CONSORZIO IDRICO. Ecco il debito ufficiale con Acqua Campania: quasi 129milioni di euro. Così la trasformazione in Spa è solo una truffa
16 Febbraio 2023 - 21:59
Il fatto nuovo è che è diventato esecutivo il pignoramento presso terzi che la stessa Acqua Campania ha ottenuto dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti del Comune di Pontelatone (6mila euro) a sua volta debitore del CITL
CASERTA – (g.g.) Finalmente siamo riusciti a recuperare qualche documento che ci consente riannodare una trama, da noi ampiamente dipanata diversi anni fa, intorno al mostruoso debito, accumulato dal Consorzio Idrico di Terra di Lavoro, nei confronti di Acqua Campania, già Eniacqua Campania, ente della Regione che ha avuto in concessione per tantissimo tempo l’acquedotto della Campania Occidentale (A.C.O.) più la contabilizzazione e riscossione dei corrispettivi dovuti agli enti fruitori della fornitura idropotabile regionale, effettuata sia a mezzo del predetto acquedotto, che degli altri acquedotti regionale, ereditati dalla Cassa del Mezzogiorno.
Per molto tempo, citando questa vicenda tra le più scandalose verificatesi nel rapporto tra enti di diritto pubblico nella (mala)gestione del denaro dei cittadini, abbiamo dovuto utilizzare sempre una cifra frutto di conoscenze da noi maturate nell’anno 2010.
Quante volte avete letto negli articoli di CasertaCe che il Consorzio Idrico di Terra di Lavoro continuava a far strage del pubblico denaro, assumendo, attraverso – lo scriviamo, indomiti, perr l’ennesima volta – procedure patentemente il-le ga-li, parenti, amici, reggitori di code e reggitori di rappresentanza feufal – politiche territoriali di questo o di quell’altro consigliere regionale, a partire dai casi correnti e clamorosamente impudichi di Giovanni Zannini e Stefano Graziano, nonostante questo pesantissimo fardello impressionante di debiti.
Ebbene (si fa per dire), oggi, finalmente, possiamo fornire una cifra aggiornata. Attenzione però: aggiornata a qualche anno fa, che oggi probabilmente è cresciuta ancora di più: 128milioni 960mila 240euro precisi. Cento ventotto milioni di euro significa circa 255miliardi delle vecchie lire. Insomma, una vera e propria pazzia, che vale una manovra correttiva del Bilancio nazionale..
A qualche tempo fa risale la stipula di una vera e propria transazione-barzelletta tra Acqua Campania, probabilmente auspice De Luca, molto collaborativo con Zannini e con il presidente del Consorzio, Pasquale Di Biasio. Barzelletta: non diversamente si può, infatti, definire perché, di quelle rate, del piano di rientro si sono perse totalmente le tracce. Per cui, a quanto ci risulta, continua a rimanere fuori una cifra esorbitante, rapinata di fatto dalle tasche dei cittadini campani, senza che nessuna autorità giudiziaria, a partire dalla procura presso la Corte dei Conti, abbia mai mosso neppure un muscolo.
La novità di oggi è costituita dal fatto che Acqua Campania, la quale, già nel 2014, attraverso l’avvocato di Piedimonte Matese Loreta De Marco, aveva presentato ricorso in riassunzione della Procedura esecutiva ai sensi dell’articolo 627 del codice di procedura civile. Questa riassunzione sarebbe tornata di attualità ultimamente e, dunque dovrebbe finalmente scattare, stavolta per davvero, la fase esecutiva, frutto di una sentenza (stra) passata in giudicato, attraverso la quale viene riconosciuta il pieno diritto di Acqua Campania di dare esecuzione, di arrivare ad una finalizzazione contabile del pignoramento presso terzi, nel caso specifico attuato nei confronti del Comune di Pontelatone, consorziato nel CITL.
Ed è proprio in questa circostanza che siamo venuti a conoscenza della cifra dei 128milioni e passa, visto che formalmente questa rappresenta il riferimento di giuridica “concorrenza” del pignoramento, che Acqua Campania attua nei confronti del Comune di Pontelatone, debitore del Consorzio Idrico per la cifra di 6mila euro.
Come si può ben comprendere, la vicenda non è importante relativamente a questo gruzzoletto di euro che rappresenta una parte millesimale del credito vantato da Acqua Campania. Si capisce che nel momento in cui questa procedura è diventata effettivamente esecutiva per Pontelatone, Acqua Campania potrà muoversi in questa direzione anche nei confronti di tutti gli altri Comuni del Consorzio s che si trovano nella condizione del debitore.
Ma a pensarci bene, neppure questa è la cosa più importante, visto e considerato che se tutti i pignoramenti presso terzi andassero a segno, Acqua Campania potrebbe recuperare solo una minima parte del mastodontico credito vantato .
Ora, solo in questa regione ridicola, in questa provincia – macchietta può accadere che un consorzio tra Comuni con questo carico debitorio, possa ritenere di potersi tranquillamente trasformare, come se si trattasse di un ente che scoppia di salute, in una società per azioni, così come l’ineffabile Pasquale Di Biasio, il suo vice Palmieri, che dice finanche di volersi presentare a sindaco di San Felice A Cancello, sotto la regia di Giovanni Zannini, ritengono di aver già in larga parte realizzato.
Ritengono loro in quanto, al momento, non si è ancora capito se la trasformazione da Consorzio in Spa abbia ricevuto l’omologazione della Camera di Commercio. Un passaggio, questo, che non avviene automaticamente ma che deve essere la conseguenza di una procedura di attenzione, che tenga in debito conto del diritto dei creditori, i quali possono ben opporsi alla citata trasformazione facendo valere i titoli vantati.
Ora, può anche darsi che una delle tante “papocchie”, consumate sull’asse De Luca-Bonavitacola – Zannini, renda, nell’immediato futuro, mansueto l’atteggiamento di Acqua Campania, ma il fatto che esista questo debito, che cercheremo poi di quantificare ulteriormente nel momento in cui prenderemo visione di quella che abbiamo definito transazione-barzelletta, non può essere un fatto neutro rispetto a quel ricettacolo di orrori e di tutte le perdizioni che si ostinano a chiamare Bilancio del Consorzio Idrico di Terra di Lavoro. Domandina della buonanotte e del buongiorno: questi soldi, questo debito com’è stato inserito nel Bilancio, tenendo conto che la procedura esecutiva attivata e stavolta esecutiva sul serio, lo rende integro nella sua conformazione giudiziaria, al di là della transazione, che, a quanto ci risulta, è già carta straccia a causa delle inadempienze, peraltro ben prevedibili, deli un consorzio che riassume in se tutti i vizi capitali.