CASERTA. INCREDIBILE (MA NON PER NOI). Carlo Marino ha dato finanche una proroga ai Dresia. Un discorso pacato per spiegare una porcata

27 Luglio 2021 - 19:02

Anni di morosità, sia in questo contratto per la gestione del parcheggio ex caserma Pollio, sia in quello precedente sempre con i Dresia, messi da parte. Si è scelto un ragionamento utile a foraggiare chi è stato vicino al sindaco e non alla collettività

CASERTA – Iniziamo da quelle che sono le certezze. Alla Sea Services, società legata alla famiglia Dresia e che si occupa della gestione del parcheggio ex caserma Pollio, a pochi passi dalla Reggia di Caserta, è stato concesso dal comune di Caserta con determina a firma del dirigente Franco Biondi, un periodo di proroga del contratto di giorni 67, legati le giornate in cui nel 2020 il parcheggio ha subito la sospensione dell’attività. Parliamo del periodo che va dal 12 marzo al 17 maggio 2020, quando tutto era chiuso, le persone non potevano uscire e quindi il parcheggio della Reggia – così lo conosco tutti – non era in funzione.

E questo fatto punto. E’ un altro fatto, però, che parliamo di una società che per anni non ha pagato il canone, quel 27% degli incassi da inviare al comune rispetto all’enorme quota del 73% concessa al privato.

È un altro fatto indiscutibile che i Dresia erano i gestori dello stesso parcheggio anche dal 2010 al 2014,

solo che la società aveva un altro nome: Coop Caserta Nuova. E probabilmente i casertani ricordano bene cosa è successo a questa Coop Caserta Nuova. Per chi non se lo ricorda: dopo essere stata riempita di debiti, con un sacco di soldi del canone da dare al comune di Caserta, la società fu messa in liquidazione. Detta in soldoni: diventò una specie di ferro vecchio e fu fatta scomparire dalla scena. I Dresia poi tornarono, risorsero dalle ceneri e dai mancati pagamenti di Caserta Nuova per vedersi affidare lo stesso servizio per cui non avevano pagato quanto dovuto con una nuova società: la Sea Services.

A quanto pare, sui 200 mila euro che la Sea Services/Dresia doveva alla città di Caserta, pare che dall’azienda ci sia stato un qualche tipo pagamento. Ma anni di morosità, di debiti non riscossi, di aziende morte per non pagare quanto dovuto all’amministrazione e quindi al popolo, sono stati completamente dimenticati? Evidentemente no, c’è qualcos’altro su cui ragionare.

Si poteva scegliere di ristorare l’azienda, pagando la quota dei 67 giorni, piuttosto che mettere in continuità un’azienda di proprietari che si sono dimostrati morosi, o, quantomeno, con delle serie difficoltà nel pagare. Eppure si è preferito soddisfare le richieste legittime del privato che non ha lavorato quei 67 giorni, ma che per anni è stato semplicemente inadempiente. Si è preferito ciò, piuttosto che pensare all’interesse pubblico, ai lavoratori che sono stati messi in cassa integrazione e che con un nuovo contratto, con una nuova azienda, avrebbero potuto ricevere il via libera per tornare a lavorare.

Noi non sappiamo cosa pensano Franco Biondi, Giovanni Natale, il sindaco Carlo Marino – anche se il direttore ha una sua idea che vi darà nelle prossime ore -, di cui, invece, siamo certi che è non pensano all’interesse della collettività. Non vogliamo sembrare demagoghi o populisti, ma se si preferisce assecondare la richiesta un’azienda morosa, di proprietari che già hanno partecipato attivamente al dissesto economico della città, senza trovare una soluzione che possa quantomeno soddisfare in minima parte il passato, sembra abbastanza chiaro che non è la collettività quella che interessa. Ma non è un problema dei Dresia, famiglia legata politicamente al sindaco Carlo Marin

o, si sarebbero potuti chiamare anche Esposito, Rossi, Russo, il nocciolo della questione è un altro: è così che si gestisce un capoluogo di provincia? È così che si esce da in dissesto finanziario gigantesco? Onestamente, non crediamo.