CASERTA. E’ logico che in una città divenuta analfabeta, la targa per la nascita di Ernesto Rossi “sfoggi” da anni un grossolano errore
15 Agosto 2019 - 19:07
CASERTA (pasman) – Questo non è che un appunto in aiuto della memoria per l’amministrazione comunale, che, concentratissima su tutte le partite della spesa pubblica per appalti, servizi, licenze e concessioni, di cui è prodiga ed a cui tutto obbedisce, appare distratta su ogni altra questione.
Tra poco, ricorreranno i 122 anni dalla nascita di Ernesto Rossi – l’eminente economista liberale, politico, antifascista detenuto dal regime, europeista coautore del Manifesto di Ventotene, giornalista – che avvenne a Caserta il 25 agosto 1897.
Nel febbraio 2017, nel cinquantennale della sua morte, gli dedicammo, da queste pagine, un breve profilo, disapprovando che, per quanto la sua nascita nella nostra città fosse avvenuta occasionalmente (il padre, Antonio, piemontese, ufficiale dell’esercito, si trovava di stanza nella città e trasferì la famiglia a Firenze poco dopo la nascita del figlio), l’amministrazione comunale non avesse pensato ad una sua commemorazione cittadina, in considerazione della levatura dell’uomo, vero padre della Patria.
Nella circostanza evidenziammo anche che la targa commemorativa che da almeno una ventina di anni ne ricorda il luogo di nascita – un palazzetto che faceva corpo unico con lo storico palazzo comunale Castropignano, l’uno e l’altro abbattuti – reca un grossolano errore dell’anno natale, indicato in quello del 1899.
Si capisce che o il marmista incaricato di eseguire l’iscrizione sulla lastra di pietra abbia letto male le cifre annotategli prendendo il 7 per un 9 o che l’anno di nascita gli sia stato indicato già in maniera sbagliata dagli uffici comunali. Non lo sapremo mai, ma fatto sta che la grave cantonata è ancora lì ad accusare l’approssimazione e la refrattarietà che ci distinguono.
Difatti, in questi due anni trascorsi, da quando abbiamo avvertito del fatto, ancora più clamoroso per una città che per un periodo si accreditava, con sprezzo del ridicolo, come capitale della cultura, non si è trovato il tempo per ovviare allo svarione. Eppure si sono buttati soldi dappertutto, in cose più o meno amene. E più di recente, restando in tema, è stata scoperta una lapide a ricordo di quella che doveva essere la casa di Luigi Vanvitelli, di cui ci si è ricordati solo adesso, dopo che l’edificio storico è ormai pienamente stravolto, assimilato nello stile al modello costituito dal centro commerciale La Reggia di Marcianise. Ed intanto, a proposito dello strabismo indolente del governo cittadino e dello stravolgimento edilizio subito dal centro storico dettato dalla speculazione affaristica più smaccata, identica sorte temiamo per la storica ed importantissima per la saga vanvitelliana, chiesetta di S. Elena di piazzetta Gramsci. Cadente e ridotta ad un deposito, vi sono importanti iscrizioni epigrafiche e la stessa sepoltura di Pietro Bernasconi, capomastro del Vanvitelli.
Ci punge vaghezza che, di queste cose, non importi realmente niente a nessuno, bastando le passerelle e le chiacchiere vuote, mentre si coltivano i vari utili propri.
Quando finirà, quando la città saprà esprimere una classe politica ed una classe dirigente capaci di perseguire il pubblico interesse ?
Intanto che qualcuno ci pensi sopra, abbiamo fatto una piccola ricerca sulla nascita di Ernesto Rossi a Caserta. Ed in calce, siamo in grado di pubblicare l’attestazione della data di essa, come risulta annotata, in latino curiale, sul registro dei battesimi della chiesa di S. Sebastiano Martire, parrocchia di appartenenza della famiglia. Ringraziamo per questo la gentile concessione del meritorio Archivio Storico Diocesano di Caserta presso il quale il documento è depositato e la disponibilità accordataci dal personale preposto, la cui competenza ci è apparsa assoluta.