CLINICA PINETA GRANDE. Ora il Pronto Soccorso rischia di chiudere per davvero. L’ultimatum alla Regione del presidente Vincenzo Schiavone
1 Giugno 2025 - 16:35

Una nostra breve, ma a questo punto anche ripetitiva riflessione, dato che sulle strategie sanitarie di De Luca e anche dei suoi predecessori, sulla politica di budget, abbiamo già scritto un centinaio di articoli. In calce, il testo integrale de comunicato stampa del patron della società proprietaria della fondamentale struttura sanitaria di Castel Volturno
CASTEL VOLTURNO – La Clinica Pineta Grande eroga un servizio di pronto soccorso che, già di per sé, rappresenta uno dei tanti paradossi della sanità campana.
La struttura di Enzo Schiavone è una realtà di eccellenza in molte specialistiche, incontestabile. Ma è pur sempre una clinica privata, tuttavia meritatamente convenzionata.
La politica di pianificazione folle che la Regione Campania ha fatto per un trentennio ha determinato di fatto che una clinica privata diventasse anche il pronto soccorso forse più importate, più impegnativo di tutta la provincia, secondo per crucialità territoriale a quello dell’Ospedale Civile di Caserta e forse del Moscati di Aversa.
E’ normale che la Regione Campania continui a marciare su questa situazione, facendo finta che la Clinica Pineta Grande rappresenti un ausilio di pronto soccorso in quanto clinica e no struttura pubblica? Non è serio, perché la demografia è la demografia e non è certo la Pineta Grande che va ad accertarsi persone ed utenti che hanno bisogno di essere assistiti in maniera efficace e immediata, spesso con lo scopo di salvare loro la vita. E’ un dato di fatto e non è possibile ritenere che, ad un certo punto, dopo 4-5 giorni in un mese, la Pineta Grande possa dire “No grazie, non ti possiamo fare un intervento salvavita. Se arrivi vivo ad Aversa o a Caserta siamo contenti, altrimenti è affare di agenzia di pompe funebri” che la Clinica Pineta Grande soccorre perché eticamente non può fare diversamente. Fa bene dunque a non star lì con il bilancino.
Naturalmente la Regione fa il suo, ossia mal governa il territorio, con De Luca, il qual ritiene di aver salvato la sanità creando dei danni anche quando c’è in gioco la vita o la morte di una persona. Di qui nasce lo spunto per il comunicato stampa con cui il patron Enzo Schiavone annuncia che di qui a poco lui sarà costretto a chiudere questo pronto soccorso fondamentale per un’area complicatissima e delicatissima, come quella che abbraccia tutto il Litorale Domitio, molta parte dell’area di Licola-Pozzuoli, fino ad arrivare a Formia-Gaeta. Sono ben 16 milioni di euro i soldi dovuti per le prestazioni erogate non versate dalla Regione alla clinica.
IL TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO STAMPA DEL PATRON VINCENZO SCHIAVONE.
“Interruzione forzata dell’attività di ricovero e di pronto soccorso del Pineta Grande Hospital dal 18 luglio al 14 settembre 2025. L’attività ospedaliera del Pineta Grande Hospital è in fase di forte compromissione a causa del mancato pagamento più volte richiesto delle prestazioni rese dalla struttura in regime di emergenza-urgenza e pronto soccorso specie in codice rosso o arancio che superino il limite di budget assegnato ogni anno ad Asl e Regione per la complessiva attività sanitaria comprensiva di quella del pronto soccorso. L’attività di pronto soccorso in special modo quella afferente alle urgenze relative ai pazienti a immediato rischio vita ovvero soggetti a repentino aggravamento fino ad un possibile exitus sono prestazioni indifferibili e salvavita non negoziabili che prevalgono su qualsiasi vincolo di bilancio. Attualmente l’aumento esponenziale del nostro bacino d’utenza e le difficoltà operativi degli altri presidi ospedalieri del casertano e del basso Lazio, hanno fatto accumulare alla nostra struttura un credito di prestazione di 16 milioni di euro che ha contribuito a determinare uno squilibrio economico finanziario tale che allo stato rappresenta un punto di non ritorno. Almeno le prestazioni rese in regime di urgenza nel 2024 e nel 2025 vengano pagate per scongiurare non soltanto l’interruzione forzata del servizio di pronto soccorso me il definitivo tracollo dell’intera struttura che occupa oltre 1000 dipendenti”.