CASERTA. Leggete il Governo cosa scrive della Publiservizi. Marino si vergogni, pagare le tasse non conviene e vi spieghiamo il perchè

21 Novembre 2018 - 21:30

CASERTA(Gianluigi Guarino) Caro sindaco Marino, siccome questa parte dell’articolo è alla fine dello stesso e tu a quel punto non ci sei sicuramente arrivato, allora te lo scriviamo anche all’inizio. La prima intervista che ci concedesti quando CasertaCe aprì una linea di fiducia nei tuoi confronti, aveva come argomento l’internalizzazione della riscossione. Ce la desti per certa; dicesti che sarebbe stata di rapida attuazione; condividesti con noi tutte queste evidenti distorsioni nei confronti dell’andazzo Publiservizi.

Tra i tanti tradimenti, tra le tante cose che hai promesso a CasertaCe e alla città e che poi non hai mantenuto, prendendo in giro noi e i casertani, c’è anche e soprattutto questa.

 

Sembra un articolo importante, denso di dati e di documentazione, scritto da CasertaCe. Ma pur rimuginando e andando indietro nel tempo, i due nomi Massimiliano Bardani e Alessio Di Cola non ci dicono, non ci suggeriscono proprio nulla. Questi due qui non sono stati neanche collaboratori saltuari di questo giornale eppure il loro scritto, di cui pubblichiamo uno stralcio in calce, sembra essere stato clonato da uno dei nostri 400, 500 articoli dedicati al rapporto impuro, vergognoso per quel che riguarda lo sbilanciamento degli interessi a favore del privato, tra il comune di Caserta e la Publiservizi,

già Teleservizi.

Battute a parte, i due nomi appena menzionati, indossano i galloni di alti ispettori del ministero dell’economia e delle finanze che a fine 2016 hanno così valutato lo stato dei conti del comune capoluogo, in relazione alle questioni cruciali della quantità e della qualità delle entrate, in un ente che al tempo si trovava ancora nel pieno del primo dissesto e che poneva le condizioni, evidentemente, per il secondo dissesto.

Rendita di posizione“. Quante volte l’avete letta negli articoli di CasertaCe, come elemento valutativo di sintesi relativo alle “comodità” garantite alla Publiservizi, dopo le gare d’appalto da questa vinte? Rendita di posizione è l’espressione messa nero su bianco anche dai due alti funzionari ministeriali, persone che non hanno nulla a che spartire con questa città e che valutano le cose con gli occhi dell’indipendenza e non con quelli di chi ha piazzato figli, nipoti e commarelle assortite negli organici della Publiservizi o con quelli di funzionari del comune, divenuti tanto fidati da seguire addirittura la concessionaria in altri comuni come garanti, all’interno degli uffici finanziari, di una certa lettura, ovviamente a senso unico, delle convenzioni.

Se avete un pò di pazienza e un pò di tempo per leggervi queste due paginette, vi renderete conto di cosa sia stata Caserta negli ultimi 10 anni, da quando cioè l’allora Teleservizi si aggiudicò per la prima volta la gara, acquisendo il 100% delle attività di riscossione del comune. Un dato, quest’ultimo, che gli ispettori ministeriali non considerano certo una mossa intelligente da parte di amministratori, il cui obiettivo (se, se…campa cavallo!) è quello di far entrare più soldi possibili nelle casse, in modo da tradurre queste risorse finanziarie in servizi e attività a favore dei cittadini.

Ma è la parte che rileva lo stato delle cose per quanto riguarda i vari tipi di riscossione, e la relazione tra la riscossione volontaria e quella coattiva, a rappresentare una sorta di pietra tombale su quanto improprio e quanto sospetto sia stato il rapporto tra comune e concessionario.

I numeri parlano da se e la matematica non è un’opinione. A un certo punto, gli ispettori marcano col grassetto quelli che definiscono i toni elogiativi usati dai dirigenti del comune di Caserta nei confronti dell’attività di Publiservizi. Roba da far strabuzzare gli occhi, di fronte a evidenze che fanno di Caserta un caso unico in Italia.

Giusto per citare un esempio tra i tanti (per le altre voci, potete accomodarvi nelle pagine pubblicate qui sotto), per la gestione e la riscossione legata ai verbali di violazione del codice della strada, al comune di Caserta sono riusciti a garantire alla Publiservizi, un aggio addirittura superiore per la riscossione ordinaria e volontaria rispetto a quella coattiva.

Beh, se questo significa pensare al popolo, allora non abbiamo capito niente, non solo della politica, ma proprio della vita.

Ovviamente una società come la Publiservizi a cui garantisci percentuali vertiginose per la normale riscossione, cioè quella che ti permettono di realizzare i cittadini che pagano le tasse regolarmente e nei tempi previsti, va da se che tutte le rogne e le complessità operative, legate alla riscossione coattiva, diventino una sorta di optional. Una roba fastidiosa e costosa a cui non dedicarsi granchè.

Affermazione gratuita? Errata? Vi riassumiamo alcuni dati: le ingiunzioni fiscali emesse tra il 2010 e il 2015, nei confronti di chi le tasse non le ha pagate, ammontano a 53 milioni 55 mila 225 euro e 95 centesimi.

Sapete quanto ha incassato la Publiservizi? 11 milioni 303 mila 5 euro 41 centesimi a cui vanno aggiunti altri 3 milioni 886mila 155 euro 3 centesimi relativi agli incassi rateizzati. Il totale fa 15 milioni 189 mila 160 euro pari al 28,63%. Andando a scomporre altre specifiche aree di riscossione coattiva, la musica non cambia e, fanno notare gli ispettori ministeriali, la soglia del 30%, già di per se bassa e insufficiente, non si supera mai.

La conseguenza concreta, pratica è la seguente: il 72% dei casertani che non hanno pagato le tasse comunali dal 2010 al 2015 e che stavano nella struttura complessiva delle ingiunzioni fiscali, non hanno pagato neppure dopo, e non pagheranno. Ciò significa che i fessi, i quali, invece, le tasse le pagano, riempiono la pancia della Publiservizi, la quale, come abbiamo sempre scritto, dentro ad un concetto aberrante di do ut des, ha le sue ragioni.

Perchè se ha dovuto pagare a monte, assumendo di tutto e di più tra i raccomandati della politica, se ha dovuto “purgarsi” finanziariamente a monte, da qualche parte dovrà pure costruire il suo profitto. Ha preteso ed ha ottenuto, giustamente, si fa per dire, una navigazione agevole, fondata su aggi altissimi per la riscossione volontaria, che potrei fare anche io, coadiuvato dall’ottimo parcheggiatore abusivo a cui ogni tanto corrispondo un obolo.

Sistemato il proprio bilancio, è chiaro che la partita vera, quella della riscossione coattiva, quella che rende spiegabile, accettabile e anche auspicabile il ricorso all’esternalizzazione, è persa in partenza, come sottolineano, in maniera disarmante, i due ispettori del ministero dell’economia. Insomma, a Caserta, dati alla mano, le tasse non conviene pagarle, perchè tanto si può sfidare la fortuna con molte possibilità di farla franca. Il 28% viene acchiappato, il 72% no, e dunque ci si mette in posizione di attesa e si può guardare con fiducia anche alla prescrizione del titolo debitorio.

In tutto questo, chi subisce il danno maggiore è il Comune, non a caso disastrato nei suoi conti da più di 10 anni. Strutturare una convenzione, come quella che esiste con la Publiservizi, significa sottendere il bene comune all’interesse di pochi oligarchi della moneta che hanno fatto milioni e milioni di euro, fottendo il popolo un giorno sì e l’altro pure.