CORONAVIRUS. A Castel Volturno tutti in casa, ma centinaia di immigrati in Pineta in strada come se niente fosse

12 Marzo 2020 - 17:34

CASTEL VOLTURNO – Esistono zone di questo Paese in cui i controlli e la prevenzione non possono bastare. Questo perché come in tutti gli Stati ci sono porzioni di territori dove i controlli inevitabilmente mancano, latitano e quindi si sviluppa un mondo sotterraneo, nutrito anche di delinquenza che diventa fonte di sostentamento.

Senza ipocrisia e senza retorica va detto che la zona costiera del litorale casertano, nei comune di Castel Volturno collegato alla vicina Giugliano, ha tutti quei requisiti di criticità che possono farle inserire all’interno della categoria delle “zone a rischio”, con migliaia di immigrati clandestini che vivono sul quel limite di povertà e illegalità, spesso sorpassato.

La Pineta, così come Destra Volturno, oppure Ischitella o Pescopagano e possiamo citare anche Villaggio Coppola, sono diventati fortini inespugnabili per lo Stato, impossibili da scardinare perché negli anni si è venuto a creare un sistema di sopravvivenza necessario alle persone che vivono in quelle zone. E non parliamo di pochi nuclei familiari, ma di 15 mila tra uomini, donne e bambini che campano legalmente o tirano a campare, andando a infoltire le maglie del mondo criminale. Praticamente una città. Come unità di misura per il numero di persone, per capirci, potremmo prendere ad esempio l’intero comune di Casagiove.

E allora, se esiste questa zona grigia, se è difficile controllare il rispetto delle leggi in luogo così ampio, la prevenzione e la lotta al contagio da coronavirus diventano proibitive.

Per poter far sì che le misure partorite dai tre decreti del consiglio dei ministri degli scorsi giorni, spiegati alla nazione dal primo ministro Giuseppe Conte praticamente a reti unificate, è necessario che nelle zone più critiche, in quelle che erano “zone rosse” molto prima del covid-19, si metta in azione un piano di controllo più incisivo, attraverso una battitura a tappeto di tutti quei territori che, come Bagnara, Pinetamare o le periferie delle grandi città, vivono in uno stato di degrado reale, figlio di una povertà mista a una micro-macro delinquenza che esiste e che non possiamo far finta di non vedere.