CONSORZIO DI BONIFICA. È moderato e civile definire alcuni politici casertani (quasi tutti in realtà) dei mangiafranco a tradimento. Il commissario e De Luca se ne fottono del Tar e ignorano anche gli accessi agli atti

26 Giugno 2023 - 17:59

Da febbraio il Tribunale amministrativo regionale della Campania ha annullato la nomina di Todisco come commissario per una serie di ragioni che vi spieghiamo nell’articolo. La gestione del Consorzio, poi, a seguito di questa decisione dei giudici si è chiusa, arroccata, non rispondendo alle richieste dei consorziati e violando la legge. Anzi due

CASERTA – Con l’attuale commissario straordinario del Consorzio di Bonifica del Bacino del Basso Volturno e a questo punto anche di quello riunito dell’area Aurunca, Francesco Todisco, abbiamo parlato una o due volte, riscontrando una capacità relazionale molto ortodossa e anche una significativa preparazione amministrativa.

A dire il vero, noi avevamo accettato un colloquio anche con il predecessore di Todisco, con quel Carlo Maisto da Frignano, ma li ci muovevamo in un contesto naif, creato nel 2016 dall’allora consigliere regionale Stefano Graziano che sapeva bene dove mettere le mani e aveva ottenuto immediatamente da De Luca il pieno controllo dell’ente di Bonifica.

In poche parole, con Maisto era del tutto inutile affrontare un qualsivoglia argomento che presupponesse la conoscenza di pur semplici strutture normative.

Oggi, accogliendo la millesima segnalazione che ci arriva da chi da anni combatte per il ripristino della legalità in quel Consorzio, ci chiediamo – più di quanto lo abbiamo fatto in passato – che cavolo vogliano questi commissari dal sottoscritto e da CasertaCe.

Soprattutto con Todisco, rivolgendomi alle sue indiscutibili capacità di apprendimento, dissi che il nostro giornale non era mai stato fondamentalista e stante l’impossibilità o l’incapacità delle magistrature di esercitare i controlli sulle gestioni, noi eravamo pronti al compromesso: 50% fate le ricotte con i politicanti, forzando procedure, aggirando norme, inventandovi modalità espressive a dir poco creative nei vostri atti amministrativi, ma per l’altra metà vi impegnate a mantenervi almeno in linea con i principi fondamentali, a non violare in maniera smaccata, arrogante, scollacciata, gli ordinamenti che dovrebbero garantire una gestione di legalità.

Oggi ci troviamo a parlare del Consorzio di Bonifica e del commissario Todisco, rispetto al Maisto che si definì “la mano lunga…“, solo un po’ più di eleganza e bon ton in più.

Perché la gestione è la stessa. Ma rimaniamo ai fondamentali altrimenti ci allunghiamo e la gente si scoccia giustamente di leggere.

Nel febbraio scorso, alcuni soci del Consorzio di Bonifica hanno presentato una richiesta di accesso agli atti ai sensi della legge 241/1990 e dell’articolo 5 del dlgs 33/2013 con l’obiettivo di prendere visione di tutti gli atti amministrativi che il commissario straordinario Todisco aveva realizzato forte di un’ordinanza da vero padrone della ferriera, scritta e firmata da Vincenzo De Luca, primo protettore del Todisco, che inopinatamente e senza alcuna ragione giuridicamente accettabile, ne ampliava i poteri, mettendosi letteralmente sotto i piedi una legge che la stessa regione Campania aveva approvato nel 2003 con il numero 4.

In questa legge, come abbiamo scritto 100 volte, non è prevista nessuna modalità di deroga alla struttura e alla temporalità dei poteri del commissario straordinario di un ente che il presidente e la Giunta hanno privato dei loro organi statutari, come previsto dai commi 2 e 3 dell’articolo 32 della legge 4/2003, nel momento in cui vengono “riscontrate gravi irregolarità o inadempienze“.

Non c’è altra strada normativamente prevista per derogare dal limite temporale “non superiore ai 360 giorni” e alla possibilità di occuparsi solo e solamente dell’ordinaria amministrazione, della raccolta delle quote consortili e della convocazione entro e non oltre il termine appena indicato, 360 giorni, dell’assemblea dei consorziati, a cui toccherà eleggere il Consiglio dei delegati, l’unico organismo che ha la possibilità di stabilire il Piano della Classifica delle zone consortili, in pratica il perimetro dell’ente, dal quale si sviluppa il Piano di Classificazione delle contribuzioni, diversamente da ciò che – costituendosi nel ricorso presentato dagli stessi consorziati che hanno presentato l’accesso agli atti – il Consorzio ha sostenuto, giusto per perdere tempo, come manovra dilatoria.

Cos’è un Consorzio di Bonifica? In pratica un condominio. Ci stanno dentro tutti i proprietari di immobili, di terreni che usufruiscono di strutture di irrigazione e che un po’ per ciascuno, versando le quote, se le pagano pure.

Ora, se tu in un condominio, magari disordinato e un po’ sbrindellato, con molti problemi di gestione causati da una dirigenza e da impiegati che sono tutti lì a lavorare (si fa per dire), non puoi sospendere il diritto di proprietà per troppo tempo, altrimenti consumi un esproprio molto prossimo al furto.

Ora, se dal 2016 al 2023 il Consorzio è gestito da un commissario, altro che 360 giorni. Quello perpetrato dalla regione Campania è un vero e proprio furto.

Il decreto di De Luca, conseguenza della Deliberazione n. 585 del 14 dicembre 2021 della Giunta Regione Campania, faceva un sol boccone dell’articolo 32 di una legge che, essendo tale, non può essere modificata da una delibera di giunta o un decreto, con buona pace dell’assessore regionale all’Agricoltura, Nicola Caputo, che abbiamo sempre avuto difficoltà ad attaccare nonostante una carriere politica e amministrativa esagerata rispetto alle sue consistenze, ma tutto sommato in linea con il livello di chi, di questi tempi, ha fatto della politica il proprio lavoro, lautissimamente remunerato.

Caputo ha detto che il Tar, nel momento in cui lo scorso febbraio ha annullato il decreto di De Luca, le delibere che arbitrariamente allargavano i poteri del commissario del Consorzio, aggiungendone alcuni di tipo straordinario rispetto a quelli ordinati, non ha compreso bene, ha frainteso, ha interpretato male.

Che pazienza ci vuole. Invece di fare il proprio dovere e di consentire l’accesso agli atti, il commissario Todisco non ha degnato i richiedenti nemmeno di una risposta.

Sono trascorsi 4 mesi, i trenta giorni sono ampiamente scaduti e questa è l’ennesima violazione di uno Stato effettuata nel Consorzio Generale di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno che, badate bene, ci risulta non abbia presentato ricorso al Consiglio di Stato per chiedere una sospensiva della sentenza del Tar, ma si è rivolto allo stesso Tar Campania, che forse la prima volta, conoscendo uso e costumi di questo organismo, non aveva focalizzato bene che in ballo ci fossero gli interessi dell’onnipotentissimo governatore De Luca.

Perché andare al Tar per farsi spiegare una sentenza che, come potete leggere in calce a questo articolo, è chiara che più chiara non si può.

Concludiamo con quello che De Luca aveva previsto quali poteri aggiuntivi da attribuire a Todisco:

la corretta definizione del perimetro di contribuenza e la connessa
predisposizione di un nuovo piano di classifica (se quello esistente non risulta
corretto, ad esempio, perché non rispettoso dei richiamati pronunciamenti della
Corte di Cassazione); l’aggiornamento della base catastale; gli interventi, di
qualunque genere, finalizzati a preservare la pubblica incolumità e le proprietà,
pubbliche o private, dai rischi idrogeologici comunque riconducibili al reticolo
idrografico compreso nei comprensori di bonifica ridefiniti a termini dell’articolo
33, comma 2, della legge regionale n. 4/2003, nella competenza dei Consorzi;
nonché quant’altro comunque necessario per la correttezza e l’economicità della
gestione dei Consorzi stessi
”.

Tutte cose che da sette anni vengono compiute in maniera illegale nel Consorzio, senza che nessuna autorità ritenga di intervenire.

Abusi, voracità dei politici e delle burocrazie interne. Incarichi e assunzioni discutibili. Se si scoperchiasse il pentolone del Consorzio di bonifica occorrerebbe raddoppiare la pagine del codice penale. Ma tant’è. Noi siamo in Campania, a Caserta, dove è vigente un codice penale diverso da quello del resto d’Italia. Qui è previsto tutto, qui è possibile tutto. Ogni sopruso è lecito, ogni distruzione stragistica del pubblico denaro è normale amministrazione.

Noi, però, i nostri articoletti li abbiamo fatti, li facciamo e li continueremo a fare, senza avere l’ambizione di cambiare le cose, perché qui la cappa è talmente densa da non consentire di nutrire molte speranze.

QUI SOTTO LA SECONDA RICHIESTA DI ACCESSO AGLI ATTI IGNORATA E CLICCA QUI PER LA SENTENZA DEL TAR