Consorzio idrico sempre più fuorilegge. Dopo i tre “cocchi” di Zannini, è la volta di un compaesano del presidente Di Biasio ad essere assunto a tempo indeterminato senza concorso

17 Gennaio 2022 - 10:08

E sono quattro. Siccome noi dobbiamo necessariamente ritenere che il giudice sia preparato e abbia totale consapevolezza della questione che ha dovuto affrontare, leggendo documenti prima di fare un passo indietro davanti all’ennesima vergognosa transazione, non possiamo pensare a qualcosa di diverso da una considerazione di questo giudice completamente differente da quella del magistrato che l’ha preceduto e che in un procedimento identico respinse l’istanza di stabilizzazione. E’ vero che la transazione fa cessare la necessità di un pronunciamento giudiziario ma è anche vero che se un cittadino qualsiasi scorge qualcosa che gli sembra in contrasto con la legge, lo segnala alle procure competenti.

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Il Consorzio idrico di Terra di lavoro ha più volte scritto nelle sue contro deduzioni ai ricorsi presentati da suoi dipendenti a tempo determinato, in cerca di stabilizzazione che la propria identità giuridica è quella di ente pubblico.

Lo ha scritto a suo tempo quando alcuni di questi aspiranti “postofisso” a tempo determinato presentarono, tra il 2017 e il 2018, un ricorso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere finalizzato, per l’appunto, all’assunzione postofisso. In quel caso, quella costituzione trovò riscontro in due sentenze del giudice del lavoro al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Nunzia Tesone, oggi in servizio presso la corte d’appello di Napoli che, da un lato, riconobbe il dato di un esercizio dell’attività di quei dipendenti esuberante rispetto a ciò che per la legge era previsto per il rapporto a tempo determinato, dall’altro lato individuò nel risarcimento del danno l’unico strumento per soddisfare le domande presentate, in quanto, la stabilizzazione era, secondo quelle sentenze, una richiesta impossibile da riscontrare, in pratica, irricevibile, dato che cozzava con un principio fondamentale della costituzione italiana, l’articolo 97, il quale dice, senza se e senza ma, che nella pubblica amministrazione di cui fanno parte anche gli enti pubblici, si può essere assunti a tempo indeterminato solo e solamente previo concorso.

 

CITL. LO STESSO PRESIDENTE: QUEI DIPENDENTI A CASA, QUESTI DI OGGI IN CARROZZA

Il Consorzio idrico di Terra di lavoro incassò quella sentenza e in pratica si liberò di tutti quei dipendenti che chiedevano di essere stabilizzati, limitandosi a pagare loro degli indennizzi.

Tre anni dopo, cioè nel 2021, l’identico, e ribadiamo, l’identico schema, si è riproposto di fronte alla pretesa di nuovi dipendenti a tempo determinato, precisamente, avrebbe detto Mike Bongiorno, della signora o signorina Costanza Esposito, del Signor Giovanni Innocenti, assessore al comune di Aversa e strafedelissimo del consigliere regionale Giovanni Zannini, a cui ha messo su un piatto d’argento il ribaltone avvenuto nella città normanna e che ha rovesciato la maggioranza uscita dalle urne, e del signor Francesco Gagliardo, da Sessa Aurunca.

Come si suol dire, de plano, il Consorzio idrico, stavolta attraverso l’indubbia e ormai collaudatissima sapienza giuridica dell’avvocato Massimiliano de Benedictis, ha controdedotto in maniera esattamente speculare al modo con cui l’aveva fatto tre anni prima.

Ora, se uno scrive che essendo il consorzio idrico un ente pubblico, ed è anche forte di due sentenze del tribunale adìto anche in questa circostanza, non deve far altro che aspettare l’esito, pressoché scontato, della causa.

Al contrario, nel caso della signora o signorina Esposito, del signor Innocenti e del signor Gagliardo, il medesimo consorzio, prima ha scritto di essere un ente pubblico inviando questa sua posizione all’attenzione formale del giudice, poi deve averci ripensato ripensato e dunque, evidentemente non ritenendo più di essere un ente pubblico, si è arreso incondizionatamente alla pretesa dei tre dipendenti appena nominati, i quali, oggi, senza aver fatto mai un concorso, sono divenuti dipendenti a tempo indeterminato, così come abbiamo già scritto e raccontato più volte.

Per non dare un giudizio severo in termini di moralità, bisogna rifugiarsi nella scienza e nella incolpevolezza di chi si rende protagonista, suo malgrado, di un comportamento schizofrenico.

Di quella transazione abbiamo scritto tutto il male del mondo. Il giudice non ha potuto fare alcunché sul terreno della erogazione della sua podestà giurisdizionale. Cessata, infatti, la contesa tra il consorzio idrico e questi tre dipendenti, viene meno anche la necessità che un giudice la dirima. Va detto, però, che il magistrato ha letto sia il ricorso presentato dalla Esposito, da Innocenti e da Gagliardo, in tempi, tra le altre cose alquanto sospetti, cioè molto prima della scadenza del loro contratto a tempo determinato, al punto da rendere a dir poco risibile l’istanza complementare dell’urgenza ai sensi dell’articolo 700 del codice di procedura civile. E ha letto, sempre il giudice, anche le controdeduzioni del consorzio. E ha pure letto, riteniamo, anche la transazione che ha chiuso il contenzioso.

SE DUE RAPINANO UNA BANCA E  POI VANNO DAL GIUDICE PER DECIDERE SUL BOTTINO…

Una considerazione da profano: se il signor A e il signor B rapinano insieme una banca, e poi, invece di spararsi a vicenda, cercano di regolare il contenzioso sorto sulla spartizione del bottino rivolgendosi a un giudice, ci sta pure che questo giudice, nel momento in cui il signor A e il signor B hanno raggiunto, prima del processo, un’intesa tra di loro, si tiri fuori dal procedimento, dato che un giudice civile chiamato a dirimere una contesa tra una persona fisica e un’altra persona fisica, tra una persona fisica e una persona giuridica, o tra due persone giuridiche, non ha più motivo di essere incardinato come struttura giurisdizionale nel momento in cui viene meno la contesa, cioè il motivo per il quale occorre un giudice. Però quel magistrato ha letto il ricorso del signor A, ha letto le controdeduzioni del signor B, e soprattutto, ha letto la transazione con la quale il signor A e il signor B si accordano, dopo aver litigato, sulla spartizione del bottino frutto della loro rapina equi partecipata nella banca tot dei tot. Il giudice, a quel punto, cosa fa? È o non è un cittadino venuto a conoscenza di una notizia di reato? Minimo spedirà tutti i documenti alla procura della Repubblica presso il tribunale Penale affinché questa verifichi se nel comportamento dell’attore del convenuto siano ravvisabili reati previsti dal codice penale.

Ora, nel nostro caso, dobbiamo ritenere (perché mai possiamo pensare che un magistrato non l’abbia fatto per pigrizia o per altri motivi), che questo giudice abbia dei dubbi rispetto alla identità del Consorzio idrico di Terra di lavoro.

Per cui, la pensa, forse, diversamente da chi l’ha preceduto nella stessa sezione del tribunale del lavoro di Santa Maria Capua Vetere, cioè la dottoressa Tesone, che proprio una scartina non deve essere se il CSM l’ha assegnata alla ben più importante corte di appello di Napoli. E la pensa diversamente anche rispetto all’avvocato del Consorzio idrico, il quale pone, nella sua controdeduzione al ricorso, come principale, se non addirittura unica ragione, della richiesta di rigetto della domanda dei tre dipendenti il fatto che, essendo lo stesso consorzio “un ente pubblico” – questo scrive testualmente de Benedictis – un’assunzione a tempo indeterminato senza passare per un concorso violerebbe non una leggina, ma addirittura un articolo, il già citato 97 della costituzione Italiana, che considera impossibile che nella pubblica amministrazione si possa essere assunti a tempo indeterminato senza un concorso.

Deve essere per forza così, altrimenti non esiste un’altra spiegazione. Ripetiamo, non esiste. È evidente, allora, che questo giudice instaura una sorta di conflitto giurisprudenziale dimostrando di pensarla in maniera differente e ritenendo che abbiano preso un granchio nel momento in cui hanno affermato, la giudice Tesone addirittura in due sentenze, che il consorzio idrico di terra di lavoro è un ente pubblico. Non possiamo pensare in maniera diversa, anche se saremmo curiosi, ad esempio, di conoscere anche il punto di vista in proposito del Presidente della sezione lavoro del tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Solo questa può essere la ragione (e sono tre!). E solo questa può essere, in quanto c’è stato un atto di perseveranza da parte dello stesso giudice in un ulteriore caso relativo a un quarto dipendente del consorzio idrico assunto con contratto a tempo determinato.

L’ASSUNZIONE DI CARMINE VERRILLO

Si chiama Carmine Verrillo e, manco a dirlo è di Carinola, il comune amministrato dall’attuale Presidente, pardon, dalla figlia di Pasquale di Biasio, attuale presidente del Consorzio idrico.

Partiamo dai termini principali della questione: Carmine Verrillo, come i suoi colleghi Esposito, Innocenti e Gagliardo, presenta il suo ricorso ai sensi dell’articolo 700 del codice di procedura civile. Senza fare i professori di diritto, dato che non lo siamo, si sa, e non è certo patrimonio dei soli addetti ai lavori, che il 700 esiste quando il lavoratore ritiene di avere in mano delle motivazioni inconfutabili a sostegno della propria richiesta, in questo caso di stabilizzazione. E ancora, formula un’istanza di pronunciamento rapido da parte dell’autorità giudiziaria in quanto esisterebbe, a suo dire, un pregiudizio imminente, leggete bene, imminente e irreparabile.

Ora, ognuno, del fattore-tempo, ha una sua idea. Quella di Verrillo e del suo avvocato è molto interessante, anche se un po’ stravagante. Il ricorso viene infatti presentato nell’Ottobre 2021, cioè a circa un mese di distanza dalla scadenza del contratto del lavoratore di Carinola, quando, di solito, le urgenze ineludibili scattano, in casi come questi, dopo la scadenza del contratto. Per cui, l’imminenza è quanto meno discutibile.

Ma questo è il minimo di fronte all’irruzione contemporanea sulla scena del mago Silvan e dei suoi adepti contemporanei Mago Forrest e Mago Oronzo.

Verrillo, infatti, afferma di essere stato assunto il 29 Ottobre 2020 con contratto a tempo determinato fino al 3 Novembre 2021.

CHE STRANO CONTRATTO, LUNGO UN ANNO E… 5 GIORNI 

Azz, un anno e 5 giorni. E che è mo’ quest’altra Mandrakata, avrebbe detto Gigi Proietti nel mitico film “Febbre da cavallo”? I contratti a tempo determinato durano, infatti, un anno o due anni secchi. Ma un anno e 5 giorni è la prima volta che lo vediamo, e ringraziamo il presidente del CTIL Pasquale di Biasio per averci insegnato che esiste anche quest’altra variabile. Ed è questa la particolarità che differenzia in qualche modo il caso di Verrillo da quello di Esposito, Innocenti e Gagliardo.

Domanda: se si fosse finiti davanti al giudice, cioè se, così come invece era successo con i tre appena citati, il consorzio idrico avesse semplicemente dato seguito a ciò che ha scritto, anche in questo caso, nella sua costituzione e dunque che il consorzio è un “ente pubblico”, resistendo ad ogni tentazione di transazione, di accomodamento, quante sarebbero state, ripetiamo, le possibilità che il tribunale di Santa Maria Capua Vetere accogliesse in toto il ricorso di Carmine Verrillo?

Ve lo diciamo noi: ZERO! Ciò non smentisce l’ipotesi da noi formulata in merito al tentativo di dare una spiegazione al motivo per cui il giudice del lavoro non segnali queste strane situazioni alla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e alla procura presso la corte dei conti, visto che considera il CTIL qualcosa di diverso da un ente pubblico tout court. Le due cose, invece, si tengono insieme. Siamo convinti, infatti, che nel momento in cui il giudice pur avendo una idea più o meno diversa rispetto a quella di chi lo ha preceduto e rispetto a quella esposta dallo stesso consorzio nella sua costituzione, cioè che proprio un ente pubblico pubblico il CTIL non è, avrebbe comunque respinto l’istanza presentata da Verrillo per una serie di motivi.

Il giudice avrebbe fatto, a nostro avviso, spallucce rispetto alle rivendicazioni del lavoratore che, magari, possiamo immaginare, sostiene la fanfaronata di aver svolto, nel periodo di impiego, una funzione diversa per la quale era stato assunto. Sono tante  e tali, in effetti, le carenze delle motivazioni addotte e talmente evidente il giochino della durata del contatto di un anno e 5 giorni che il giudice, pur avendo, così come abbiamo ipotizzato un’idea diversa sulla natura del Consorzio Idrico quale ente pubblico, non avrebbe avallato la richiesta di stabilizzazione, limitandosi, magari, anche lui, semmai con un presupposto diverso da quello utilizzato dalla giudice Pezone, ad assegnare un risarcimento in danaro.

 

IL TRIBUNALE “STRUMENTALIZZATO” DAL CONZORZIO

Da giorni noi ci massacriamo la testa per capire perché questo qui è stato assunto con un contratto molto strano, anomalo, non, come abbiamo già scritto prima, lungo un anno secco, come capita a tutti i comuni mortali, ma di un anno e cinque giorni. Magari la spiegazione risiede in qualche termine legale di 12 mesi, scavallato il quale, può essere applicata una modalità diversa legata ad uno status del lavoratore normativamente differente a quello di chi opera a tempo determinato entro i 12 mesi. Ma anche in questo caso siamo di fronte ad una supercazzola, mascherata da espediente, da colpo di genio, da trovata, da drittata. Infatti, l’idea che abbiamo maturato sulla storia che stiamo raccontando, è che le carte di questi ricorsi e di queste costituzioni del Consorzio idrico vengano elaborate solo per attivare una procedura, solo per coinvolgere e, a questo punto strumentalizzare, il tribunale. Un bieco disegno che tende a consolidare il dato di una partita che, essendo stata chiusa davanti a un giudice, certifica con il timbro della legalità ciò che legale, forse, non è. Perché cosa c’è di legale nel comportamento di un consorzio, a nostro avviso, strapubblico che si costituisce davanti ad  un tribunale rivendicando ed alzando il vessillo della sua identità pubblica, salvo poi, poche settimane dopo a divenire ad un accordo transattivo grazie al quale, il dipendente viene assunto a tempo indeterminato con clamorosa, sguaiata, onestamente impresentabile, smentita di sé stesso, che poi vorremmo sapere da questo avvocato che si presta ogni volta a questa manfrina, anzi pantomima, se nella vita, pur di intascare qualche euro, è giusto anche sputtanare se stessi, svendere la propria professione. Va beh, fiato sprecato. La verità è che, alla fine della giostra, dopo la signora o signorina Costanza Esposito, fedelissima da più di sei anni del consigliere regionale Giovanni Zannini, dopo il Signor Giovanni Innocenti, assessore e fondamento del ribaltone architettato e realizzato dallo Zannini al comune di Aversa, il Signor Gagliardi, avamposto, indovinate di chi, ma naturalmente del consigliere Zannini nella roccaforte di Sessa Aurunca targata Gennaro Oliviero, e infine il Signor Carmine Verrillo da Carinola, il comune dove detta legge il presidente del Consorzio idrico Pasquale di Biasio, sono stato assunti a tempo indeterminato senza aver mai fatto un concorso, in barba al principio costituzionale sancito dall’articolo 97 della nostra Carta.