione, infatti, leggendo le costituzioni in giudizio, sinceramente, semplici, pro-forma, per non dire ridicole, del comune di Caserta, è che l’amministrazione Marino abbia fatto in modo che si arrivasse dinanzi al giudice, nonostante fosse palese l’errore compiuto dagli uffici cittadini. E perché fare questo? Il dubbio riguarda i tempi stretti tra i ricorsi presentati e la dichiarazione di secondo dissesto del capoluogo.

Essendo queste richieste di pagamento precedenti al dissesto dichiarato nell’aprile 2018, queste indennità dovute agli ex-dipendenti saranno trattate dall’Organismo straordinario di liquidazione. E non è una bella notizia per i 105.

Non è una bella notizia perché l’Osl dovrà inserire – o l’ha già fatto – queste somme nella massa passiva e poi proporrà un accordo economico con i creditori ex-dipendenti sulla base del 40% dei 7 mila euro dovuti.

I prepensionati a questo punto rischiano di finire nella categoria dei soggetti definibili come cornuti e mazziati.

Non solo sono stati pensionati senza preavviso, non solo hanno dovuto aspettare circa un lustro affinché un giudice gli desse giustizia, ora non potranno ricevere nemmeno quanto gli spetta, visto che il comune è andato in dissesto e il loro credito è confluito nel marasma della massa debitoria dell’amministrazione comunale.

Ora, è vero che potrebbero aspettare la fine del secondo dissesto, rifiutando quindi l’accordo con l’Osl, per provare a portarsi a casa quanto meno metà della cifra che gli spetta e forse la sua interezza, attraverso dei ricorsi per decreto ingiuntivo tramite sempre il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ma questa procedura rischia di terminare all’incirca nel prossimo decennio, a voler essere ottimisti. Per dirla in maniera forse cruda, ma all’insegna della sincerità, ‘sti soldi potrebbero prenderli i figli eredi degli ex-dipendenti.

Quindi, in questo modo il comune, sfruttando involontariamente (fino a prova contraria) il secondo dissesto, potrebbe aver tagliato di oltre la metà quella cifra che dovrebbe pagare ai prepensionati senza preavviso.

Chi può ritenersi soddisfatto, invece, è l’avvocato o gli avvocati che hanno supportato i dipendenti. Se, infatti, i crediti vantati dai lavoratori vanno a gonfiare la massa debitoria del dissesto, essendo questi figli di una procedura ante aprile 2018, le spese processuali nascono al momento dell’esecutività della sentenza emessa dal tribunale, nel momento in cui il giudice batte col martelletto. Queste spese processuali, però si sarebbero potute evitare se il comune di avesse ammesso l’errore, pagando quanto dovuto ai dipendenti. Questi costi legali, quindi, potrebbero tranquillamente definiti come un esempio perfetto di danno erariale: soldi dei contribuenti che sono stati spesi, ma che non andavano spesi.

Ricapitolando: il comune potrebbe risparmiare almeno la metà di quel milione di euro quasi che deve a oltre 100 dipendenti, i legali riceveranno il compenso in maniera immediata (o quantomeno 5 anni prima rispetto ai tempi necessari per i loro assistiti), chi rischia seriamente di prenderlo a quel servizio, invece, saranno quei dipendenti prepensionati che hanno ricevuto un’ingiustizia, tutti e 105.