CASERTA. Che città ignorante: si “bevono” la barzelletta del 4% in più o in meno sulla tassa rifiuti quando l’intero sistema è una voragine di debiti

26 Settembre 2018 - 18:10

CASERTA (g.g.) – La storia del “4% sì o no” di sconto nella bolletta Tari da spedire ai cittadini-contribuenti di Caserta fa letteralmente ridere.

Solita roba che raccontiamo da anni. Dentro al palazzo dell’amministrazione ritengono, giustamente, che i casertani siano degli ignoranti. Da parte nostra, in questi anni, abbiamo cercato di fare il possibile, non per insegnare, ma per stimolare e indurre a pensare, zero. In un ipotetica costituzione di una popolazione statistica, i lettori di CasertaCe dovrebbero avere un colore differente da tutti gli altri che CasertaCe non leggono. nel senso che dovrebbero conoscere di più e dunque avere più strumenti per decidere e, in generale, essere donne e uomini più liberi. Purtroppo, a questa porzione di lettori di CasertaCe, vanno detratti coloro i quali quando arrivano alla riga quattro di una qualsiasi lettura vengono assaliti da una crisi di rigetto irreversibile. Quindi ne rimangono veramente pochissimi. Per cui, quelli che hanno la pazienza di leggere i nostri articoli dall’inizio alla fine conoscono realmente le questioni decisive, dirimenti, dei conti di questa città.

Piccola sintesi dei fatti dell’attualità: per puri motivi demagogici, e sempre nell’ottica del facile coglionamento di 25/30 mila famiglie di sprovveduti, l’amministrazione comunale se ne esce un giorno annunciando

uno sconto del 4% sulla prossima bolletta Tari.

Azz, e chi è diventato ‘sto Carlo Marino? La reincarnazione per metempsicosi di Ronald Reagan e Margaret Thatcher, le cui anime si sono mescolate in crasi allo stesso modo in cui il fantasmino bianco, non il calzino, quello vero, entrava nel corpo di Patrick Swayze nelle scene cruciali dell’ormai celeberrimo “Ghost”.

Ma quale Reagan, ma quale Thatcher, qui siamo di fronte a trucchetti da prestigiatori rincitrulliti, a furbizie che poggiano la loro possibilità di riuscita solo ed esclusivamente sull’ignoranza dei cittadini. La polemica di queste ultime ore riguarda, infatti, un altro fatto altrettanto irrilevante rispetto a quello della riduzione del 4%. Stiamo parlando della mancata riduzione del 4%, legata, ve lo diciamo noi perché al consiglio comunale non l’hanno detto l’altro giorno, al fatto che la Publiservizi se ne stra-inpippa di quella delibera e ha detto, chiaro e tondo, che è stata approvata fuori tempo massimo rispetto a cartelle già compilate, con le cifre comprensive del 4%.

Questo, la società di Natale padre e figlia, la quale con tutti i parenti dei politici che ha assunto in questi anni, figuriamoci se può temere un irrigidimento da parte dell’amministrazione, l’ha comunicato sia al comune di Caserta, sia ad ogni contribuente che si è presentato ai suoi sportelli protestando e rivendicando il diritto di pagare quel ruolo il 4% in meno.

Avete letto questa prima parte dell’articolo? Bravi, non conta un cazzo. Avete solo perso tempo. Però correva l’obbligo, per dovere di cronaca, di seguire il sentiero di un insulso, ozioso, pleonastico dibattito sul nulla.

E perché si tratta di un dibattito sul nulla? I nostri capelli sono tutti diventati bianchi, quasi nessuno escluso e questa spiegazione l’abbiamo scritta, senza esagerare in iperboli, tra le 80 e le 90 volte durante gli anni di vita di questo giornale.

Questo comune, durante gli ultimi anni e nel corso delle ultime due amministrazioni, ma il problema c’era anche prima, ha, volendo parafrasare il famoso detto, dichiarato bene e raccolto male. Vi diciamo, per l’ottantesima volta, che nei bilanci di previsione è stata costantemente inserita la cifra di 22 milioni di euro e passa quale gettito previsto dalla tassa rifiuti. Non una previsione fanfaronesca, ma realmente poggiata su un compito aritmetico dei nuclei familiari, delle prime e seconde case, dell’ampiezza delle stesse. Puntualmente, però, il comune ha incassato tra il 30 e il 40% in meno, a volte anche il 50%, cioè 11 milioni di euro. Mera evasione fiscale rispetto alla quale la Publiservizi ha sempre attivato un procedimento di recupero coattivo che, numeri alla mano, non chiacchiere, ha permesso di recuperare un altro 10% nell’anno successivo rispetto a quello di esercizio. Il resto sono debiti, debiti veri ormai di milioni e milioni di euro, che violano, in maniera sistemica e non più solo sistematica, la norma che imporrebbe sempre e comunque il pareggio di bilancio nel settore dei rifiuti: se entra 1 euro, devi spendere 1 euro.

Col cavolo! Ogni mese, con una puntualità svizzera, il comune ha spedito e spedisce alla Ecocar, e ad altre sue derivate, 1 milione e 70 mila euro. Circa 13 milioni di euro l’anno. Poi ci sono gli altri costi, quelli per lo smaltimento gestito dalla Gisec, quelli che si fronteggiano per la frazione umida, dove per anni si è rubato sul peso, come dimostrano le vicende giudiziarie e dove, negli anni, il comune ha pagato anche 17o euro a tonnelata. 

Ora, un comune serio, potrebbe anche accettare, tollerare, per qualche tempo, queste perdite se fosse dentro a un perimetro legale che impone, come insegnano già alla terza ragioneria, la creazione di una posta di bilancio “Fondo svalutazione crediti” che al comune di Caserta, invece, non esiste.

Poi non chiedete perché la città è spesso sporca in quanto il comune non paga la Gisec e le altre piattaforme. Perché il sistema è sofferente e garantisce soltanto l’organico ipertrofico e spropositato della Ecocar, dove gli interessi di Peppe la Porchetta da un lato, e di Carlo Marino dall’altro, finiscono per convergere, perché il sindaco, i suoi assessori, i suoi consiglieri di maggioranza, pur di sistemare qualche stagionale per motivi di bassa mangiatoia consentono al Peppe la Porchetta originale e anche a tanti altri porchettini che di quest’ultimo sono satelliti, di fare il bello e il cattivo tempo, ovviamente sistemando vari soggetti e caricando di debiti i casertani, visto che una riduzione del trasferimento mensile alla Ecocar potrebbe essere utilizzata per mettere in equilibrio il sistema.

Perché non ci vuole un economista per capire un dato semplicissimo: se tu non riesci ad incidere sul fronte dell’entrate, se non riesci a far diventare gli 11 milioni, 15/16 o 17 milioni, allora devi necessariamente abbassare la spesa, arrivare ad un livello più contenuto di quei 22 milioni che non riesci a reggere anche perché la rendita di posizione para-camorristica dentro Ecocar determina una rigidità tale da trasformare il costo di quest’ultima in una variabile indipendente che poi negli anni è divenuta una costante di un’equazione, anzi disequazione, destinata a non essere mai verificata, a “non trovarsi” mai.