CLAN DEI CASALESI “onirico”: quando Della Corte sognava un Fioretto che non contava più nulla e un colpo grosso da mezzo milione di euro per un appalto da 30milioni di una nota azienda dei rifiuti

2 Gennaio 2023 - 13:52

Ma in realtà tutte le famigliari di Anna Carrino e le azioni di Gianluca Bidognetti raccontavano una realtà diversa visto che tutto il macello, avvenuto al tempo di Peppe Setola, compreso il tentato omicidio, erano stati cancellati con un tratto di penna

CASAL DI PRINCIPE – Incasinati, molto, forse anche troppo loquaci per aspirare a diventare boss del clan dei casalesi ma sicuramente pericolosi. Giuseppe Della Corte fa il capo a modo suo, non lesinando congetture e soprattutto con l’idea di non essere subalterno a “quelli di Bidognetti” neppure nelle aree solitamente controllate da questa fazione fondatrice, al pari di quella della famiglia Schiavone del clan dei casalesi.

Il 20 maggio 2020, Giosuè Fioretto, che il clan dei casalesi, e nella fazione Bidognetti-Setola, in particolare aveva avuto un posto di rilievo, entrando anche a far parte della famiglia nel momento in cui aveva spostato Emiliana Carrino, sorella di Anna Carrino, moglie in seconde nozze di Cicciotto. Questa scarcerazione destabilizza l’umore e anche un po’ le idee di Della Corte. Non vi abbiamo pubblicato troppe pagine dell’ordinanza per evitare di far confusione, di confondere, non di semplificare le idee dei nostri lettori. Ma comunque le abbiano lette tutte e da esse emerge chiaramente il tentativo, in realtà puramente dialettico, che si concretizza attraverso delle conversazioni, degli sfoghi che Della Corte consuma al cospetto del a suo maggiore sodale, Franco

Bianco detto Mussolini di minimizzare il ruolo e l’importanza di Giosuè Fioretto che sicuramente, nell’economia e nell’ambito del clan dei casalesi possedeva una storia più importante della sua. E così, Fioretto secondo Della Corte, non conta, in realtà, più nulla in quanto non è neppure più parente di Cicciotto, in considerazione del pentimento di Anna Carrino e della fine del loro matrimonio. Oltre a ciò, Fioretto non conterebbe più nulla in quanto il suo principale interlocutore, all’interno della famiglia allargata era stato sempre Raffaele Bidognetti, detto o’ Puffo, figlio di primo letto, insieme ad Aniello, del boss. Ora il Puffo, questo è il soprannome storico di Raffaele Bidognetti essendo diventato un collaboratore di giustizia, avrebbe indebolito ulteriormente il peso specifico di Giosuè Fioretto.

Quando affermiamo che Della Corte, al di là della sua indubbia intraprendenza, non possiede le stimmate del boss, ci riferiamo proprio a questi atteggiamenti. il racconto, la narrazione che Giuseppe Della Corte fa di Giosué Fioretto appare, almeno ai nostri occhi più una configurazione dei suoi desiderata, ciò che lui vorrebbe che fosse nel momento in cui Fioretto è uscito dal carcere riprendendo il suo ruolo di maggiorente della fazione Bidognetti. E come se si volesse convincere, il Della Corte, lui stesso che Fioretto sia un interlocutore debole. Ma in realtà non è così perché questa ordinanza dimostra che il clan dei casalesi, nel caso specifico la fazione Bidognetti è come un panno assorbente. Tutto quello che è successo, dal pentimento-tradimento di Anna Carrino, passando per l’agguato fallito, il tentato omicidio, la vendetta trasversale non riuscita a casa della sorella della Carrino, con il giovane Gianluca Bidognetti, costretto da Peppe Setola a partecipare a quello che doveva essere l’omicidio della zia e forse anche quello della cugina, viene cancellato in nome degli interessi economici. E’, infatti, il marito di una Carrino, cioè Nicola Sergio Kader ad essere designato capozona della storica piazza bidognettiana di Castel Volturno: tutte le congiunte di Anna Carrino sono indagate per aver ricevuto e per aver goduto dei proventi delle attività criminali della fazione. Gianluca Bidognetti in persona contatta dal carcere il cognato D’Angelo, divenuto a sua volta collaboratore di giustizia nelle ultiome settimane e legittima pienamente il ruolo di Giosuè Fioretto.

In conclusione, quelli di Della Corte appaiono più che altro auspici. Sogna il colpo grosso ritenendo scontata la conquista di un appalto da 30milioni di euro, da parte di ECOCE, impresa di Parete sottoposta ad estorsione. Di quei 30milioni il 3%, cioè 500mila euro, lo considera suo. E a Franco Barbato, che già si è presentato a casa dei Ferraro di ECOCE, regala minacce retoriche registrate in tutte le salse nelle conversazioni avute con Franco Bianco.