CASERTA. Ecocar bussa a soldi e va al Consiglio di Stato. Ma i numeri dell’Istat non tornano: attenzione Revisori!

10 Marzo 2020 - 18:10

CASERTA (g.g.) – Arriviamo a chiudere la triduo di articoli dedicati alla galassia Ecocar. Dopo aver scritto della proprietà (PUOI LEGGERNE QUI) e sulla gestione degli stipendi (CLICCA PER LEGGERE I DOCUMENTI ESCLUSIVI), andiamo a sviluppare il discorso inerente al motivo per cui l’azienda ha fatto ricorso al Tar, poi perso e l’inevitabile citazione anche al consiglio di Stato, cioè la questione della rivalutazione del prezzo del canone che il comune di Caserta dovrebbe dare al Consorzio Ecocar ma che sta distribuendo alla società Ecocar da almeno due anni. La Guardia di Finanza e i revisori hanno ricevuto la scorsa settimana tutta la documentazione da parte del dirigente del comune di Caserta Franco Biondi sulla questione Ecocar.

Siccome noi non siamo in possesso del materiale, ma stiamo sul pezzo da anni, vogliamo offrire a chi ci legge un quadro quanto più completo della situazione riguardante il prezzo del lavoro, cioè la raccolta dei rifiuti. Per questo basta leggere la determina 117 del 28.1.2020 dove l’Ingegnere Biondi, ritenuto uno degli esperti negli aggiornamenti dei contratti, concede, sottolineiamo, non al Consorzio Eco.car ma ad Eco.car un aggiornamento Istat di 28.244,47, naturalmente tralasciando in base a quali disposizioni di legge e con quali modalità ha effettuato il calcolo, ma facendo riferimento genericamente all’art.8 del capitolato d’appalto sottoscritto nel 2013.

La Pubblica Amministrazione deve attenersi all’indice ISTAT, affinché le operazioni di revisione del prezzo siano conformi a criteri oggettivi, anche per quanto riguarda la soglia massima, al fine di scongiurare squilibri finanziari nel bilancio. L’indice ISTAT segna quindi la soglia massima della revisione, fatte salve eventuali circostanze eccezionali e specifiche – che dovranno essere provate dall’impresa – che possano determinare un diverso conteggio rispetto ai criteri oggettivi per la revisione del prezzo, lasciando spazio alla discrezionalità amministrativa.

Quindi, la revisione dell’indice Istat, nella misura massima si attesta tra 1,5 e 1,7% negli anni 2019-2020, deve essere compatibile con il quadro finanziario. Ma, carte alla mano, questa percentuale è praticamente il doppio rispetto a quanto il comune stia concedendo alla Ecocar. E un comune in dissesto come Caserta come fa a riconoscere quasi 30 mila euro di adeguamento Istat che corrisponde ad oltre il 3% del contratto originario di appalto?

La legge prevede che tutti i contratti pubblici ad esecuzione periodica o continuativa devono recare una clausola di revisione periodica del prezzo pattuito. La finalità doppia riguarda da una parte la volontà del legislatore di salvaguardare l’interesse pubblico rispetto alla possibilità che le prestazioni di beni e servizi alle pubbliche amministrazioni non siano esposte col tempo al rischio di una diminuzione qualitativa, figlia di un costo ingestibile di quei servizi, e della conseguente incapacità del fornitore di farvi compiutamente fronte, dall’altra si punta ad evitare che il corrispettivo del contratto di durata subisca aumenti incontrollati nel corso del tempo tali da sconvolgere il quadro finanziario sulla cui base è avvenuta la stipulazione del contratto. Questa clausola, però, non comporta anche il diritto all’automatico aggiornamento del corrispettivo contrattuale, ma soltanto che l’Amministrazione proceda agli adempimenti istruttori normativamente sanciti.

Se si pensa alla situazione finanziaria drammatica del comune di Caserta e si aggiunge il fatto che i dipendenti del Consorzio Eco.Car sono notevolmente diminuiti nel corso degli anni, ed è stato sempre lontanissimo rispetto ai 180 dipendenti previsti dal contratto, bisognerebbe chiedere a Marino, Biondi, ma anche ai revisori dei conti, da dove esce questo calcolo?

Siamo pronti volentieri a pubblicare l’istruttoria condotta da Biondi per arrivare a determinare l’importo dell’adeguamento Istat. Naturalmente invitiamo il collegio dei revisori e i consiglieri comunali a formulare questa richiesta ai dirigenti responsabili, sicuri che non riceveranno nessuna risposta.