CASERTA. Franco Biondi affida un minore (e quindi soldi) alla coop. della figlia mentre mamma e papà sono a processo per truffa nel settore Servizi Sociali

26 Ottobre 2023 - 13:32

Il dirigente “a tutto” del comune di Caserta gestisce, ovviamente, anche il settore dei servizi sociali e, quindi, anche l’Ambito che il capoluogo guida come ente capofila. Alfonso Capo e Giulia De Falco sono due volti noti a Sparanise, molto attivi sul territorio. Ma sono anche imputati per il reato di truffa in concorso aggravata dal falso materiale, relativamente alla gestione della loro cooperativa e del loro centro

CASERTA/SPARANISE – Partendo dal presupposto centrale, ovvero che Alfonso Capo e la moglie Giulia De Falco vivono il procedimento nello status di imputati, quindi, non condannati, questa vicenda odierna che coinvolge il comune di Caserta, in qualità di ente capofila nell’Ambito sociale C01, merita, a nostro avviso, di essere raccontata.

Perché se due titolari di cooperative sono imputati per aver taroccato degli F24 da migliaia di euro, fa certo specie vedere nascere, nello stesso periodo o poco prima dell’inizio dell’inchiesta avanti dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, una

cooperativa a nome della figlia dei due indagati, con sede sociale a circa 200 metri dalla casa della coop di mamma e papà.

Stiamo parlando della società cooperativa sociale Nemesi di via Graziadei, a Sparanise, che vede quale rappresentante Caterina Capo, figlia di Giulia De Falco e Alfonso Capo.

Se questi ultimi due si fossero occupati di altro se, ad esempio, la De Falco fosse stata un’imprenditrice legata al mercato delle auto, delle mozzarelle, del prosciutto, abbastanza probabile che non starete leggendo questo articolo. Ma Alfonso Capo e la moglie si sono sempre occupati di servizi sociali.

Ed è proprio per la gestione dei servizi sociali che si trovano imputati al tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Capo padre e De Falco sono accusati di truffa in concorso, aggravata da falso materiale. I due, secondo l’accusa, avrebbero taroccato le ricevute degli F24 a favore della cooperativa Ippogrifo, attestando falsamente all’INPS il versamento degli oneri contributivi, così da acquisire il documento di regolarità, il famoso DURC, necessario per ricevere affidamenti e incarichi pubblici, sia dagli enti locali, sia, ad esempio, dal Centro per la giustizia minorile della Campania.

E allora, in considerazione di questo contesto, stona con il concetto di opportunità, pensando a quanto il business dei servizi sociali sia lucroso e contestualmente sporcato da dinamiche spesso non esattamente legali, che una diretta congiunta di due persone indagate e sotto processo per delle truffe nello stesso settore vada a partecipare attivamente a incarichi pubblici in questo caso tramite l’ente comune di Caserta, capofila nell’ambito sociale C01, ricevendo oltre 2 mila euro per accogliere nella casa famiglia un ragazzo di 17enne.

Caterina Capo è ovviamente libera di attivare una partita iva, di lavorare in qualsiasi settore che lei preferisce, ma, se sceglie il mondo dei servizi sociali e se riceve pubblico denaro, è un diritto, se non un dovere, di questo giornale raccontare il contesto, la storia.

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