Che vergogna Bonavitacola. Pressioni sulla dirigente per il Siad di MARCIANISE. Velardi pienamente e consapevolmente artefice del disegno illegale
13 Settembre 2019 - 11:31
MARCIANISE (Gianluigi Guarino) – Alt: cosa c’entra il Siad con le speculazioni dell’Interporto negato attuato per anni dal plurindagato Giuseppe Barletta, circondato da un’allegra compagnia di faccendieri, di avvocati iper foraggiati, coordinati dal maddalonese Antonio Campolattano?
C’entra, c’entra.
Il vecchio Siad di Marcianise, quello approvato nell’anno 2003, ai tempi dell’amministrazione comunale di Filippo Fecondo, non era più buono.
E sapete perché? Perché rappresentava un ostacolo insormontabile, finanche per gente col pelo sullo stomaco, che ha vissuto scrivendo un controcodice civile, un contro cp e un camministrativo.
Ciò ha consentito loro di fare una montagna di denari, grazie alla quale ha potuto assumere azzeccagarbugli assortiti e faccendieri in grado di padroneggiare tante relazioni all’interno delle aule dei Tar e del Consiglio di Stato ma soprattutto dei corridoi di questi tribunali.
Finanche gente come Barletta, che oggi abita, buon per lui, in un sontuoso attico milanese, dove sta trascorrendo comodamente i giorni degli arresti domiciliari, finanche uno consumato, scafato, rotto a tutte le situazioni border line come Gennaro Spasiano, hanno ritenuto che quel vecchio Siad avrebbe impedito di rendere legittimo il permesso a costruire di Leroy Merlin.
Ecco perché c’è stata una spinta fortissima per redigere il nuovo Siad. E forse proprio su questa cosa i rapporti tra Velardi e Spasiano si sono rovinati.
Non è casuale che questo accada ad agosto, con quello che noi definimmo lo “scazzo delle ferie” di Gennaro Spasiano.
Un mese prima, la nobile dirigente Sabrina Beneduce aveva ribadito il suo no allo schema del nuovo Siad, non lasciandosi intimidire da una convocazione che definiamo impropria, quantomeno impropria, da parte del vice presidente della Regione, nonché unico vero plenipotenziaro del governatore De Luca, Fulvio Bonavitacola.
Sapete chi c’era vicino a quel tavolo oltre ai citati Bonavitacola e Beneduce? Il sindaco Velardi, Gennaro Spasiano e l’ingegnere Ferdinando Luminoso, più altre due o tre persone di cui sarebbe importante stabilire l’identità, che Spasiano potrebbe rivelare durante l’interrogatorio di garanzia in atto stamattina.
Concentriamoci su Velardi, cioè su colui per il quale non viene applicato il divieto di dimora perché, sostanzialmente, si dice che non sia provata la cointeressenza reale tra lui e Spasiano, tra il livello politico amministrativo, da cui nasce la delibera di giunta 85 del 31 ottobre 2016, e il livello esecutivo, impersonato dal dirigente.
Allora, ricapitoliamo: Velardi va a Napoli, riuscendo a compulsare Bonavitacola in persona, il quale, scelleratamente, si permette di convocare una dirigente che non risponde, in linea gerarchica, alla potestà politico-amministrativa del presidente della Regione, ma semmai al segretario generale.
Siamo di fronte, cioè, al solito vergognoso rituale di una pressione di fatto alla quale la Beneduce, al cospetto dei molti furbi e dei molti ignoranti che affollano quel tavolo, oppone la forza della sua competenza, inducendo Bonavitacola – il quale si accorge, forse, della porcheria di quel Siad – a fare marcia indietro e a non pressare ulteriormente la Beneduce.
Come scrivemmo a suo tempo, dopo poche settimane questa è stata trasferita ad altro ufficio. Ci dicono che trattasi di una coincidenza, ma non ne siamo affatto convinti.
Riprendiamo il filo.
Velardi sta lì e mobilita De Luca affinché la dirigente Beneduce cambi idea e faccia passare il Siad.
Continua il sillogismo concretissimo, reale, materiale, effettuale: a che serve quel nuovo Siad?
Ad attivare il permesso a costruire per la mega speculazione dei Barletta.
Ma siamo proprio sicuri che il sindaco Velardi abbia agito in questa vicenda solo attraverso quella delibera di giunta che, in quanto tale, non dimostra l’esistenza del dolo intenzionale e dunque per l’applicazione della misura cautelare del divieto di dimora?